Sciolta cellula neo-nazi: “Contatti con Azov, ipotesi attentati”. Perquisita libreria di Freda
Le indagini della Digos di Napoli, coordinate dal pm antiterrorismo Antonello Ardituro, hanno inoltre appurato l’esistenza di contatti tra un componente di questo gruppo e i famigerati neonazisti ucraini del battaglione Azov. La conoscenza è avvenuta – si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Federica De Bellis – nel contesto paramilitare ucraino “frequentato sin dal 2017” e durante l’addestramento militare presso l’Esa in Polonia. Spia, secondo il giudice, di una “avanzata e pericolosa radicalizzazione, essendo ormai pronto all’utilizzo di armi ed esplosivi di cui dimostra di essere in possesso”. Il riferimento è a Giampiero Testa, uno degli esponenti dell’Ordine di Hagal, arrestato insieme al presidente Maurizio Ammendola, al vicepresidente Massimo Rinaldi, al promotore Massimiliano Mariano, mentre l’ucraino Anton Radomsky, di Ternopil ma domiciliato col padre a Maddaloni (Caserta) è risultato irreperibile alla cattura, e un sesto indagato, Fabio Colarossi, è stato sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione in polizia.
Per entrare nell’Ordine di Hagal bisognava dichiarare di essere pronti a “morire per la causa” e di “preferire il suicidio alla delazione, anche sotto tortura”. Durante le perquisizioni dei mesi scorsi, gli inquirenti hanno rinvenuto la formula del giuramento di adesione e alcuni file inquietanti. In uno si ascolta Ammendola imitare Mussolini mentre dice “questo è Hagal, questo è il simbolo della tempesta della rivoluzione contro coloro che si sono prodigati da secoli contro la nostra razza”. Il gruppo divulgava anche i discorsi del gerarca nazista Goebbels e di Franco Freda, che sarebbe stato incontrato da Testa nella libreria di Avellino gestita dall’ex terrorista nero, perquisita ieri. Freda non è indagato.