LE NORME

Ucraina, per processare Putin bisogna inventare il tribunale che non c’è

ECCIDI E PUNIZIONI – Russia, Usa e Ucraina non riconoscono la Corte internazionale. E Mosca è sempre nel Consiglio di sicurezza

6 APRILE 2022

Non solo gli ucraini e non solo Zelensky. Chi vuole vedere il presidente russo Vladimir Putin sul banco degli imputati di questo conflitto è Joe Biden: “Sono stato criticato per aver detto che Putin è un criminale di guerra. Ora la verità la vedete in quello che è successo a Bucha”. Al mondo sconvolto dalle fosse comuni e dai cadaveri torturati e rinvenuti a nord di Kiev, però, il presidente degli Stati Uniti non ha specificato quale tribunale potrebbe perseguire e condannare il capo di Stato russo: la Corte internazionale dell’Aja, organo arbitrale, ha bisogno del compromesso degli Stati per operare. “Né Russia, né Stati Uniti sono stati contraenti di questa Corte, che non può operare, né ha giurisdizione nei confronti dei capi di governo degli stati che non la riconoscono”, dice Giancarlo Scalese, professore ordinario di Diritto internazionale presso università di Cassino e Lazio meridionale.

Per processare il presidente russo bisogna pensare a organi non ancora esistenti: “Si dovrebbe creare un tribunale ad hoc, ma l’organo che potrebbe procedere a creare un siffatto tribunale non può essere quello delle Nazioni Unite, dove il Consiglio di Sicurezza opera solo con voto favorevole delle cinque potenze permanenti, tra cui c’è la Russia” spiega il professore.

L’Ucraina non è parte contraente della Corte internazionale dell’Aja, ma ne ha accettato la giurisdizione limitatamente sui fatti commessi sul suo territorio: “si tratta di “forum prorogatum”, Kiev assume cioè una posizione difensiva nei confronti della corte per evitare, un domani, di essere perseguita”.

L’idea di un processo a Putin “è uno slogan, una mossa politica più che una strada percorribile – spiega Scalese – È una cosa puramente formale perché è difficile immaginare conseguenze esecutive, una condanna rischierebbe di rimanere lettera morta. Per condannare il capo di Stato dobbiamo immaginare che tutti gli Stati, fatta eccezione della Russia, creino un tribunale speciale per condannare Mosca, al di fuori delle Nazioni Unite. Arrivati a questo punto, puramente formale, siamo costretti a porci un’altra domanda: pur condannando il presidente russo in contumacia, come si eseguirebbe la sentenza? C’è solo un modo: ci dovrebbe essere una rivoluzione nella Federazione e Mosca dovrebbe darci Putin”. Ci troviamo davanti a paradossi e strade impercorribili, dice l’ordinario, come ogni volta che si tenta di “spingere a ragione il funzionamento delle regole contro gli Stati membri permanenti: il meccanismo si intoppa. Le grandi potenze nucleari sono legibus solutus, letteralmente “sciolte dalle leggi”, ovvero godono di privilegi”.

La consuetudine e i precedenti però esistono e hanno fatto la legge e la storia. Giustizia è stata fatta portando sul banco degli imputati i responsabili del conflitto in Sierra Leone, i tribunali speciali hanno condannato crimini commessi in ex Jugoslavia. C’è il processo di Norimberga invocato ieri dal presidente ucraino all’Onu: “Quei tribunali sono stati creati, però, grazie al placet dell’Onu, dove, ripeto, la Russia è membro permanete”.

Dunque, oggi, durante la guerra tra i due Stati ex sovietici, il principale organo per la pace non può operare. L’Assemblea generale ha adottato il 24 marzo scorso la risoluzione sulle “Conseguenze umanitarie dell’aggressione contro l’Ucraina” per chiedere “l’immediata cessazione delle ostilità da parte della Russia”, ma si tratta di soft law: “l’Assemblea non irroga sanzioni, non può ordinare l’intervento di Caschi blu, competenza del Consiglio di Sicurezza, che ha invece potere vincolante. In breve, sia su un processo ai colpevoli sia su azioni volte a mettere fine al conflitto, le Nazioni Unite sono paralizzate”, conclude Scalese.

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