Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Donatella Di Cesare sul Fatto Quotidiano: «Temerarie parole di John Biden, forse uno dei peggiori presidenti americani». Vittorio Macioce sul Giornale: «John Biden parla dalla frontiera dell’Occidente». Nostalgia (canaglia) di Kennedy? Il presidente degli Stati Uniti in carica attualmente continua a chiamarsi Joseph Biden, meglio noto come Joe Biden.

Il coltissimo Mephisto Waltz persevera diabolico su Domenica, inserto culturale del Sole 24 Ore. Stavolta parla della «distruzione dei libretti rossi dei tempi di Mao». Non risulta che sia mai avvenuta la rottamazione del manuale contenente le massime del Grande Timoniere. Casomai erano alcuni suoi lettori a distruggere libri, cose e vite altrui. Fra l’altro, l’operazione vagheggiata da Mephisto Waltz si sarebbe rivelata alquanto improba: Citazioni dalle opere del presidente Mao Zedong, meglio noto come Libretto rosso per il colore della copertina e il piccolo formato, fu stampato in 800 milioni di copie, il che – stando al Guinness world records 1995 – ne fa l’opera più diffusa nella storia dell’umanità dopo la Bibbia (5 miliardi di copie) e il Corano (800 milioni). Mephisto Waltz ci offre anche un saggio delle sue stravaganti cognizioni informatiche: «Al pari della memoria di un computer che, quando viene introdotta un’ulteriore informazione, se è già zeppa, ne caccia fuori a caso un’altra». Non è così. Quando lo spazio sul disco fisso si avvicina all’esaurimento, nulla viene cancellato. Semplicemente Windows rallenta sino a far comparire un messaggio di errore, che invita l’utente a liberare spazio, data l’impossibilità di memorizzare nuovi file. Quantomeno accade così nei pc utilizzati dagli umani. Per quelli in dotazione nelle Malebolge non sapremmo.

Nella pagina che apre la sezione Cultura della Repubblica, Lara Crinò intervista il dissidente cinese Ai Weiwei, «grande nome dell’arte contemporanea». Domanda finale: «Qual’è la lezione che possiamo trarre degli antichi?». Fatevi una cultura.

Lucetta Scaraffia scrive sulla Stampa: «I poveri bambini dispersi dal mercato degli uteri in Ucraina sono le vittime di una distorta idea dei diritti individuali». Ne nasce un dibattito. «Le madri surrogate ucraine non sono vittime, molte di loro raccontano una storia di libertà. La scrittrice Helena Janeczek interviene sul caso della GPA (gestazione per altri)», titola qualche giorno dopo il quotidiano torinese. Janeczek osserva: «Il dramma nasce dunque tanto dalla legge ucraina che consente agli stranieri spostati e eterosessuali il riconoscimento presso le rispettive ambasciate dei bambini nati con la GPA, quanto dal fatto che sia illegale all’estero». Senza volerlo, con un refuso, spostati anziché sposati, ha dato ragione a Scaraffia.

Titolo sotto la testata di Domani: «Contestato in Polonia Salvini, ammiratore di Putin “convertito”». Putin si è convertito? No? Si è convertito Salvini? Allora bisognava scrivere «ammiratore “convertito” di Putin».

Don Marco Pozza, che di mestiere dovrebbe fare il cappellano nel carcere Due Palazzi di Padova ma s’è un fiantìn (un pochino) montato la testa – come dicono in Veneto – da quando ha cominciato a intervistare il Papa su Tv2000 e a dargli del tu, celebra i 9 anni del pontificato bergogliano. Ecco i passi salienti del panegirico su Specchio della Stampa. «Un pontificato, quello di Papa Francesco, che in questi anni ha tessuto assieme la bellezza di una narrazione collettiva con la brutalità di un casting». E poi: «Quel minuto monolocale di Santa Marta nel quale giace una riserva di profezia difficilissima da arginare». E poi: «La verità ama i tempi lunghi per dipanarsi come una matassa». E poi: «Ad ogni starnuto stagionale, gli confezionano il coccodrillo funebre: quanta voglia hanno che muoia! Lui, generale d’armata, rimanda al mittente: “Mai fare i conti senza l’oste, belli miei!”». E poi: «Guaiti, nitriti, ruggiti, muggiti, grugniti: la Chiesa è un gregge variopinto con molte voci». E poi: «Il generale ha semplicemente appeso al Cupolone lo striscione: “Fine dei travestimenti. Viva i lineamenti”». E poi: «Il mare è mosso, agitato, imbroglione: eppure lui si salva. Sarà per il fatto che, se non conosci il mare, non sarà la divisa a salvarti. Soprattutto in giornate in cui il diavolo t’accarezza i capelli». Non lo diciamo a lei, reverendo soldato Pozza, ma alla sua lingua: riposo!

Il Corriere della Sera racconta, da Kharkiv, «seconda città dell’Ucraina e una tra le più martoriate dall’invasione russa», la storia di Alevtina Shernina, 91 anni. «“Provo una rabbia disumana – dice la nuora Natalia – per il fatto che ha iniziato la sua vita a Leningrado sotto l’assedio, morendo di fame, vivendo nel freddo e nella fame, e sta finendo la sua vita in circostanze simili”». Se è morta di fame, ci pare scontato che vivesse nella fame. Meno scontato è che fosse morta nascendo e che ora stia finendo la sua vita di nuovo, segno che era almeno risuscitata.

Secondo Nicola Borzi, che lo scrive sul Fatto Quotidiano, la holding Exor «tra le altre attività controlla Ferrari, Juventus, Louboutin e Gedi, il gruppo editoriale che pubblica RepubblicaLa StampaIl Secolo XIX e un’altra quarantina di testate». Oltre ai tre giornali citati, in realtà Gedi controlla otto quotidiani locali, un trisettimanale e cinque periodici. Totale: 17 testate (erano 18 fino a qualche giorno fa, quando è stato ceduto ad altro editore L’Espresso). Anche volendo aggiungere le quattro radio, si arriverebbe a 21, grosso modo la metà di quanto scritto da Borzi.

Titolo dall’edizione web della Gazzetta dello Sport: «Se Mancini non continua, Cannavaro in pole. Poi Gattuso o De Zerbi. Il capitano del 20006 potrebbe arrivare con Lippi d.t. di tutte le squadre azzurre». Questi credono proprio di essere eterni.

SL

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