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Tutti colpevoli, nessun colpevole. Per il caro energia, e il conseguente drammatico caro bollette, neanche Agatha Christie e il suo Poirot riescono a trovare il killer, o i killer, pur essendo tutti i sospettati chiusi nella classica stanza della verità. L’unica certezza è la vittima, ovvero noi che paghiamo, per il resto anche la foto di Putin in posa anaffettiva non spiega tutto il male che stiamo vivendo. E noi giornalisti, ammettiamolo, siamo troppo presi dalle analisi tecniche, siamo diventati cerebrali, irritanti, senza un centro nella denuncia. Oppure gridiamo sempre alla luna in modo generico, sperando che l’eco susciti un po’ di scalpore, tradotto copie e spettatori. Per fortuna ci sono le storie a riportarci sulla terra, ci sono le persone arrabbiate e impoverite che bruciano le bollette in piazza (e sempre di più lo faranno) o quegli imprenditori che con grande dignità semplicemente, e con amarezza, gettano la spugna. Come la Caroli Hotels in Puglia che di fronte a una bolletta da 500 mila euro ha chiuso e ha messo in cassa integrazione 275 dipendenti. Potremmo citare altre migliaia di casi, ma ci affidiamo alla scorciatoia della retorica, specificamente alla sineddoche, la parte per il tutto. E chi deve capire, capirà. Anche se poi, a peggiorare il caos, non è chiaro chi deve comprendere sul piano istituzionale. Draghi sta per lasciare e ha le sue ragioni se non si danna l’anima e la Meloni non è stata ancora formalmente incaricata e ha le sue ragioni a non volersi addossare tutte le colpe. Tra i due, dicono nelle segrete stanze romane, è in atto un sorta di civile transizione, non ecologica, ma deontologica, ovvero un corretto passaggio di informazioni come dovrebbe avvenire nelle democrazie mature, come richiede un momento così difficile nella vita economica del Paese. Conferme sul dialogo, e sui contenuti del dialogo, ce ne sono poche, in questo paradosso della nostra epoca dove a un eccesso di comunicazione corrisponde spesso una contrazione delle notizie fondate. Così ancora una volta i giornalisti immaginano parlando fra di loro futuri governi troppo tecnici o troppo politici, e poi ancora fantasticano di incontri segreti tra il banchiere e la giovane predestinata come fossero i recuperi pomeridiani della Bocconi. Intanto, con fatalismo inarrestabile, dal 30 settembre le bollette costano il 60% in più. Tutti avevano previsto tutto, tutti sono d’accordo nel fermare quella che abbiamo chiamato una vergogna per famiglie e imprese, tutti sono addolorati, costernati, indignati, ma nessuno sa di preciso che cosa fare. Certo la materia è complessa e strutturalmente sovranazionale, ma in concreto siamo nell’impotenza iniziale dell’articolo, vaghiamo tra una faccia e l’altra dei sospettati senza riuscire a indicare un colpevole credibile e punibile.   Un’anatomia l’abbiamo chiamata, che forse ci potrà dare qualche dato in più per risolvere il giallo e prendercela con chiarezza con uno o molti colpevoli. Da parte mia azzardo qualcosa in più, magari sbaglierò ma poi la cronaca mi darà, a breve, ragione o meno. Le consuete, direi ormai acquisite letture geopolitiche della guerra in Ucraina le porterei in un campo semantico più preciso, la nuova Volontà di potenza mondiale sull’energia e sulle materie prime. In questo scacchiere globale le titubanze dell’Europa sono molto pericolose, con la Germania che va per conto suo, l’Olanda che si arricchisce con la sua borsa del gas con speculazioni legali ma immorali, con Italia e Francia che cercano senza successo per ora soluzioni comunitarie. Così come la Ue aveva trovato una sua identità forte di fronte all’emergenza planetaria del Covid ora rischia una frantumazione di egoismi e ricette parziali che la potrebbero condannare nel tribunale della Storia, anche senza le prove certe di essere l’unico killer.