1958, Caserta – Tentò di uccidere la moglie e il suo amante a coltellate. Un classico: ritornò in casa perché pioveva e cercando il suo impermeabile   trovò l’uomo nudo sotto il letto di Ferdinando Terlizzi

Alle ore 6:30 del 22 febbraio del 58 il vice brigadiere della pubblica sicurezza in servizio presso la questura di Caserta Cosimo Parrella fu avvertito che nella via San Carlo al civico 23 una donna era stata accoltellata dal proprio marito nella propria abitazione. Portandosi subito sul posto, dai primi accertamenti venne a conoscenza che il macellaio 26enne Giuseppe Santamaria, avendo trovato la moglie Luisa Rispoli, in flagrante adulterio con Vincenzo Viscusi,  con un coltello da macellaio, feriva entrambi gli amanti dandosi poi alla fuga e rendendosi irreperibile.

 Nel contempo i feriti  venivano soccorsi e trasportati l’uno presso il locale ospedale civile l’altro presso la Clinica Sant’Anna per rimanere entrambi ricoverati con prognosi riservata. Alla Rispoli fu riscontrata una ferita all’emitorace destro penetrante in cavità; emorragia acuta e stato di shoc; al Viscusi una ferita lacero contusa penetrante all’ipocondrico destro da arma da punta e taglio, con probabile lesione epatica  ed escoriazioni superficiali sul dorso della mano destra, come rilevasi dai referti medici.

 La Rispoli, non è stato in grado di rendere alcuna dichiarazione mentre il Viscusi, interrogato in merito dal brigadiere Maiorino Marino  dichiarò  che da un paio di mesi a questa parte aveva allacciato amicizia con i coniugi Santamaria-Rispoli ai quali aveva anche fatto dei favori. Durante tale amicizia la Rispoli aveva dimostrato una morbosa simpatia per lui e per due/ tre volte si era congiunto carnalmente con la stessa nella abitazione della donna allorquando il marito – per ragioni del suo lavoro di macellaio – usciva presto la mattina.

Anche questa mattina, aveva raccontato il Viscusi, verso le ore 6:30 approfittando dell’assenza del Santamaria  era entrato in casa sua, a suo dire, per disdire un appuntamento con la di lui moglie che voleva che la accompagnasse da un medico per far visitare una sua bambina. Appena entrato in detta a casa la Rispoli si era alzata dal letto  – ancora in camicia da notte –  andandogli  incontro baciandolo. In quel frattempo era entrato il marito, il quale senza sentire ragioni, sia armato di un grosso coltello da macellaio che aveva in casa e si era  scagliato prima contro sua moglie ferendolo. Egli ha cercato di difendere la Rispoli afferrando per le braccia anche lui. Il Viscuso ha aggiunto che il Santamaria non aveva mai avuto alcun sospetto adulterino.

Alle ore 12, però, accompagnato dal proprio genitore  Giuseppe Santamaria si costituiva in Questura  e tratto in arresto.

La versione del marito tradito  e quella del “drudo” – L’accoltellamento e la  fuga- 

 

Giuseppe Santamaria interrogato quindi in merito ha dichiarato che questa mattina, come di consueto, verso le 5:20 si è alzato e dopo di aver portato il caffè a letto alla moglie (Sic!) ha spento la luce ed è uscito per andare alla macelleria di Antonio de Filippo e preparare la carne per le salsicce. Dopodiché è ritornato a casa per prendere il camice da lavoro dovendosi recare  presso la macelleria di Della Peruta nella piazza Matteotti di Caserta. Giunto a casa,  contro il solito,  ho constatato con sorpresa che la porta di casa era chiusa. Ha bussato e dopo un po’ è stato aperto dalla moglie la quale ha cercato di giustificarsi per aver chiuso la porta perché stava lavandosi. Ciò però, era assurdo in quanto c’era la luce spenta. Comunque, senza dare troppo peso alla cosa ha indossato il camice e stavo per uscire, ma poiché il tempo pioveva stava cercando il suo impermeabile che non era  nell’armadio dove abitualmente lo teneva. Nel frattempo la moglie si è vestita per aiutarlo a cercare detto indumento. Senonchè, abbassandosi per raccogliere il suo berretto che era caduto dell’attaccapanni, ha notato per terra, vicino al letto un impermeabile che non era  il suo. Ha chiesto alla moglie di chi fosse ma lei non ha risposto. Raccolto l’impermeabile ha constato che sotto di esso vi era il vestito grigio a righe che ha riconosciuto per quello che indossava Vincenzo Viscusi. Affacciatosi sotto il letto ho trovato l’uomo che era accovacciati quasi nudo – perché indossava soltanto la maglia –  che gli copriva il corpo fino al torace.

