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Oggi l’Italia festeggia l’anniversario del referendum del 2 giugno 1946 sulla forma istituzionale dello Stato che, con il voto popolare, portò alla nascita della Repubblica. Come spesso è avvenuto nel Belpaese anche in quel frangente ci fu un aperta divaricazione tra l’espressione di voto tra Nord e Sud. Nel mezzogiorno, infatti, la maggioranza fu netta per la riconferma della monarchia e il mantenimento sul trono di Umberto II di Savoia che era subentrato, da pochi mesi, al padre Vittorio Emanuele III. Il vecchio re si era dato un volontario esilio in Egitto, ben sapendo che la sconfitta nella seconda guerra mondiale, l’acquiescenza alla dittatura fascista e l’ignominiosa fuga a Pescara, dopo l’armistizio con gli Anglo Americani, lo aveva reso inviso a buona parte della popolazione. Quello che fu il “Re Imperatore” sotto Mussolini, finì tristemente i suoi giorni lontano dalla patria, sostituito del figlio Umberto, aitante e regale nel portamento e ben voluto dai monarchici. Tuttavia il “Principe di Piemonte” rimase molto poco sul trono: il breve intervallo, appunto, intercorso tra l’abdicazione del padre e l’esito del Referendum. tanto da meritarsi il titolo di “Re di Maggio”. Poi, dopo il risultato delle urne, anche lui subì l’esilio (se ne andò in Portogallo). Al Settentrione, dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 con gli alleati (che risalivano la Penisola), la lotta fu dura e sanguinosa, anche per le rabbiose rappresaglie messe in atto dai tedeschi che si sentivano “traditi” dall’infido alleato italiano spalleggiati, in questo, dal fantasma di Mussolini, rispolverato nello stato fantoccio della Repubblica di Salò. Molto sangue fu versato sia dai partigiani che dai tanti, troppi cittadini, schiacciati sotto il tallone della Gestapo e dalle insidie di una guerra che, via via, si spostava verso la Pianura Padana. Un clima che aveva alimentato maggiori rancori verso i sovrani sabaudi. Fu per questo, quindi, che soprattutto al Nord la scelta repubblicana raccolse la maggioranza dei consensi. In ogni caso il divario tra monarchici e repubblicani fu abbastanza stretto per accendere polemiche e sospetti su eventuali brogli stante anche la sbrigativa proclamazione dell’esito dello spoglio e l’insediamento di un governo di unità nazionale guidato da Alcide De Gasperi. Negli anni a venire liste monarchiche furono presentate nel corso delle elezioni politiche e diversi parlamentari furono eletti sotto il simbolo di “Stella e Corona”, l’emblema del partito del re, nel mentre, a Cascais, ove l’ex Re Umberto trascorreva il suo esilio dorato, continuavano le processioni delle associazioni monarchiche spesso volutamente confuse dai partiti di sinistra con i nostalgici del Fascismo. Questa in rapida sintesi i fatti consegnati alla Storia. Oggi a tre quarti di secolo da quelle vicende, cosa rimane di quell’ideale repubblicano che i partiti politici dell’epoca vollero sostenere? Possono considerarsi esaurite le scelte di libertà e di democrazia che connotarono, come corollari, quella stagione di riforma? Insomma: il regime repubblicano al posto di quello monarchico, più aulico e super partes rispetto alle eterne controversie della politica, ha migliorato o no il governo della nazione? Ancora. Un monarca costituzionale, come quelli inglesi e svedesi, interpreti autorevoli ed autonomi dalle passioni e dagli interessi delle parti e dei partiti, alla luce degli eventi storici politici ed economici che hanno caratterizzato la nostra storia, avrebbe saputo fare meglio di un Presidente della Repubblica? Sono interrogativi che oggi, chiusa la fase delle antiche polemiche e quella delle controversie di principio, possiamo serenamente riproporre. Se quella scelta per la Repubblica non fosse stata ritenuta irreversibile ed inamovibile, a ripetere quel referendum, quali sarebbero, oggi, gli esiti del voto popolare? Con un garante senza condizionamenti, il popolo italiano si riavvicinerebbe all’idea di uno Stato benigno e più giusto e la gente alla partecipazione politica? Siamo ormai giunti alla terza repubblica e le cose sono quelle che sono: piuttosto mediocri. Ipotizzare una seconda monarchia è possibile ed auspicabile? Credo che celebrare la Repubblica sia un adempimento più che un convinto e felice convincimento. Ai fori imperiali potrebbe essere giunta l’ora di far sfilare anche una nuova idea della forma di Stato. Speriamolo.

 

*già parlamentare