Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

«I numeri parlano chiaro: su sei Premi Nobel Usa per la letteratura, quattro erano alcolisti», rivela il coltissimo Mephisto Waltz nella sua rubrica su Domenica del Sole 24 Ore. Ci spiace per Satanasso, ma i premi Nobel statunitensi per la letteratura sono più del doppio: 13. Eccoli per anno di assegnazione. 1930: Sinclair Lewis; 1936: Eugene O’Neill; 1938: Pearl Sydenstricker Buck; 1948: Thomas Stearns Eliot (poi cittadino britannico); 1949: William Faulkner; 1954: Ernst Hemingway; 1962: John Steinbeck; 1976: Saul Bellow (nato in Canada); 1978: Isaac Bashevis Singer (nato in Polonia); 1987: Iosif Brodskij (nato nell’Urss); 1993: Toni Morrison; 2016: Bob Dylan; 2020: Louise Glück. Entrando nei dettagli, Mephisto Waltz parla del bevitore Hemingway: «A tavola il suo vino era il Valpolicella, ricordo della guerra in Italia». L’informazione appare lacunosa. Hemingway non beveva il vino veronese a tavola, bensì in camera, essendo per lui una sorta di sostituto dell’assenzio prediletto da scrittori e pittori francesi. A raccontarmelo fu Arrigo Cipriani, che glielo serviva nella Locanda di Torcello, dove Hemingway completò la stesura del romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi: «Aveva un posticino tutto suo in un angolo. La tenemmo aperta per lui anche d’inverno. Alle 10 di sera si ritirava in camera per scrivere. Dovevamo fargli trovare sei bottiglie di Valpolicella. Al mattino erano vuote. Una volta che dovette sbronzarsi in sua compagnia, mio padre si rialzò dal letto solo dopo tre giorni». Poi Mephisto Waltz cita l’agente 007: «“Agitate, non mescolate”, mise in bocca lo scrittore Ian Fleming (1908-64) a James Bond, quando ordinava un wodka-martini». Premesso che si scrive vodka e che Martini è un nome proprio, quindi va con la maiuscola, non si capisce perché metta i due verbi al femminile plurale, quando sin dal primo film, Agente 007 – Licenza di uccidere (1962), James Bond il cocktail (maschile) lo ha sempre chiesto «shaken, not stirred» («agitato, non mescolato», nel doppiaggio italiano). Alla fine della rubrica ad alto tasso alcolemico si legge: «Perciò Mephisto alza il calice a Dioniso e a Bacco, “Nunc est bibendum, gaudeamus”, lasciando perdere l’antico adagio “vinum Opus dei, ebrietas Opus diabuli”». A parte che si scrive diaboli e che non si comprende il senso delle iniziali maiuscole per opus, il primo verso citato è di Orazio (Odi, I, 37, 1): «Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus». Il gaudeamus esiste solo nella fervida fantasia del diavoletto. Rimandato a settembre in latino.

Dalla prima pagina del Manifesto: «Taranto. Inaugurato il parco eolico hoffshore». Sperando che non hoffenda l’ambiente.

Da Tuttolibri, supplemento culturale della Stampa: «Antonio Delfini (Modena 1907-1963), nato in una ricca famiglia di proprietari terrieri ma autodidatta». I proprietari terrieri di solito vengono partoriti nelle università?

Style, mensile del Corriere della Sera, esce con la foto dell’attore Alessandro Borghi in copertina e il titolo «Supereroi cercasi». Errore da matita blu. La forma grammaticamente corretta è «Supereroi cercansi». Bastava consultare Si dice o non si dice?, guida all’italiano parlato e scritto, di Aldo Gabrielli (Hoepli Editore), presente proprio sul sito del Corriere: «“Affittasi appartamenti”, “comprasi terreni”, “vendesi locali”… Le forme verbali al singolare stridono malamente con il plurale a cui sono collegate e non hanno alcuna giustificazione grammaticale, cioè sono sbagliate. Chi le usa forse pensa che quel -si finale dia luogo ad un verbo impersonale come in “si dice”, “si vede”, “si pensa”. Quel -si invece non è un pronome indefinito ma la particella che i grammatici chiamano passivante e serve a formare le terze persone, singolari e plurali, del passivo dei verbi. Dunque dobbiamo dire, e scrivere, “affittansi appartamenti” che equivale ad “appartamenti sono affittati”, con il verbo naturalmente al plurale perché concordato con un soggetto plurale. Se l’appartamento fosse uno, diremmo “affittasi appartamento”. Lo stesso per compransivendonsiacquistansi eccetera».

«Il lobbista, il giudice e il critico. “Hanno rubato la mia Venere”», è il titolo di un articolo di Emiliano Fittipaldi, vicedirettore di Domani. «Al centro delle accuse un quadro attribuito al Veronesi», specifica il sottotitolo. In realtà si parla di un dipinto di Paolo Caliari, detto il Veronese, come peraltro riportato nel testo e nella didascalia.

Secondo Il Fatto Quotidiano, Fabrizio Corona «ha evaso i domiciliari per recarsi a casa dell’ex partner, la modella Nina Moric». Evadere (fuggire da un luogo di pena, da una prigione) è un verbo intransitivo: al massimo Corona poteva evadere dai domiciliari. Quando è transitivo, significa sbrigare, eseguire (evadere una pratica di ufficio, evadere la corrispondenza) o evitare di pagare (evadere le tasse). Evitare di pagare gli arresti domiciliari è impossibile: si possono solo scontare.

Nel fare le pulci a Michela Marzano, che sulla Stampa aveva usato un verbo inesistente (demunita) traendolo dal francese démunir, Stefano Lorenzetto incappa in un lapsus calami e inverte la traduzione («privare qualcosa di qualcuno» anziché «privare qualcuno di qualcosa»). Né Anteprima, né Italia Oggi, né Dagospia, che riprendono questa rubrica, se ne accorgono. Test interessante.

Titolo dall’Ansa: «Polizia, giustiziati i 900 civili trovati in regione Kiev». Testo: «Sarebbero stati quasi tutti giustiziati a colpi di pistola i 900 civili trovati nella regione che circonda Kiev». Il verbo giustiziare significa «punire eseguendo una condanna a morte» (Lo Zingarelli 2022). A Kiev gli invasori russi non hanno emesso alcuna condanna a morte, non avendo celebrato alcun processo. Pertanto il verbo adatto doveva essere uccisi o assassinati. Come avvenne a Katyn, alla Lubjanka, nella prigione di Butyrka e ovunque Mosca trovasse oppositori.

Locandina dell’Eco di Bergamo: «Donna spara e uccide il vicino terzo delitto in 10 giorni». Irritabile e recidiva. L’Eco del Far West, più che altro.
SL