Ciocche di capelli e fosse comuni* di Vincenzo D’Anna*
Nel mentre il popolo italiano è in “trepida” attesa della squadra di governo che Giorgia Meloni presenterà al Capo dello Stato, nel resto del mondo la malvagità delle dittature continua a mietere vittime innocenti. Evidentemente di questo agli abitanti dello Stivale poco o niente importa, intenti, come sono, a fare fronte al caro bollette. Costoro, infatti, preferiscono sfogliare, tremebondi, la margherita in attesa che i governi della UE riescano a trovare la quadra per porre un tetto al prezzo del gas. Governi, questi ultimi, che scontano il ritardo della mancata unione politica dell’Europa, a oltre mezzo secolo dal trattato di Roma che sancì la nascita della comunità europea per l’acciaio ed il carbone. Il tutto con buona pace delle vecchie rivendicazioni sovraniste e le continue lamentele sulla perdita della autonomia decisionale dei singoli Stati, che veniva lamentata da Fdi e dalla Lega. Un Continente unito politicamente avrebbe già da tempo realizzato un centro unico di acquisto a prezzi economici vantaggiosi presso i vari operatori del settore, una legislazione unica che ben avrebbe potuto dettare condizioni perché la speculazione non lasciasse al freddo ed al buio i ceti sociali meno abbienti. Problemi certo urgenti e di larghissimo interesse sociale,quelli energetici, ma che non dovrebbero distogliere le menti e narcotizzare le coscienze innanzi alle orribili notizie che i tg ci documentano tutte le sere. In Ucraina la controffensiva dell’esercito di Volodymyr Zelenskyj sta riconquistando larghi tratti dei territori occupati dagli invasori Russi, scoprendo ogni giorno luoghi di tortura e fosse comuni. Posti orribili nei quali si rinvengono scatoloni pieni di denti d’oro estirpati alle povere vittime civili, riportandoci ai tempi dei lager nazisti e della Shoah nei campi di sterminio. Intanto nell’Iran, sotto il tallone del regime teocratico degli Ayatollah, una giovane, Mahsa Amini, è stata picchiata e uccisa perché non indossava nel modo corretto l’hijab (dal velo uscivano ciocche di capelli considerate lascive e scandalose dalle ottuse guardie religiose). La ragazza (appena 22enne) è deceduta in seguito alle lesioni subite. A Teheran, capitale dell’antica Persia, è montata la protesta con manifestazioni nel corso delle quali sono stati bruciati i veli imposti dal regime e tagliate ciocche di capelli delle donne come simbolo di ribellione. Gli echi della rivolta si sono estesi nel mondo ed in particolare modo in Francia da sempre sensibile alla problematica dei diritti civili. Tuttavia c’è da dire qualcosa che spiacerà ai protagonisti della protesta, tra i quali non pochi noti artisti ed intellettuali francesi: molti di questi, infatti, ai tempi del governo dello Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, che aveva liberalizzato ed occidentalizzato i costumi di quello Stato, avevano inneggiato al ritorno degli Ayatollah e della guida suprema dei credenti musulmani di fede sciita, Ruhollah Khomeyni, riparato esule in Francia. Era il tempo in cui il fior fiore dei maître a penser per bocca del filosofo Michel Foucault definivano Khomeini ed i teocratici iraniani come figure sante che si battevano contro l’assolutismo tirannico dello Scià. Altri in Italia, dalle colonne dei giornali di sinistra, inneggiavano alla lotta di liberazione che gli Ayatollah avevano compiuto contro il “pupazzo degli Stati Uniti”. Cosa sia successo, in trent’anni, in Iran e quali crimini abbia compiuto, in nome della fede, il governo dei religiosi lo abbiamo visto: ad una monarchia di stampo occidentale si è sostituita una dittatura di stampo fideistico ed arcaico. Lo stesso processo tirannico e medioevale che i mujahidin talebani hanno instaurato in Afghanistan, paese da dove ha preso vita il terrorismo Jihadista che ha insanguinato il mondo con la sua ferocia. Insomma: l’orologio della storia ci riporta indietro ad atrocità che pensavamo cancellate per sempre dalla faccia della terra. Che le bollette debbano calare, che l’economia debba riprendersi, che l’Europa debba unirsi veramente, è un obiettivo politico che va realizzato, senza se e senza ma. Che però questa prima asserzione non possa cancellare l’imperativo di difendere ed armare quanti lottano contro la tirannia e la schiavitù ed altri battersi per evitare la perdita dei territori annessi per mano militare, è altrettanto impellente e necessario per tutto il genere umano. Quanti tra noi mantengono alta la bandiera della libertà e dei diritti umani ponendoli al di sopra dei bisogni primari? Quanti quelli che confondono i valori dell’esistenza con la quotidianità che si nutre di piccole necessità personali e di smisurati egoismi? In sintesi: può esistere un progresso materiale in un mondo che sia insensibile verso i valori alti dell’umanesimo. ??! Se la tirannia e la barbarie ritornano nelle pratiche del mondo è colpa del torpore e del sonno delle nostre coscienze. Una società nella quale tutto ha un prezzo e niente ha un valore, non può che tornare al suo più triste e tragico passato. Al buio ed al freddo morale e materiale.
*già parlamentare
FONTE: