Giuseppe Catozzella firma sulla Stampa un editoriale in cui scrive perchè e sè con gli accenti gravi anziché acuti. E verso la fine si esprime così: «Tiziana Fausti, Briatore, Al Bano, gli chef eccetera, hanno capito che non è in gioco soltanto la loro, di realizzazione del sogno personale, ma anche quella dei ragazzi o degli adulti che si presentano loro con in cv in mano?». Ci pare che il tutto, inclusa la virgola tra i soggetti e il predicato verbale, sia degno di uno scrittore che ha vinto il premio Strega Giovani. Errori di gioventù, appunto.
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Dalla prima pagina del Corriere della Sera: «Johnny Depp ha vinto la causa contro l’ex moglie Amber Heard, condannata per diffamazione. E dovrà pagare 10 milioni di dollari all’attore per un editoriale del 2018». Quindi Depp dovrà pagare 10 milioni di dollari a sé stesso? Nella sfortuna, molto fortunato.
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Leonardo Coen, giornalista di 73 anni che partecipò alla fondazione della Repubblica (non un pivello, dunque), racconta sul Fatto Quotidiano: «Per Flora, La Settimana Enigmistica, “la rivista che vanta innumerevoli imitazioni” (sino a 205, si leggeva sopra la testata, poi il numero fu sostituito da “innumerevoli”), era un rito semantico insostituibile». Sbagliato. La frase storica era «Il giornale che vanta ben 205 tentativi d’imitazione!», con tanto di punto esclamativo, in seguito sostituita da «La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione!», sempre con la parola tentativi, però.
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Titolo dall’Ansa: «Morto Boris Pahor, nel 2013 aveva compiuto 100 anni». Interessante. Ma a noi pare che la notizia fosse un’altra: è morto a 108 anni.
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Onde evitare ai lettori esausti la fatica finale di spremersi le meningi, La Repubblica è uscita con il cruciverba dell’ottimo Stefano Bartezzaghi già compilato, anziché con le caselle in bianco. Al 20 orizzontale compariva la definizione «svaporati». Rende l’idea.
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In prima pagina, a corredo di un articolo di Paolo Guzzanti sul vertice di Pratica di Mare del 2002 («Vent’anni fa quell’occasione che poteva cambiare il mondo»), Il Giornale pubblica una foto in cui l’allora premier Silvio Berlusconi suggella la stretta di mano fra George W. Bush e Vladimir Putin. Per rendere più giovanile l’ex presidente del Consiglio italiano, con Photoshop è stata rinfoltita di capelli la sua calotta cranica, creando un esilarante effetto Topolino al centro della fronte. Il patetico ritocco contrasta con la foto del vertice, tuttora visibile sul web, con cui lo stesso Giornale illustrò un servizio di Gian Maria De Francesco («Così il Cavaliere a Pratica di Mare mise d’accordo Stati Uniti e Russia») il 15 aprile 2018.
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Apprendiamo da Specchio della Stampa che Sonny Colbrelli, ciclista vincitore alla Parigi-Roubaix del 2021, è «nato a Desenza del Garda», località rimasta priva dell’(a)no.
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«Memento Moro: il “Cristo” risorto da Bellocchio», titola Il Fatto Quotidiano. Parrebbe di capire che il regista ha fatto risorgere una sorta di Cristo. Ma risorgere è un verbo intransitivo, quindi l’azione riguarda solo chi torna in vita, non può essere esercitata su un’altra persona. Nel testo, poi, Federico Pontiggia afferma che il cadavere di Aldo Moro fu «abbandonato in una Renault 4 nel centro di Roma, a metà strada tra la sede della Dc e quella del Pci». Indicazione imprecisa. L’auto su cui venne rinvenuta la salma dello statista era stata parcheggiata all’altezza del civico numero 9 di via Caetani, seconda traversa a destra di via delle Botteghe Oscure, andando da largo Arenula verso piazza Venezia, quindi in una posizione arretrata rispetto alle sedi del Pci e della Dc. Il Bottegone (sede del Pci) distava 110 metri a piedi da Palazzo Cenci Bolognetti (sede della Dc) di piazza del Gesù. E quest’ultima ne distava più del doppio, 270, da via Caetani 9 (350 metri percorrendo via d’Aracoeli). Ergo, non poteva essere «a metà strada».
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Titolo da Verità & Affari: «Pnrr. Asili nido, assegnati 2,4 mld senza strategia / Gli ultimi 70 mln vanno dati a chi servono davvero». Il pronome relativo chi significa «colui il quale», non «colui al quale». Pertanto la frase corretta doveva essere «vanno dati a quelli cui servono davvero».
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Un sommario del Fatto Quotidiano, a corredo di un articolo di Pino Corrias, ricorda che Licia Ronzulli, nota anche come la badante di Silvio Berlusconi, «da fisioterapista massaggiò il volto tumefatto da statuetta del capo». Quindi l’aggressore Massimo Tartaglia nel 2009 avrebbe ferito il leader di Forza Italia non con un souvenir del Duomo di Milano bensì con una statuetta raffigurante lo stesso Berlusconi. Prodigi della sintassi.
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Simonluca Pini sul Sole 24 Ore decanta la Mercedes Eqe per la sostenibilità della batteria: «Il materiale attivo ottimizzato è composto da nichel, cobalto e manganese in rapporto 8:1:1. In questo modo la quota di cobalto si riduce a meno del 10 per cento». Impossibile. Se il rapporto è 8:1:1, il cobalto rappresenta il 10 per cento esatto, non «meno del 10 per cento». In altro pezzo, siglato Si. Pi., la sede della Mercedes viene spostata da Sindelfingen a Sindelfinger (reminiscenza di Agente 007 – Missione Goldfinger?), che sarebbe come parlare della Ferrari di Maranella. E si annuncia che la casa tedesca «punta a diventare completamente carbon neutral entro il 2039», benché «il passo successivo sarà vendere entro il 2030 una gamma completamente elettrica», al che viene spontaneo interrogarsi su quale sia il significato che Si. Pi. attribuisce all’aggettivo successivo.
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Attacco di un servizio firmato da Wanda Marra sul Fatto Quotidiano: «“La musica unisce”. La spiega così l’iniziativa Stefano Orlando, responsabile pace della Comunità di Sant’Egidio». Ammazza, che responsabilità! (In realtà Orlando è coordinatore del Movimento giovani per la pace).
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Occhiello dalla Stampa: «L’eurodeputato grillino Giarrusso lascia scintille a distanza tra Conte e Di Maio su guerra e rischio di un nuovo Papeete». Tutto molto chiaro. Un unico dubbio: Giarrusso discenderà da Zeus o da Prometeo?