# 38 giovedi 2 Giugno 2022 – a cura di Angelica Russomando, Ilaria Saltarelli e Marco Costantini
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Negare l’informazione sui referendum significa anche tradire il messaggio di Pannella
Solo con grande ritardo si è cominciato a dare un minimo di visibilità alla consultazione del 12 giugno. Fa paura avvicinare gli elettori a una questione come la giustizia, decisiva per la democrazia….
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“Contro il giustizialismo 5 sì. Pentito del cappio leghista”
«Lo sa che da quel giorno, sette anni fa, io mi sveglio tutte le mattine alle 4.35 precise e non mi riaddormento più? È come se da allora il mio orologio biologico fosse andato in tilt. A dimostrazione di quanto il sistema giudiziario possa incidere sulla vita, la psiche e il corpo della persone».
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«Ho visto troppi innocenti in carcere Per questo dico: votiamo sì ai 5 referendum sulla giustizia…»
“Tutti quelli che fanno politica conoscono la mia storia li e la cosa che mi ha colpito di più è che c’è una distanza piuttosto profonda tra giudizio privato ed esposizione pubblica. Quasi come se fosse necessario apparire diversi da come si è per rispondere ad una qualche regola”
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Referendum, Cassese: “I miei cinque sì per sbloccare una crisi causata anche dai magistrati”
Il giurista ed ex giudice costituzionale: “Il voto non è lo strumento più adatto ma può sollecitare un Parlamento che non riesce a decidere”. Al professor Sabino Cassese, eminente giurista ed ex giudice costituzionale, si addice il ruolo del fustigatore.
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Il sì di Gori ai referendum sulla giustizia
Il suo Pd è per il no. Ma il sindaco di Bergamo ci spiega perché i quesiti referendari vanno sostenuti
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Carlo Nordio: «Sì al referendum. Troppo facile la cella preventiva»
L’ex magistrato: «Processi lenti, eccesso di carcere preventivo, intercettazioni invasive, Csm in mano alle correnti. Il referendum comincerà a correggere i guai della giustizia»
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II giurista Guzzetta «Ecco perché servono cinque Si al referendum»
«Uno degli argomenti utilizzati dai sostenitori del “No” è che i quesiti sono troppo complessi per gli elettori. Una concezione aristocratica, contraria all’idea della democrazia. Cosa facciamo, allora, limitiamo il diritto di voto ai saggi?».
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