NEMICI

“Non gli devo niente”, “ingrata”: la rissa è iniziata dieci anni fa

GIORGIA CONTRO SILVIO – Da ministra del suo esecutivo a “scissionista”: il rapporto tra la n.1. di FdI e l’ex premier non ha mai funzionato

DI FQ
16 OTTOBRE 2022
Il rapporto tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni non è mai stato idilliaco. Sia umanamente che politicamente. Il leader di Forza Italia ha sempre ritenuto Meloni una sua creatura politica, considerando che l’aveva indicata come ministra della Gioventù nel 2008. Lei dal 2012 in poi – ovvero da quando uscì dal Pdl con Guido Crosetto e Ignazio La Russa per fondare Fratelli d’Italia – si è sempre di più affrancata dal padre nobile del centrodestra. Tant’è che a febbraio, dopo lo scontro sulla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, Meloni era andata in tv, su Retequattro, e aveva spiegato: “Io a Berlusconi nella mia vita non debbo niente”. Parole che avevano fatto infuriare Berlusconi che aveva bandito per qualche giorno gli esponenti di FdI dalle sue televisioni e aveva replicato: “È un’ingrata”.Un rapporto complicato testimoniato dalla faida degli ultimi giorni sulla squadra di governo. Diffidenze e scontri che emergono anche da aneddoti raccontati da Meloni nella sua autobiografia Io sono Giorgia, pubblicata da Rizzoli nel 2021 e di cui riportiamo qui di seguito alcuni stralci.

Irriconoscente. “Poche ore dopo, dal Quirinale, Silvio Berlusconi legge la lista dei ministri del suo quarto governo. C’è anche il mio nome, tra quelli senza portafoglio. Divento così, a trentun anni, il ministro più giovane della storia d’Italia. Molte volte, in questi anni, quando da presidente di un partito alleato ma distinto da quello di Berlusconi ci sono stati momenti di frizione, mi sono sentita dire che ero ‘irriconoscente’ con il Cavaliere che mi aveva fatto ministro. A parte che sono convinta che un buon politico debba essere leale con gli uomini ma ciecamente fedele solo alle proprie idee, le cose non stanno comunque così”.

Antropologicamente diversi. “Quando sono diventata ministro della Gioventù, Berlusconi mi conosceva appena; per lui ero una di An. Ho sempre avuto con il Cavaliere un rapporto franco e leale e ho di lui una grande considerazione, ma la mia storia appartiene a un mondo che lui non ha mai capito davvero. Io, per Berlusconi, sono sempre stata una diversità antropologica difficile da accettare completamente, sia come persona, sia come esponente di una cultura politica altra. Alleati leali ma spesso distanti nel modo di concepire il senso della politica”.

B. e le donne. “Poche ore prima erano uscite delle intercettazioni di telefonate tra aspiranti soubrette e Berlusconi, da cui si intuiva che queste ragazze erano in cerca di raccomandazioni. (…) In quella telefonata con Roncone dissi quello che pensavo e penso, e cioè che le raccomandazioni sono frutto di una società che non premia il merito, che le protagoniste della storia mi facevano tristezza e che il comportamento di Berlusconi, in quel frangente, da donna di destra, proprio non mi era piaciuto. (…) La mattina dopo, all’alba, mi chiamò Ignazio La Russa, capo delegazione di Alleanza Nazionale al governo. Io stavo ancora dormendo, risposi assonnata e sentii lui dire, con la voce ferma: ‘Ma come ti viene in mente? C’è Berlusconi fuori dalla grazia di Dio’. (…) Aprii la porta di casa per prendere il Corriere della Sera e a pagina 5 trovai la mia intervista, con richiamo in prima. Titolo: ‘Questo Silvio non mi piace’. All’alba, Berlusconi aveva chiamato La Russa arrabbiatissimo: ‘La ragazza mi ha già rotto le palle’.”

Cosa vuoi in cambio? “A un certo punto di questo percorso decisi di comunicare personalmente a Berlusconi la nostra decisione (di uscire dal Pdl per fondare Fratelli d’Italia, ndr). Quando glielo dissi, a Palazzo Grazioli, mi rispose con quel suo fare pragmatico da uomo d’affari che ha imparato come tutto, e quasi tutti, abbiano un prezzo. ‘Va bene, ho capito… Allora, dimmi: che cosa vuoi, che cosa vuoi fare?’. ‘Voglio essere fiera di quello che faccio. Lo dico con rispetto, ma davvero non mi sento più a casa’”.

No ai ricatti. “Non sono ricattabile, perché non faccio cose delle quali dovrei vergognarmi e non accetto aiuto da chi potrebbe chiedermi qualcosa in cambio”.