*Ultimo tango a Zagarolo* di Vincenzo D’Anna*

Il titolo di questo editoriale è tratto dall’omonimo del film che Franco Franchi e Ciccio Ingrassia interpretarono anni fa, ironizzando sul film di Bernardo Bertolucci “Ultimo tango a Parigi” con Marlon Brando e Maria Schneider. Il titolo si presta particolarmente innanzi alla notizia, battute dalle agenzie di stampa, inerente la celebrazione, nel Comune di Zagarolo, da parte del partito comunista, della festa celebrativa della vittoria sovietica sul nazismo durante la seconda guerra mondiale. La data fissata per l’evento è l’8 maggio, esattamente un giorno prima di quella in cui la Russia festeggia la medesima ricorrenza. Ebbene, sul manifesto affisso per le strade della cittadina alle porte di Roma campeggia una grossa lettera “Zeta”, la stessa insegna che abbiamo potuto notare sulle fiancate dei mezzi militari russi che hanno invaso l’Ucraina. Una volgare provocazione che vale da sostegno, nemmeno tanto celato, all’invasione russa. Ora, non sappiamo chi parteciperà a questa manifestazione ma se Giovannino Guareschi, mitico direttore del giornale satirico “il Candido”, fosse vivo li avrebbe rappresentati senz’altro disegnandoli come trinariciuti, oppure come la banda scalcagnata che assecondava il comunista Peppone, sindaco di Brescello, acerrimo antagonista politico di don Camillo. Tuttavia la questione non è solo ridicola ed anacronistica ma testimonia quel retroterra ideologico marxista che pare non si sia ancora spento del tutto in Italia, pur innanzi alle evidenze della storia del mondo e la sconfitta del comunismo. Dalle ceneri di Carlo Marx ogni tanto riemergono scintille di un’ideologia che credevamo consegnata al passato col suo carico di miserie, drammi umani e privazioni di ogni libertà. Ben oltre la provocazione deve scorgersi un rigurgito pericoloso, un riflesso incondizionato e nostalgico per un passato che non può tornare sulla scena del mondo. Ancor di più conta la mistificazione della storia di quella vicenda liberticida, costellata di morti e di persecuzioni, fatta di sudditanza degli individui al Leviatano statale, di annichilamento di ogni personalità e di ogni ambizione che non fosse al servizio di un collettivismo che omogenizzava coscienze ed intelletti. Il tutto posto al servizio di una nomenclatura inamovibile e spietata. Furono tantissimi coloro i quali idealizzarono quella tipologia di società non conoscendo a fondo i crimini e le menzogne di un regime dittatoriale, immaginando che la forzata uguaglianza degli esiti da dare alla vita di tutti i cittadini potesse costruire la giustizia perfetta. Che in giro ci siano ancora lodatori di quei tempi bui lascia scoraggiati, avviliti come se l’idolatria dello Stato, il rancore sociale, il livellamento delle capacità e dei meriti potessero essere ancora le fondamenta di una società emancipata, il sogno del “sol dell’avvenire”. Eppure quasi tutto è venuto alla luce di quei sistemi inumani, fatti di gulag, processi sommari e fucilazioni di massa di chiunque fosse sospettato di deviazionismo rispetto alla rigorosa applicazione dei dettami comunisti. Ma se Cristo si è fermato ad Eboli, secondo le vicende narrate da Carlo Levi, la Storia dell’umanità prima e della politica poi, si è evidentemente fermata a Zagarolo con le pagine di Storia strappate ed artificiosamente riscritte secondo i canoni dell’obbedienza ideologica marxista. A cosa serve dimostrare che non fu solo l’Armata Rossa a vincere l’ultimo conflitto mondiale, estranea come fu dai campi di battaglia del Pacifico e dell’Europa dell’Ovest (Francia e fronte italiano)? A cosa serve rammentare che quello stesso esercito, al servizio di un dittatore spietato come Stalin, non si creò troppi problemi quando si trattò di allearsi con la Germania di Hitler per spartirsi la Polonia (con il famigerato patto tra Ribbentrop-Molotov)? Che quella stessa armata si macchiò del sangue innocente di migliaia di ufficiali polacchi presi prigionieri e massacrati nella foresta di Katyn? Fu quella stessa Armata ad opprimere nel sangue i moti popolari e libertari in Ungheria e Cecoslovacchia, assoggettando al carro di Mosca i paesi baltici e le nazioni “liberate” a Est. Certo pagò ai nazisti un grande tributo in termini di vite umane e ne va dato loro merito, ma non si comportarono certo meglio dei tedeschi nei paesi da loro occupati con la forza!! Evidentemente questa narrazione veritiera della Storia si sarà fermate alle porte della cittadina romana. Questa è l’era digitale. Chiunque possegga uno smartphone potrà documentarsi sulla verità e sulla conoscenza e chiunque possegga una TV potrà essere reso edotto e documentato, in tempo reale, di quello che sta accadendo nel mondo. Non sappiamo chi celebrerà quella ricorrenza. Sappiamo che suoneranno l’inno sovietico e marceranno intruppati e ciechi. Insomma non sarebbe male neanche un ballo celebrativo sulle note dell’ultimo tango a Zagarolo.

 

*già parlamentare