E’ morto in carcere Raffaele Ligato. Anche i boss muoiono. Morto il re della Svizzera della Camorra. I giudici avevano “diagnosticato” che la sua malattia non comportava la morte…sono stati ancora una volta smentiti come quando i pubblici ministeri ipotizzano i teoremi per personaggi perbene definendoli camorristi…
Lutto a Pignataro Maggiore nella famiglia Ligato per la morte del 74enne Raffaele Ligato, negli anni passati «leader» della cosca camorristica dell’agro caleno. Clan che la relazione semestrale della Dia, pubblicata qualche settimana fa, indica come ancora attivo: «nonostante la pressante azione di contrasto giudiziario, svolge ancora un penetrante controllo del territorio».
Raffaele senior si trovava ristretto oramai da tempo nel carcere di Opera a scontare due ergastoli: tra questi, quello riguardante l’omicidio di Franco Imposimato, il fratello del giudice Ferdinando, commesso 39 anni fa a Maddaloni. Ligato è deceduto all’alba di sabato scorso nella quinta divisione Medicina protetta dell’ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano, dov’era stato ricoverato da qualche settimana per problemi renali. Problemi di salute che negli ultimi due anni lo avevano spinto a chiedere al Tribunale di Sorveglianza di Milano un’attenuazione del regime carcerario, sempre respinta dall’autorità giudiziaria. Ligato era indicato come appartenente al clan Lubrano-Nuvoletta, nel quale avrebbe poi assunto un ruolo di primo piano.
Nato a Giugliano in Campania il 25 marzo 1948 era detenuto al regime del 41bis dal 6 aprile 2005. Era stato condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio di Raffaele Abbate e per l’omicidio di Franco Imposimato. Di lui ha parlato molto il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, affiliato al clan dei casalesi, anche lui deceduto a seguito di una caduta misteriosa. A seguito dello scontro fra il gruppo Nuvoletta e quello del Bardellino, Ligato transitò in quest’ultimo e fu nominato capozona.
Quando nel clan dei casalesi scoppiò la guerra tra il gruppo di Antonio Bardellino e quello facente capo a Mario Iovine e Francesco Schiavone «Sandokan», Ligato si schierò con questi ultimi, venendo confermato nel ruolo di capozona. Era ritenuto tra i più fidati killer di Vincenzo Lubrano e Lorenzo Nuvoletta. Prima di essere ristretto al carcere duro, Raffaele Ligato era riuscito ad ottenere gli arresti domiciliari per «gravi problemi di salute». Si presentò su una sedia a rotelle alle udienze del processo Imposimato. Ma dopo la condanna in primo grado all’ergastolo scappò in Germania dove fu catturato qualche anno dopo. Il 2 maggio 1975, a Nocelleto di Carinola, Ligato fu arrestato dopo un lungo periodo di latitanza, sorpreso mentre era nascosto insieme ai boss della ndrangheta calabrese Domenico Tripodi e Ignazio Polimeno. Nel 2003 fu accusato del delitto di Giovanni Mandesi, commesso nel 1990. Il 16 gennaio 2004, giorno dell’emissione della sentenza di condanna all’ergastolo, Ligato evase.
Un anno fa l’ultima risposta negativa da parte del Tribunale di Sorveglianza ad una istanza di Ligato. «Il Tribunale di sorveglianza – scrivevano i giudici di Milano – ha valutato compiutamente lo stato di salute del ricorrente, ha esaminato i contenuti della relazione sanitaria e la descrizione dello stato patologico, ed ha con adeguatezza e logicità di argomentazioni affermato che le patologie segnalate non sono tali da comportare un serio pericolo di vita, che esse sono fronteggiabili in ambito carcerario e che non sono causa, se trattate in stato di detenzione, di sofferenze aggiuntive o eccessive in spregio del diritto di salute e del senso di umanità».
Le esequie pubbliche sono state vietate per disposizione del questore di Caserta, Antonino Messineo. La sua sepoltura avverrà alla sola presenza dei familiari nel cimitero di Pignataro Maggiore, appena la salma sarà liberata dall’istituto di Medicina legale dopo l’autopsia.
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