La debolezza degli altri (di Stelio W. Venceslai)

Presentate le liste dei candidati, termina l’incertezza e cominciano recriminazioni e proteste. Chi è dentro spera di riuscire, chi è fuori teme di aver perso l’occasione della sua vita.

Gli schieramenti importanti sono due, al solito, un copione visto e rivisto. Calenda e Conte strillano, perché si sentono emarginati, ma contano poco. Fra una stellina nascente e una stella morente, il cielo non cambia affatto. Sono ben altri i buchi neri del panorama politico italiano, non certo l’auspicato quarto polo (se ci mettiamo dentro anche Conte). Tutti danno per scontato che il centro-destra vincerà. Sarà, ma i sondaggi sono ingannevoli. Non è detto che sia così. Nessuno, però, si chiede il perché di questo riflusso dell’elettorato verso Fratelli d’Italia, eppure un’analisi sarebbe necessaria.

Perché, in questo momento, la Meloni ha tanto successo, al punto da essere intervistata da alcuni noti columnist stranieri e apparire sulle copertine delle maggiori riviste internazionali? È forse per il fatto d’essere una donna leader, in un Paese tragicamente maschilista? Perché è sulle barricate fin da quando era piccola e faceva la borgatara nelle periferie romane? Perché è stata sempre coerente nella sua opposizione alla sinistra?

Non credo. In realtà, queste sono sciocchezze televisive. La sua forza è la debolezza degli altri, alleati e oppositori.

Non entro nel merito dei suoi programmi, anche se fanno a pugni con quelli dei suoi alleati di coalizione. I programmi sono la facciata, spesso tremolante, di edifici che poi si sgretolano al primo dibattito parlamentare.

Il fatto è che la debolezza dei suoi avversari è troppo manifesta e genera un senso d’incertezza, se non di sfiducia da parte degli elettori. C’è stata un’ubriacatura di diversità con 5Stelle. Volevano cambiare il mondo con l’ingenuità degli ignoranti e, una volta al governo, hanno fatto marcia indietro, praticamente su tutte le loro “idealità”. Alleati della Lega prima e al PD dopo, il loro interesse manifesto era di stare al governo, contribuendo allo sfascio del sistema, non alla sua evoluzione.

Perduto il consenso elettorale, ora si sbranano tra loro, alla ricerca comunque di un posto. È stata una delusione cocente per chi li aveva votati. Quante sono, oggi, le anime del Movimento?

Se poi passiamo ad analizzare il PD, da trent’anni al governo in varie composizioni, il meno che si può dire è che non è stata un’esperienza esaltante. Una girandola di Segretari di partito e di correnti, una diversità profonda di orientamenti politici, un sistema di governo che non si è rinnovato, trascinandosi dietro vecchi schemi e gli stessi slogan di mezzo secolo fa. I progressisti!

Il PD è la nuova DC divisa tra il centro, la sinistra e l’ultrasinistra, fra tendenze liberali ed estremiste, tra chi inneggia alla rivoluzione leninista e strizza l’occhio alla Russia di Putin e chi vagheggia lo scudo americano e si dichiara europeista convinto, chi è per il nucleare e chi sogna le acciaierie alimentate dalle pale eoliche. C’è di tutto, nel Pd, e il contrario di tutto, con tanta supponenza nei confronti degli avversari politici, usando lo stesso linguaggio critico delle vecchie comari davanti a una tazza di the.

Letta non fa una campagna elettorale per vincere, ma per contrastare l’ascesa del centrodestra. È una campagna contro, assurda, che diffama chi non la pensa come lui, ma che non propone nulla. Il rispetto degli avversari politici dovrebbe essere la prima regola di un confronto democratico. Paventare il disastro di un’Italia governata dal centrodestra non fa bene né all’opinione pubblica internazionale né agli investitori esteri. L’Italia governata dal centrosinistra, prima di Draghi, è già stata un disastro. Purtroppo, non è una novità.

Quanto, poi, agli alleati di coalizione della Meloni, che dire?

La Lega, guidata da Salvini, dopo un momento passeggero di gloria, a furia di sciocchezze del suo leader, arranca su percentuali modeste. Che pesce è la Lega? Alleata di tutti, tranne che del PD, con il quale, però, è andata al governo con Draghi. Amica della Russia, falsamente europeista, contraria all’euro, titubante sulla questione ucraina, povera di proposte irrealizzabili, tipo flat tax. Salvini fa la faccia feroce, si atteggia a salvatore della patria, inneggia alla Madonna e si propone come guardiano dei nostri confini. Tutto fa brodo, pur di restare a galla. Ma dov’è la coerenza di una politica?

Non parliamo, poi, di Forza Italia. Un relitto del passato, un occhio a destra e uno a sinistra, filo americano ma amico di Putin, Berlusconi, tinto e ritinto, fa solo tenerezza. Il caimano non c’è più. Si è travestito da vecchio saggio, un Gheddafi circondato da belle donnine e da ossequienti yes men. Non fa politica, forse fa storia, ma con la storia non si vince.

Torniamo al punto: la debolezza degli avversari (e degli alleati) è la forza della Meloni. Che poi da questa possa derivare un governo migliore è tutto da vedere.