Mediaset, oblio e veline per eclissare i guai di Berlusconi
TELEGIORNALI “POMPIERI” – Mediazione. La tv in campo. Il Tg5 minimizza sul Silvio filorusso e non dice nulla sui foglietti contro Giorgia Meloni. Parola d’ordine: “La destra è unita”
DI LORENZO GIARELLI
20 OTTOBRE 2022
Come si fa a raccontare lo sfascio del centrodestra, sapendo che i propri editori sono parte in causa nel suddetto? Bella rogna per chiunque lavori in Mediaset (ma pure al Giornale), costretto ai salti mortali per annacquare gli scontri tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, sorvolando sui disastri comunicativi del Cavaliere (tra elenchi di insulti e “lettere dolcissime” a Vladimir Putin).
Il tutto mentre l’amministratore delegato dell’azienda, cioè Pier Silvio, è insieme alla sorella Marina e agli altri “uomini Mediaset” tra i più miti consiglieri del padre, favorevole a una riconciliazione con FdI. Visto da fuori, il risultato di un simile rompicapo è un buffo paradosso, se non fosse che di mezzo ci va l’informazione di milioni di persone ogni sera.
Prendiamo l’ultima settimana del Tg5 delle 20, l’edizione più vista del telegiornale. Il 13 ottobre è la giornata della prima rottura tra FI e FdI, con Ignazio La Russa eletto presidente del Senato nonostante i forzisti non partecipino al voto (tranne lo stesso B. e Maria Elisabetta Alberti Casellati). In Aula si è visto un Berlusconi infuriato, ripreso mentre sbatte i pugni sul tavolo di fronte a La Russa e lamenta di essere stato “messo sotto”, prima di sfogarsi con un “vaffa”. Al Tg5 di tutto questo non c’è traccia e ci si concentra solo sui franchi soccorritori delle opposizioni che hanno consentito a La Russa di essere eletto.
Ma lo slalom più complicato arriva la sera successiva, perché nel frattempo tutti i siti hanno pubblicato il contenuto degli appunti che Berlusconi teneva di fronte a sé in Senato: “Il comportamento di Meloni è supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo”. Meloni in serata sbotta: “Non sono ricattabile”, ma il Tg5 buca la notizia e sceglie pure di non dare conto degli insulti di B. all’alleata. Tutto quel che c’è da dire lo dice il servizio di apertura: “Il centrodestra ritrova l’unità per l’elezione del presidente dalla Camera”.
Sono i giorni in cui i figli di Berlusconi provano a ricucire, dunque le esigenze editoriali sono chiare: da un lato è impossibile scontentare Silvio, ma dall’altra non è neanche il caso di attaccare Meloni, visto che l’obiettivo di parte dell’azienda è arrivare a un accordo. E così la sera del 15 ottobre il Tg5 vira da tutt’altra parte, aprendo sugli attacchi del centrosinistra contro Meloni e i nuovi presidenti delle Camere, accusati di essere troppo divisivi: “Volano già botte da orbi tra Meloni e Letta”, si enfatizza nel servizio.
Stesso refrain proposto il 16 ottobre, nonostante il rapporto tra B. e Meloni sia ai minimi. Nei titoli, la giornata è presentata così: “Nuovi attacchi del Pd a Giorgia Meloni e ai presidenti di Camera e Senato. Si rasserena il clima nel centrodestra”. Il servizio dipinge arcobaleni: “Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si vedranno personalmente domani nella sede romana di Fratelli d’Italia”. E poi: “Si rasserena il clima all’interno del centrodestra”.
Il 17 ottobre, cioè lunedì, è il giorno del faccia a faccia tra Berlusconi e Meloni. Va tutt’altro che bene, nel senso che B. si trova di fronte un muro su Mise e Giustizia, ma i due leader decidono per una pace di facciata. Il servizio è trionfante: “Le tensioni appaiono superate. I due leader hanno riallacciato i fili del dialogo”, “nel centrodestra è tornato il sereno”.
E arriviamo a martedì, il giorno in cui Silvio rimette in crisi pubblicamente l’intesa con FdI (“Alla Giustizia va Casellati, Meloni è d’accordo”) e LaPresse diffonde l’audio riservato del discorso di Berlusconi ai deputati di FI, con tanto di dichiarazioni d’amore nei confronti di Putin (“ho riallacciato i rapporti, mi ha inviato 20 bottiglie di Vodka e una lettera dolcissima”). Al Tg5 delle 20 tutto ciò scompare. Il titolo d’apertura è un’impresa acrobatica: “Ore frenetiche nel centrodestra al lavoro sul governo, tra annunci e chiarimenti”. Il lancio descrive un Berlusconi in formissima: “Il presidente di FI non si è sottratto alle domande dei giornalisti, ha parlato della futura squadra di governo, anche se sembra di capire che non tutti i giochi siano fatti, e ha parlato anche di politica estera di Vladimir Putin in particolare”. Senza scontri, però, come fa capire il servizio: “Oggi Berlusconi ha voluto chiarire, rettificare alcune interpretazioni che non riteneva corrette e ha messo diversi puntini sulle i”. Cioè? “Berlusconi puntualizza la sua lista dei ministri, fa i nomi e soprattutto uno di questi fa reagire FdI, ovvero Casellati alla Giustizia”. Si fa en passant un riferimento a Putin, dando però credito alla versione (smentita dall’audio di LaPresse) del partito: “Forza Italia precisa in una nota che si faceva riferimento a episodi del 2008”.
Ieri l’ultima grana, dopo che LaPresse e La7 hanno diffuso un nuovo audio in cui B. incolpa Zelensky della guerra. E persino il Tg5 questa volta s’arrende, pur senza rilanciare l’audio e senza concedere alla notizia l’apertura (riservata invece “all’opposizione spaccata”). A ogni modo, rispetto ai giorni precedenti si parla di “imbarazzo nella maggioranza” per “il nuovo audio” di Berlusconi in cui “sostiene che Zelensky non abbia rispettato gli accordi di Minsk del 2014, provocando la reazione russa”.
Ma se il Tg5 è il caso più vistoso di cosa si muove nell’universo editoriale dei Berlusconi, la testa non è certo sola in trincea. Basti pensare al Tg4, da sempre braccio armato televisivo di FI. È sufficiente qualche citazione dall’ultima settimana per farsi un’idea dell’aria che tira. Il 14 ottobre, giorno degli appunti contro Meloni di Berlusconi, la notizia passa sotto silenzio. Il lunedì, dopo l’incontro tra i leader, si dà conto del fatto che “Berlusconi si è recato per garbo alla sede di Fratelli d’Italia”, ma la cortesia ha dato i suoi frutti vista la “ritrovata distensione tra alleati”. Fino al 18 ottobre, quando il Tg4 celebra “il ruolo inedito di Berlusconi, padre nobile e consigliere di Meloni”, in uno “spirito di coesione del centrodestra unito”.
E Il Giornale? Passata la scorsa settimana a scandalizzarsi per i metodi di Giorgia, da qualche giorno il quotidiano diretto da Augusto Minzolini deve arrangiarsi come può. Dopo l’incontro tra B. e Meloni il titolone in prima dava speranza: “Pace in extremis”, “epilogo già scritto” di una storia che “altrimenti sarebbe stata inspiegabile”. Ieri, dopo le nuove frizioni, largo all’ermetismo e alla diplomazia: “Rebus giustizia”. Ovvero: “Ultime trattative – Berlusconi vuole la Casellati, ma FdI punta su Nordio”. Poi, una riga criptica: “Un caso l’audio rubato al Cav su Putin: ‘Era una storiella’”. E che sarà mai.
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