Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Incipit della rubrica Facce di casta di Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Che se non si trovano lavoratori, stagionali e non, la responsabilità sia da attribuire al reddito di cittadinanza o alla pigrizia di giovani schifiltosi e smodatamente esigenti è una teoria che fatica a tenersi in piedi ogni settimana di più». L’avverbio negativo olofrastico (così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase) è soltanto no, quindi si scrive «stagionali e no». Ma sul come si scrive in generale, il discorso, nel caso di Gentili, sarebbe lungo.

Titolino dal Corriere della Sera: «L’incontro nel ’79. Lei aveva 22 anni». Testo: «Gloria Guida è nata a Merano nel 1955». Ah, l’aritmetica!

Titolo dal sito dell’Ansa. Prima riga: «Ergastolo per i fratelli Bianchi». Seconda riga: «Uccisero Willy, applausi in aula». Fecero bene ad ammazzarlo?

Titolo dal Giornale: «Password del marito morto in eredità». Spesso una moglie non sa che farsene di un marito vivo, figuriamoci di un marito morto in eredità.

Nella sua serie I grandi gialli su Specchio, settimanale della Stampa, Gianluigi Nuzzi esordisce così: «Solo lo 0,2% della popolazione presenta un quoziente d’intelligenza tra 40 e 57 punti, livello considerato “gravemente inferiore alla media”. Infatti, in genere, il punteggio è di 100-102; tra 92 e 109, si raccoglie ben il 43,2% degli esaminati». E specifica che, al momento dell’arresto, «Simone Cassandra, classe 1974, fabbro nativo di Bad Windsheim, piccola città di 12mila abitanti in Baviera (Germania), presentava un Q.I. di 4», il che lascia francamente increduli. Ma 158 righe più avanti, ecco il miracolo: Nuzzi parla di «Simone Cassandra, il ragazzo con il quoziente d’intelligenza fermo a 45». Quindi, più che decuplicato. Nel mezzo, trova spazio la seguente informazione: «Il Tribunale stabilì per Cassandra la seminfermità mentale con una condanna a dieci di ospedale psichiatrico-giudiziario e poi il carcere». Dopo il bob a quattro, il tiro a sei, il calcio a otto, ecco la condanna a dieci.

Gianluca Roselli si occupa sul Fatto Quotidiano del valzer dei corrispondenti nelle sedi Rai: «Sergio Paini, diretto a Istanbul, al posto di Lucia Goracci, ma su di lei torneremo più avanti». Roba da Me too.

Didascalia del Corriere della Sera a corredo di una foto del Po in secca: «Il fiume vicino Parma». Premesso che la locuzione preposizionale corretta è vicino a, vicino mica tanto: dal centro storico alla foce del torrente Parma, il punto più prossimo al Po, sono 30 minuti di auto, più di 20 chilometri.

Titolo da Verità & Affari: «Generali. Sironi cerca un nome condiviso ma Caltagirone al suo posto vuole Cirinnà». Nel testo, G.P. cita per ben sei volte un tale Cirinnà. Ma il manager indicato da Francesco Gaetano Caltagirone è Luciano Cirinà, con una sola n.

Sulla Stampa, Francesco Grignetti intervista Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. Prima domanda: «Di quella stagione gli è rimasta appiccicata essenzialmente la frase “Giuseppe Conte è il punto di riferimento dei progressisti”». Gli significa a lui, ma, se lo sta intervistando, si presume che Grignetti si rivolga a Zingaretti dandogli del lei, quindi «le è rimasta appiccicata». L’ex segretario del Pd afferma fra l’altro: «Ci vuole una proposta politica che ri-sol-ve i problemi degli italiani». Se la divisione sillabica aveva lo scopo di rendere stentorea la risposta, l’obiettivo non è stato centrato. Infatti serviva il congiuntivo ri-sol-va. L’indicativo non esprime il desiderio: non esiste l’ottativo in italiano.

Memorabile editoriale del direttore Andrea Monda sulla prima pagina dell’Osservatore Romano. Occupa 84 righe. Le prime 30 sono di Monda, le restanti 54, pari al 64 per cento dell’articolo, sono tratte dal romanzo Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy. Si suda anche in Vaticano.

Titolo dalla prima pagina dell’Eco di Bergamo: «Cade in una scarpata in vacanza alle Egadi». Anche le scarpate hanno diritto alle ferie.

Titolo a tutta pagina sul Fatto Quotidiano: «Macron, una porta in faccia anche dai Les Républicains». Tradotto dal francese, si legge «dai I Repubblicani». Bastava un semplice da.

Da Rai News: «Amalfi al buio: il santo portato in processione alla luce degli smartphone. A causa del black out la statua di Sant’Andrea è stata accompagnata dai telefonini di residenti e turisti. Disagi in tutta l’isola rimasta l’intera notte senza luce». Tutto già previsto da Edoardo Bennato: «Forse è proprio l’isola che non c’è, che non c’è».

Secondo Carlo Marroni, che lo scrive sul Sole 24 Ore, il banchiere Roberto Calvi «muore appeso ad un traliccio per lavori attaccato alla banchina sotto il Blackfriars Bridge, in tasca trovano 7.500 sterline e un passaporto intestato a Gian Lorenzo Calvini». Marroni deve aver fatto confusione con Gian Lorenzo Bernini: era intestato a Gian Roberto Calvini.

Didascalia dal Corriere della Sera: «Cerimonia funebre per Oleg Kytsyn, ieri in piazza Maidan a Kiev: il militare ucraino è stato ucciso in combattimento il 19 giugno nella regione di Kharkiv». Torniamo a ribadire che nella capitale dell’Ucraina non esiste un luogo così denominato. Majdan in ucraino significa «piazza» e la più nota di Kiev si chiama Majdan Nezaležnosti (piazza Indipendenza).

Una pagina pubblicitaria sulla Verità declama la bontà dell’Amaro Anerissimo, ottenuto da «quaranta erbe botaniche selezionate». L’erba è un vegetale e la botanica è la scienza che ha come oggetto lo studio e la classificazione dei vegetali, appunto. Trattasi pertanto di una tautologia, come dire cibi alimentari. Non esistono le erbe animali o minerali.

SL