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Il nuovo numero in edicola e online da domenica 19 giugno: L’Espresso
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Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 19 giugno a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Altro che SuperMario: sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso Draghi è un bagnante con un costume troppo fuori moda per definirlo vintage, rassegnato a buttarsi in un mare sporco e melmoso con il solo sostegno di una ciambella rattoppata. Un anno fa avevamo presentato Draghi come il nuovo Re Sole, definendolo “Re Covery”. Ora la vignetta di Makkox lo inchioda al rango di “RePovery”: tra inflazione che cresce, spread che s’impenna e salari che calano.
Il Paese intanto combatte con salari da fame che colpiscono anche chi lavora in un settore in ripresa come il turismo (lo racconta un’inchiesta di Gloria Riva) e non risparmia i giovani giornalisti (come denuncia in un suo libro Lucio Luca). Anche da Bruxelles arrivano brutte notizie: i soldi scarseggiano per colpa della guerra, scrive Federica Bianchi.
Intanto in Ucraina si apre un nuovo fronte interno: perché con il nemico ancora in casa è già partita la caccia ai collaborazionisti che hanno criminalmente favorito l’avanzata dell’esercito russo (di Lorenzo Tondo). E la guerra, rivela Simone Pieranni, offre un motivo in più per stringere le norme sulle informazioni digitali, con una severità che accomuna Cina e Stati Uniti.
Sul fronte politico, mentre Giorgia Meloni mostra il suo vero volto accanto agli estremisti spagnoli di Vox (ne scrive Massimiliano Panarari) la sinistra assiste sorpresa al successo di Mélenchon in Francia (di Gigi Riva).
E L’Espresso chiude con un colloquio tra Ludmila Ulitskaya e Wlodek Goldkorn su storia e memoria, il programma della Fenice che torna in piazza San Marco (di Francesca De Sanctis) e una rassegna delle migliori fotografe di ieri e di oggi firmata da Angiola Codacci-Pisanelli.
Daniele Bellocchio va nell’ex Zaire per svelare il caso della miniera contesa tra Daesh e superpotenze, Marco Grieco incontra a Pinerolo il prete che apre alla gallassia Lgbt, Alberto Stabile spiega perché la Sicilia ha restituito ad Atene un pezzetto del fregio del Partenone.
Che tristezza pensare che non c’è più Abraham Yehoshua, grande scrittore e costruttore di pace: come consolazione, Goldkorn condivide con i lettori de L’Espresso il privilegio di una lunga, affettuosa amicizia.