IL CASO

Quel post al tramonto e tre spari al mattino: ucciso il pm antimafia

L’AGGUATO – Marcelo Pecci, il magistrato ammazzato in Colombia, si era occupato, oltre che di clan, dell’indagine su Ronaldinho. Freddato da due killer durante la sua luna di miele

12 MAGGIO 2022

Il post, pubblicato qui a fianco, ritrae il tipico tramonto di una spiaggia caraibica. Un molo in legno lega il mare alla sabbia bianca sotto le palme. In primo piano Claudia e Marcelo. Il commento è: “L’ultimo tramonto a Barù, però ne avremo altri milioni insieme” seguono due cuoricini fucsia. Barù è un’isola lunga appena 20 chilometri e stretta, davanti a Cartagena de Indias, sulla costa del nord della Colombia. I sicari, se avevano letto i post dei giorni precedenti, sapevano che il magistrato era in Colombia, nella località di Cartagena de Indias e poi nella vicina isola di Barù. Soprattutto, dalla sera del 9 maggio, sapevano che avrebbero avuto poche ore perché il pm paraguaiano era in partenza.

Il Paraguay è uno Stato dove la criminalità organizzata spadroneggia e sono abbastanza frequenti omicidi di politici e giornalisti. La giornalista sapeva che il marito era stato protagonista di indagini delicatissime come “A Ultranza PY”, considerata la più grande operazione antidroga della storia del Paese ma non poteva immaginare che il senso del suo post sull’ultimo tramonto sarebbe cambiato la mattina dopo: il 10 maggio alle ore 10 e 30, mentre il procuratore Pecci stava per fare il suo ultimo bagno, una moto d’acqua si è avvicinata alla riva chiudendo la sua vita nel momento più bello. Nel post precedente c’era la foto di un bacio dei neo-sposi sulla spiaggia e in primo piano due scarpine rosse per annunciare la nascita “di una vita che si avvicina”.

Pecci e Aguilar si sentivano tranquilli a 8 mila chilometri di distanza da Asuncion dove Pecci lottava contro il crimine locale. Eppure non son bastati a fermare i sicari che li hanno raggiunti.

Le foto su Instagram hanno commosso la comunità social. Tra decine di migliaia di commenti non è mancato qualche post senza rispetto del dolore: “Se hai un marito che si dedica alla lotta alla mafia non vedo perché caricare una foto dicendo dove sei”, ha scritto Santiago2311sanchez.

La polizia colombiana ha pubblicato due foto di un sospetto con un cappello di paglia che copre in parte il viso offrendo l’equivalente di circa 460 mila euro a chiunque offra informazioni. Claudia Aguilar ha raccontato al quotidiano colombiano El Tiempo quel che ha visto: “Non avevamo ricevuto minacce. La mattina era calma e abbiamo deciso di andare in spiaggia dopo la colazione. Due uomini hanno attaccato Marcelo da una moto d’acqua o una piccola imbarcazione, non ho visto bene. Uno dei due si è abbassato e ha sparato senza dire una parola. Un colpo ha colpito Marcelo in faccia e uno sulla spalla. Si è accasciato sulla spiaggia, mi hanno aiutata i vicini di spiaggia ma Marcelo era morto”. La conduttrice, vincitrice del premio Paranà come miglior conduttrice tv del Paraguay, il 30 aprile si era sposata ad Asuncion e sui social aveva postato un bel video con tanto di arrivo in auto d’epoca, scambio delle fedi e drone che plana sulla cattedrale. Il commento al video è: “La vita ti ha regalato l’uomo che meriti (…)Insieme tutto sarà possibile”, firmato Claudia e Marcelo. Marcelo Pecci era anche lui molto famoso. Il magistrato si era occupato dell’indagine che aveva portato all’arresto del calciatore Ronaldinho, accusato di ingresso in Paraguay con falsi documenti nel 2020. Il fuoriclasse brasiliano che ha militato nel Barcellona e nel Milan, rimase detenuto per 171 giorni.Pecci non postava foto su Instagram ma preferiva Twitter. Sul suo profilo l’ultimo post riguarda la stretta di mano tra i procuratori generali del Paraguay e della Colombia: “L’incontro è finalizzato a creare un’alleanza in merito alla lotta contro il crimine organizzato”. Quello era il lavoro di Pecci: “Magistrato specializzato nella lotta contro il crimine organizzato, il narcotraffico e il riciclaggio di denaro” si legge nel suo profilo prima della sua squadra di calcio preferita “Club Guaraní”. Cinque mesi fa Pecci aveva postato un’altra foto. C’era lui e di spalle un funzionario italiano: “Ho incontrato a Buenos Aires l’addetto della polizia italiana. Abbiamo ratificato azioni congiunte con la Procura, in qualità di direttore esclusivo delle indagini penali in Paraguay in merito alla presenza della mafia italiana in genere e della ’ndrangheta in particolare”. Il ministro della Giustizia paraguayano Cecilia Pérez quel giorno aveva lanciato l’allarme: “Siamo preoccupati, c’è il sospetto della presenza della mafia italiana, in collaborazione con il PCC (il Primeiro Comando da Capital, potente organizzazione terroristico-mafiosa creata nei penitenziari brasiliani e ora dominante negli Stati di São Paulo, Mato Grosso do Sul e Paraná, ndr) al confine, dove il Brasile sta lavorando attivamente”.

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