Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 24 aprile
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Un uomo che scrive, in piedi in una stanza spoglia disegnata a colori pastello. Dietro la finestra, una colomba bianca: c’è un augurio di pace nella copertina sul “Diario di guerra” del nuovo numero de L’Espresso. La firma Nora Krug, graphic novelist tedesco-americana di cui da questo numero il nostro giornale pubblica in esclusiva un racconto a due voci: una giornalista ucraina e un artista russo trapiantato nel Paese.
Il diario prosegue all’interno, dove Krug spiega a Sabina Minardi come è nato il progetto. Poche pagine più avanti, L’Espresso pubblica le foto imbarazzanti di Berlusconi e Putin sorridenti a bordo del Moskva, la nave ammiraglia russa appena affondata nel Mar Nero. E finalmente anche gli artisti si schierano apertamente contro la guerra: una Liberazione da invocare mentre si festeggia il 25 aprile, come nota Lirio Abbate nel suo editoriale.
In Ucraina intanto già si lavora per portare in tribunale i responsabili dei crimini di guerra: Lorenzo Tondo ha seguito periti e medici legali che raccolgono dati in vista dei processi mentre una veterana del giornalismo di guerra, Janine di Giovanni, insegna ai reporter come costruire i loro scoop in modo che valgano come prove giudiziarie (di Angiola Codacci-Pisanelli).
Stefania Rossini risponde con freddezza a una lettera che farà discutere: quella di una lettrice che mette sullo stesso piano la sofferenza delle donne ucraine e quella delle italiane che aspettano da Kiev il frutto di una “gestazione per altri”. E mentre si rimpiangono gli anni in cui la collaborazione culturale con i russi era un’abitudine (ne scrive Federica Bianchi), si scopre che da tempo gli amici di Putin depredavano le ricchezze dell’Ucraina (lo rivelano Scilla Alecci, Paolo Biondani e Leo Sisti).
In Cina, stretta fra il ritorno del Covid e l’isolamento diplomatico per l’appoggio alla Russia, il potere di Xi Jinping mostra le prime crepe (ne scrive Simone Pieranni). In Italia intanto Franceschini si prepara con un libro alle prossime elezioni (di Susanna Turco) e in Sicilia le manovre riportano a galla a destra pregiudicati e altri impresentabili (di Antonio Fraschilla). Si torna a parlare della stagione delle stragi con il nuovo saggio di Lirio Abbate, mentre riemerge il sospetto di una bomba a bordo della Moby Prince (di Sara Lucaroni).
Alan David Scifo spiega perché l’attivazione del 5G per i cellulari rischia di cancellare le televisioni libere, mentre Gianfrancesco Turano fa il punto sulla gestione delle centrali idroelettriche. E Lara Cardella invita a meditare sulla parola della settimana: energia.
E l’Espresso chiude con una dissertazione di Wlodek Goldkorn sul significato dei confini, mentre Roberto Andò ricorda lo sguardo dolente di Letizia Battaglia e Sandra Petrignani invita a riscoprire Marguerite Duras.
Marco Tullio Giordana racconta il suo rapporto con la Festa della Liberazione, Brunori Sas parla con Antonia Matarrese del suo ritorno alle radici calabresi, e Maurizio Di Fazio scopre chi era il mago del poker che fu la controfigura di Paul Newman al tavolo da gioco.
E Gloria Riva trova una miniera di buone idee per disegnare la scuola del futuro dando la parola agli studenti delle superiori di tutta Italia: che sono capaci di scoprire spunti e opportunità anche nella dura esperienza della didattica a distanza.