A cura di Lara Crinò – 30 aprile 2022
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Don Winslow e l’epica degli States
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Cosa unisce le famiglie criminali d’America e gli eroi dell’Iliade e dell’Odissea? E perché se si vogliono capire gli Stati Uniti, e quindi il mondo di oggi, si deve tornare alle radici, alla violenza da cui nasce il sogno americano? A rispondere, nell’intervista esclusiva in copertina su Robinson, in edicola oggi con Repubblica e poi tutta la settimana – è lo scrittore Don Winslow. Intervistato da Piero Melati, l’autore della Trilogia del Cartello, che ha raccontato la guerra al narcotraffico, torna con una nuova triade che ha inizio con Città in fiamme, in libreria in questi giorni. Un ritorno a casa per Winslow, che vive in California ma è cresciuto nel New England. Il romanzo infatti è ambientato a Providence e racconta l’epopea delle guerre tra clan, le corruzioni e le fedeltà familiari che hanno forgiato l’America moderna. La saga si apre con una citazione dall’Eneide di Virgilio, perché i protagonisti sono immigrati di origine italiana e irlandese, ma i temi sono quelli dei classici antichi: onore, lealtà, vendetta.
Proseguendo nella lettura incontrerete come sempre le cronache di Emmanuel Carrère dal processo per la strage del Bataclan e lo spazio dedicato all’autore da riscoprire: questa settimana, Piero Scanziani in un ritratto di Maurizio Di Fazio. Poi, spazio alle recensioni: tra gli altri, Natalia Aspesi ha letto per noi il primo romanzo di Irene Graziosi sul mondo dei social network. Potete indirizzare le vostre lettere a robinson@repubblica.it e seguirci sui nostri social: Instagram (@robinson_repubblica) e Twitter (@Robinson_Rep).
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Nello spazio dedicato agli eventi culturali vi proponiamo un testo scritto dall’economista britannico e attivista ambientale Raj Patel, in occasione di Link Festival, la rassegna che Trieste dedica al giornalismo. Patel riflette sul ruolo della pandemia nell’aumentare le diseguaglianze, e spiega perché l’emergenza non è finita: è ora di ricostruire e di cambiare i sistemi sanitari e quelli di welfare, per evitare nuove tragedie globali. Non mancano, come sempre, le segnalazioni degli appuntamenti in programma in tutta Italia.
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Lawrence Carroll, In the sky (2018, part., tela su legno)
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Lawrence Carroll amava l’Italia, l’amava a tal punto da esserci venuto a vivere. Lui, nato in Australia nel 1954, emigrato giovanissimo in America con la famiglia, cresciuto tra Los Angeles e New York, amico degli artisti più importanti del secolo scorso, alla fine aveva voltato le spalle al palcoscenico che forse poteva dargli prima e meglio la fama che la sua arte merita. E aveva voluto ritirarsi proprio qui: una periferia artistica, ma il luogo perfetto per immergersi nella storia della pittura e nella luce mediterranea. Oggi la luce calda del Mezzogiorno che inonda le sale del museo Madre di Napoli crea uno spazio perfetto per mostrare il suo percorso. È la prima grande retrospettiva (a cura di Gianfranco Maraniello, in collaborazione con Lucy Jones Carroll, fino al 5 settembre) dedicata all’artista scomparso nel 2019: 80 opere che includono anche una decina di scatti del tutto inediti. Il racconto della mostra è firmato da Gregorio Botta.
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Libri per ragazze e ragazzi
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La mitica figura dell’unicorno in un antico arazzo
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Sono due interviste da non perdere, quelle che troverete sulle nostre pagine per ragazze e ragazzi. Nella prima il protagonista assoluto è Geronimo Stilton, che per Robinson – e in partnership con la sua testata così amata dai bambini, L’Eco del roditore – dialoga con il superpoliziotto Maurizio Vallone, capo della Direzione Investigativa Antimafia. Tema del colloquio: la legalità spiegata ai bambini, in occasione del trentennale delle stragi Falcone e Borsellino e dell’uscita di un libro “stiltoniano” sul tema. Il secondo personaggio su cui puntiamo questa settimana è la scrittrice inglese A.F. Steadman: il suo nome ancora non è conosciuto, ma lo diventerà tra pochissimo. Il primo capitolo della sua saga fantasy Skandar, centrata sugli unicorni, è stato conteso dagli editori di tutto il mondo, con tanto di anticipo record versato all’autrice. Che qui, faccia a faccia con Ilaria Zaffino, racconta come a cambiarle la vita è stato Harry Potter. Perché i classici non smettono mai di ispirarci.
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A 75 anni, Stefania Sandrelli viene dal Festival de la Comédie di Montecarlo. Sulle nostre pagine, intervistata da Arianna Finos, racconta con ironia una vita nel grande cinema tra aneddoti, film, attori e registi indimenticabili, da Scola a Monicelli, da Gassman a Dustin Hoffman. Con un segreto: ridere, anche sul set, a costo di far arrabbiare chi stava dietro la macchina da presa.
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Una tavola di Guido Guzzelli, ora in Hp (Coconino Press)
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Coconino Press porta in libreria il terzo volume dedicato all’opera di Guido Guzzelli (1927-1992): si intitola Hp e raccoglie i suoi fumetti fantastici. È l’occasione per riscoprire un protagonista del fumetto e del disegno italiano, adorato in Francia e poco considerato da noi. Lo facciamo con Luca Raffaelli, che ci spiega perché, dalla fantascienza al western, Guzzelli ha saputo imprimere il suo stile unico a ogni storia che ha disegnato.
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Luigi Lombardi Vallauri in un disegno di Riccardo Mannelli
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Questa settimana, per Straparlando, Antonio Gnoli ha incontrato Luigi Lombardi Vallauri, studioso del diritto e del pensiero religioso e ne ha ricostruito insieme a lui il percorso: l’influenza dei parenti, gesuiti di vaglia, la scelta degli studi giuridici, la carriera universitaria. Dall’allontanamento dalla Cattolica per eterodossia al salto verso il buddhismo, emerge il ritratto di uno studioso che ha vissuto il suo rapporto con l’Oriente come “una conquista senza calcolo”.
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Nella nuova sfida letteraria ideata da Giorgio Dell’Arti e dedicata ai graphic novel italiani continuano le sorprese. E le eliminazioni dei big, con l’eccezione di un vero beniamino degli amanti dei comics. Nelle ultime pagine di Robinson, il tabellone con i titoli in gara.
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Non meravigliamoci se c’è chi assiste a questa guerra con esaltazione, perfino con ammirazione e tifo sportivo. “Quando un’organizzazione è in funzione, l’idea della moralità dell’azione viene sostituita da quella della bontà del funzionamento”. Lo spiegava negli anni Cinquanta Gunther Anders, uno dei più profondi pensatori dell’era della bomba, in L’uomo è antiquato. La cecità verso l’Apocalisse nucleare, disse, è l’effetto di un’inversione morale: la bomba “non può venire imputata a nessuno”, quindi è al di sopra di ogni giudizio. Fine della colpa nell’era atomica? Al contrario, ammonisce Anders, “Il vero problema della colpa comincia soltanto ora perché soltanto ora sappiamo che cosa significa la bomba. Per quanto innocenti si possa essere stati sinora, ora si diventa colpevoli, se non si aprono gli occhi a coloro che non vedono ancora, se non si fanno rintronare le orecchie a coloro che non capiscono ancora. La colpa non sta nel passato, ma nel presente nel futuro. Non soltanto gli eventuali assassini sono colpevoli, ma anche noi, gli eventuali morituri”.
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