A tale vista, accecato dall’ira a preso un coltello da macellaio chi si trovava quasi a portata di mano sul davanzale di un finestrino e si è scagliato contro il Viscusi. La moglie ha cercava di fermarlo, invocando perdono trattenendolo, ma lui ha prima inferto una coltellata alla moglie, spingendola da parte e poi si è lanciato contro il di lei amante, il quale cercava di difendersi con le mani. Dopo di averlo colpito con una prima coltellata all’addome, il Viscusi è riuscito ad afferrargli  il polso tenendolo stretto  e con l’intervento tempestivo dei vicini di casa, coniugi  Vincenzo BoggiaErminia Rossi è stato disarmato ed il Viscusi –  così com’era vestito ( cioè spogliato –Sic!)  è scappato in casa sua, avendo l’abitazione al primo piano di fronte a quello del Santamaria. Ha aggiunto che subito dopo, ancora in preda alla forte agitazione  è uscito nel cortile ad alta voce a gridato: “Va già accidere…” alludendo alla moglie ed al Viscusi.  Subito dopo ha pregato il vigile notturno Pietro Maiorano del locale istituto “La Vigile”, di avvertire la polizia, limitandosi soltanto a dirgli che aveva litigato con la moglie. Dopodiché si era portato a Maddaloni ove è stato rintracciato del proprio genitore che lo ha accompagnato in Questura.

Ho aggiunto tra l’altro di non aver mai avuto alcun sospetto che la moglie lo tradisse (Sic!)  e mai aveva avuto con la stessa qualche screzio. Soltanto il mattino del 18 del corrente mese, il padre gli aveva riferito che domenica nel pomeriggio, trovatosi  occasionalmente a casa sua, aveva notato che la Rispoli stavo giocando a carte con il Viscusi. Egli quando rincasò ne chiese spiegazioni a sua moglie, la quale con indifferenza avevo detto che “con ciò non aveva fatto nulla di male”, per cui le diede uno schiaffo ingiungendole di non fare più entrare in casa sua il Viscusi in sua assenza.  Ha anche affermato che effettivamente una volta il Viscusi –  che consideravo un (Sic!) reale amico, gli  aveva dato del medicinale per il suo bambino. In ogni modo si è dichiarato pentito di quanto ha fatto e si è riservato il diritto di querelare la moglie ed il Viscusi per la relazione adulterina.

Il vigile Pietro Maiorano ha confermato di essere stato avvertito dal Santamaria di chiamare la polizia, ma di non avergli voluto svelare il motivo. Interrogata e la sorella del Viscusi,  Anna che si è trovata in casa sua quando il fratello è rientrato svestito, ha confermato che effettivamente questi calzava una sola scarpa ed era senza pantaloni indossando soltanto la maglia e si copriva con la mano una ferita che aveva all’addome e che ella ha cercato di tamponare con un pannolino bianco.

Rosa Mastracchio che abita nello stesso stabile ha dichiarato alla polizia che verso le 6:30, mentre era ancora a letto, ho udito del baccano e mentre si accingeva a vestirsi ha visto entrare in casa sua Luisa Rispoli, la quale ha chiesto aiuto e si è abbattuto il suolo priva di sensi.  Lei ha subito chiamato altra gente e col camion e della ditta di Maria Candalina, la Rispoli è stata trasportata in ospedale. Dopo a saputo dal proprio figlio Vittorio Piantone che egli aveva visto uscire il Viscusi seminudo dell’abitazione dei Santamaria  e fuggire in casa sua. Il bambino (di anni 12) ha confermato la deposizione della madre ed ha sentito quando il Santamaria gridando – in mezzo al cortile – ha detto: ”Taggia accidere… poveri figli miei… poveri figli miei”.

 

Sono stati infine, interrogati i coniugi Vincenzo Boggia  e la moglie Erminia Rossi, i quali hanno la loro abitazione attiguo a quella dei coniugi  Santamaria che è diviso soltanto una porta spalancata. La Rossi ha dichiarato che era sveglia quando ha sentito le grida in caso dei i Santamaria ma pensava che si trattasse di un semplice litigio;  in un primo momento a bussato alla porta della bussola, ingiungendo ad essi di smetterla. Ma persistendo il baccano ha svegliato il marito e poi si è andato a rendere conto di cosa accadesse. Appena varcata la soglia di casa di Santamaria ha notato sul pavimento del sangue, le suppellettili messe a soqquadro, e  Giuseppe Santamaria e la moglie che  lottavano tra di loro e i due bambini caduti a terra che piangevano. Lei si è preoccupata di raccogliere i bambini ed è  uscita fuori gridando aiuto. È intervenuto suo marito il quale è riuscito a sedare la questione.

AVV. LEUCIO FUSCO DIFENSORE DI GIUSEPPE SANTAMARIA

 

La condanna con la concessione delle attenuanti generiche per le 30 coltellate ai due amanti – ad 1 anno di reclusione.

 Il Boggia ha confermato la dichiarazione  della moglie ed ha precisato che quando è entrato in ditta casa ha trovato la Rispoli per terra svenuta con i vestiti intrisi di sangue ed il marito, con un coltello da macellaio nella mano sinistra,  che stava colluttando  con il Viscusi, il quale gli teneva fermo il polso della mano in cui aveva il coltello e ha implorato esso Boggia di aiutarlo.

