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Mafie tra passato e nuovi fenomeni Focus a Carditello
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Mafie tra passato e nuovi fenomeni Focus a Carditello
La due giorni della «Summer School Ucsi» di giornalismo per analizzare ciò che è stato fatto e nuove strategie in campo
Memoria e futuro, storie e prospettive del fenomeno criminale approfondite sulla scorta delle esperienze del passato e l’analisi dei contorni evolutivi dell’azione delle mafie. Questo il senso dell’evento organizzato dalla scuola di giornalismo investigativo «Summer School Ucsi» di Casal di Principe, nata otto anni fa ed accreditata per la formazione dei giornalisti. Ieri pomeriggio, le prime sessioni su un totale di nove tavoli di confronto, tre focus, trentadue relatori per una «due giorni» di riflessione su temi di grande attualità, nella splendida cornice della reggia di Carditello, nel tenimento del Comune di San Tammaro.I lavori, con la partecipazione degli studenti del liceo classico «Segre» di San Cipriano d’Aversa, si concluderanno nel corso della giornata odierna, ma gli spunti ieri sono stati notevoli, grazie agli interventi dei relatori, scelti tra rappresentanze del mondo delle istituzioni e del giornalismo. Le prime sessioni, moderate dal giornalista Luigi Ferraiuolo, sono state dedicate alla criminalità organizzata e all’evoluzione del fenomeno dell’imprenditoria mafiosa. I magistrati Elena Giordano, presidente di «Agrorinasce», e Pierluigi Picardi, presidente del tribunale di Napoli Nord, hanno evidenziato come «la risposta investigativa e l’azione giudiziaria siano tanto più incisive quanto maggiore è l’impegno della società civile. «Il giornalismo investigativo – ha riferito il vertice del tribunale aversano – deve essere un megafono affinché determinate realtà vengano fuori. Abbiamo bisogno di servizi e occorrono condizioni affinché lo Stato sia forte, efficiente ed efficace. Questo non sta avvenendo. Nei luoghi interessati da episodi di criminalità organizzata, lo Stato non dà risposte adeguate, con le pendenze e l’impossibilità di chiudere i processi in tempi brevi». Hanno suscitato molta curiosità ed interesse anche gli interventi di Carmine Renzulli, procuratore della Repubblica aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, di Marco del Gaudio, sostituto procuratore nazionale presso la Direzione nazionale antimafia, e Antonio Ardituro, sostituto procuratore presso la Procura nazionale antimafia.«La mafia è stata sconfitta, ma lo Stato non ha vinto», è stato ripetuto più volte. Il panorama criminale negli ultimi otto anni, con particolare riferimento ai fenomeni casertani e napoletani, è molto cambiato. «L’opera repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine, con la collaborazione della società civile, ha fatto sì che la stagione dei grossi clan organizzati sia stata contrastata con ottimi risultati», ha riferito Del Gaudio. Con riferimento al Casertano, si è parlato di una «napoletanizzazione» dei delinquenti – perlopiù giovani – che cresciuti in un ambiente criminale, ispirato a modelli partenopei, hanno ripreso attività di piccola estorsione e di spaccio di stupefacenti, con immediato recupero di risorse economiche e l’imposizione di una maggiore presenza sul territorio.«Adesso siamo ad un livello diverso – ha evidenziato Ardituro – in cui l’impresa mafiosa è difficilmente riconoscibile e che non ha bisogno di imporsi perché ha acquisito capitali e competenze che la pone sul mercato in posizione di forza e prevalenza». «Spero che quaranta anni di storia dalla marcia anticamorra di Ottaviano – ha poi evidenziato il caporedattore de Il Mattino Pietro Perone – servano a far riflettere, oltre che a ricostituire un minimo di mobilitazione e di sensibilizzazione sulla criminalità organizzata. Bisogna ritrovare il senso di quell’impegno e non disperderne la memoria». Sono intervenuti anche l’ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino e il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo.