Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto
Conclusione (a casaccio) della rubrica di Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Si dice che tre indizi facciano una prova: ecco, se non si vuole allarmare i diffidenti, bisognerebbe la prova da fare sarebbe quella di non lasciare indizi a casaccio. Voto: 2». Siamo d’accordo sul voto.
Titolo del servizio di apertura dell’Espresso: «Se decide von der Leyen». Sottotitolo: «La Commissione Ue ha acquisito potere grazie alle emergenze. Ora ha davanti scelte decisive per il futuro dell’Europa. E dell’Italia». Sta’ a vedere che le tocca decidere.
Il coltissimo Mephisto Waltz si occupa, sul supplemento culturale del Sole 24 Ore, della guerra fra Russia e Ucraina: «Al Diavolo pare evidente che entrambi i belligeranti ora cerchino il massimo vantaggio di posizione sul terreno per poi, quando tutto sarà bloccato dal rigore invernale, trattare la pace da una posizione di maggior vantaggio. A meno che la strategia dei russi sia, all’opposto, di ritirare le truppe per evitare il follow-up radioattivo». Povero Devil, come altre volte s’impappina con l’inglese. Il follow-up è l’assistenza fornita ai nuovi assunti in un’azienda per aiutarli e indirizzarli nel loro sforzo iniziale di apprendimento oppure la visita, il test di controllo, il richiamo e simili che si effettuano periodicamente per valutare l’evoluzione di una malattia e la validità della terapia adottata. Qualcosa di ben diverso dal fall-out, la ricaduta sulla superficie terrestre di prodotti radioattivi derivanti da un’esplosione nucleare, da materiale rilasciato da un reattore nucleare in avaria o da pulviscolo atmosferico contaminato radioattivamente.
Marcello Veneziani sulla Verità: «Lo so, è molto difficile che l’appello verrà accolto ma ci provo lo stesso». È diventato una cappa anche il congiuntivo?
«Gianni Gennari, 82 anni, teologo e giornalista, storica firma di Avvenire»: l’ex prete viene presentato così in un’intervista di Riccardo Maccioni, naturalmente su Avvenire, in cui ricorda i 60 anni del Vaticano II, sotto il titolo: «“Ero accanto a Giovanni XXIII quando annunciò il Concilio”» (il che avvenne il 25 gennaio 1959). Ma Avvenire e Gennari, nonostante la materia di stretta pertinenza del quotidiano cattolico, non sono affidabili. Infatti l’intervistato si descrive impropriamente in azione come chierichetto – benché all’epoca avesse quasi 19 anni e fosse seminarista – e nelle sue risposte Angelo Giuseppe Roncalli diventa una volta Giovanni XXII (il secondo Papa, dal 1316 al 1334, del periodo avignonese, ovviamente un francese) e un’altra Giovanni XXIIII (rara grafia per un Papa futuro). Gennari poi promuove Sergio Guerri segretario dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, nonché cardinale già prima del Concilio (1962-1965). Ma Guerri allora era prosegretario dell’Apsa e ne divenne segretario solo nel 1968, mentre fu creato cardinale nel 1969. Nel ricordare poi il famoso «discorso della luna» di Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), Gennari attribuisce al segretario del Pontefice, monsignor Loris Capovilla, questa frase virgolettata: «Santità venga a vedere attraverso le tapparelle» e aggiunge che il Papa «fece tirare su le tapparelle». Che magari saranno esistite solo a casa di Gennari: il Palazzo Apostolico cinquecentesco è dotato invece di enormi persiane, ben visibili anche da piazza San Pietro, non certo delle tapparelle inventate dall’intervistato e citate con meccanica insipienza da Maccioni.
Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nella rubrica Ma mi faccia il piacere: «Libero docente. “Formigoni lascia i domiciliari: insegnerà alle suore straniere” (Corriere della sera, 12.10). Sorella, si lavicchia!». Urge sondaggio: quanti avranno capito la battuta? Può servire un aiutino. Trattasi di citazione presa dal film I soliti ignoti di Mario Monicelli (1958). Il sottufficiale dei carabinieri raggiunge sul terrazzo la banda che sta preparando il colpo e che, per sviare i sospetti, finge di stendere i panni. Chiede: «Eeeh, ragazzi, e che si fa?». Totò (Dante Cruciani) risponde: «Buongiorno, brigadiere! Come vede, si lavicchia!». Ermetismo, malattia infantile dell’umorismo.
Parlando sul Corriere della Sera delle annotazioni carpite dai fotografi a Silvio Berlusconi a Palazzo Madama, durante la seduta in cui Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato, Tommaso Labate scrive: «Gli appunti sui ministri e i ministeri della carpetta aperta in mattinata davanti a Meloni erano già finiti nel grandangolo dei fotografi». A giudicare dai potenti ingrandimenti, semmai erano finiti nel teleobiettivo, come dovrebbe ben sapere un cronista che sta spesso davanti ai grandangolari delle tv.
Antonio Simeoli sulla Stampa si scioglie per l’impresa compiuta a Parigi dal ciclista Filippo Ganna, detto Pippo, campione mondiale nell’inseguimento su pista: «Pippo, quello “un po’ stanchino”, per dirla alla Gamp, parte piano, poi è da leggenda: un missile, composto, potente». Eccone un altro che parla, e scrive, come magna: quello un po’ stanchino era Forrest Gump, interpretato da Tom Hanks nel film di Robert Zemeckis.
Editoriale della sociologa Nadia Urbinati, d’apertura sulla prima pagina di Domani: «Sarebbe al contrario cruciale che, almeno adesso, una comunanza di intenti ci sia». Se poi ci fosse, meglio ancora.
Titolo dalla prima pagina di Avvenire: «Chiesa e figli gay / Via stretta abbraccio largo». Stretta senz’altro.
Titolo d’apertura sulla prima pagina dell’autorevole Financial Times: «Truss quits after 44 days as PM». Titolo d’apertura sulla prima pagina dell’autorevole Wall Street Journal: «U.K.’s Truss Quits After 45 Stormy Days». La famosa precisione anglosassone.
Titolo dal sito del Corriere Adriatico: «Raffica di bici forate sul lungomare: colpa della pianta infestante che ha il potere di aumentare il testosterone». Qualsiasi cosa sia accaduta, si confida nelle pompe.
SL
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