Quest’ultimo è riuscito a disarmare il Santamaria gettando via il coltello e a dividerli. Il Viscusi, appena liberatosi è scappato nella sua abitazione semi vestito, grondando sangue da una ferita all’addome. Il Santamaria subito dopo Ha ripreso il coltello che trovavasi  sul pavimento ed è uscito in cortile gridando: ”Vaggia accidere…” alludendo alla moglie ed al Viscusi. Il Boggia avvicinatosi nuovamente  gli ha tolto il coltello e l’ha rigettato nella sua abitazione – ove poi è stato trovato e sequestrato dagli agenti – dopo di che ha provveduto ad accompagnare la Rispoli all’ospedale.

È stato accertato inequivocabilmente il Viscusi è stato sorpreso dal Santamaria  in casa sua semivestito e quindi in flagrante adulterio, anche perché soltanto la maglietta canottiera ed una maglia felpata erano intrise di sangue, mentre il pantalone ed altri indumenti – che egli indossava prima di entrare in detta casa –  non presentavano alcuna traccia di sangue o di foratura.

 E anche evidente che il Santamaria –  date le circostanze ed il particolare stato d’animo –  se non fosse stato fermato a tempo dal Boggia, avrebbe ammazzato il Viscusi e forse anche la moglie, come egli stesso ha gridato e pertanto, lo si denuncia per duplice tentato omicidio a causa d’onore e nel contempo è stato associato alle locali carceri. E anche opportuno far presente – chiosava in definitiva il rapporto della Questura che il Santamaria risulta essere un onesto lavoratore, molto affezionato alla famiglia e mai nulla ha fatto mancare alla moglie ed alle loro 3 creature, di cui il primo di 2 anni e 7 mesi; il secondo di 1 anno e 10 mesi e la terza di 7 mesi.

In conclusione  Giuseppe Santamaria, il macellaio, di anni 26 da Caserta,  abitante alla via San Carlo, che  il 22 febbraio del 1958, tentò di uccidere la moglie Luisa Rispoli ( tre figli piccoli) che colse in flagranza adulterio con l’amante Vincenzo Viscusi, che fu  condannato dalla Corte di assise di Santa Maria Capua Vetere ( Presidente, Eduardo Cilento; giudice a latere, Guido Tavassi; giudici popolari: Domenico Malonni, Giuseppa Colla, Almerinda Ferraro, Vitagliano Petrillo, Amleto Guerino, Elio Crocco e Salvatore Gravina: pubblico ministero, Nicola Damiani; ufficiale giudiziario, Giuseppe Girardi e cancelliere Domenico Aniello) – con la concessione delle attenuanti generiche per le 30 coltellate ai due amanti – ad un anno di reclusione. Nel processo furono impegnati gli avvocati: Francesco Lugnano e Leucio Fusco.

Ma se il fatto drammatico e dirompente ebbe dei risvolti giudiziari, del riverbero e delle conseguenze inenarrabili sulla vita dei coniugi,  il disagio più profondo cadde  (come sempre in questi casi) sui poveri bambini. Il 14 marzo del 1958 – la Luisa Rispoli (cacciata da casa e rifugiata presso la madre alla via Tanucci)  fu costretta ad inoltrare una missiva al Questore di Caserta per far interporre “i suoi buoni uffizi” affinché potesse riavere i propri figlioletti.

“Espongo alla S.V. Ill/ma quanto segue – diceva la supplica – a seguito delle note vicende per cui ricevetti da mio marito alcune coltellate al fianco, fui ricoverata all’ospedale civile di Caserta. Dal momento in cui fui portata in ospedale, i miei tre bambini, Enrico di  anni 3, Michele di anni 2 , e Teresa di mesi 7, sono presso i miei suoceri signori Enrico e Teresa Santamaria  in Caserta alla via San Carlo. I miei suoceri a seguito di quanto è successo hanno disdettato la mia abitazione in via San Carlo,  portando presso di loro tutto il mobilio, la macchine per cucire, la biancheria, i vestiti e 20  mila lire in contanti e un po’ di oro. Da un paio di giorni sono stata dimessa dall’ospedale e sono ricoverata presso mia madre: ma mi manca tutto, dalla biancheria ai soldi, e principalmente mi mancano i bambini. Poiché ho urgente bisogno di sistemarmi – per pensare in questo doloroso momento – alla mia famiglia – chiedo alla Signoria Vostra Illustrissima, perché voglia interporre i sui buoni uffici per farmi consegnare i bambini, i vestiti, i mobili e quant’altro di mia proprietà dai suddetti miei suoceri. Ad  evitare un netto rifiuto prego la S.V.  di perorare la mia causa umana e legittima. In fiduciosa attesa porgo deferenti ossequi e ringraziamenti”. Ma la questione ebbe delle conclusioni paradossali. I nonni negarono la consegna dei beni e dei bambini. Il marito tradito minacciò di uccidersi se avessero consegnato i bambini alla moglie ed i piccoli finirono nel tritacarne della pastoie della giustizia civile!