ARRESTATO – De Pau, pregiudicato noto per la lite con Carminati, trovato in casa della sorella (che ha chiamato il 112): sangue sui vestiti

DI G. CAL.

20 NOVEMBRE 2022

“Pronto, sono la sorella di Giandavide De Pau… ho visto al telegiornale delle tre donne ammazzate… credo sia stato lui, è qui a casa mia, aveva vestiti sporchi di sangue, era scosso, mi ha detto di aver fatto delle cose gravi… ora sta dormendo, venite”. Questa telefonata al 112 ha fatto scattare l’operazione della mattina di ieri per assicurare alla giustizia l’autore dei tre femminicidi del rione Prati che stavano terrorizzando la Capitale: la Squadra mobile si è presentata in viale Esperia Sperani, blocchi rettangolari di cemento alla periferia nord di Roma, un non luogo tra zona Ottavia e Primavalle, due passi dal Gra; i poliziotti hanno citofonato, sono entrati in casa e hanno preso l’uomo dopo averlo svegliato. Nessuna resistenza. L’abitazione rimane piantonata dalla polizia.

Non è un serial killer ma, colpo di scena, è un nome noto agli inquirenti e agli appassionati dell’eterno romanzo criminale romano: Giandavide De Pau, 51 anni, ha avuto il suo più grande momento di notorietà nel 2014, dopo gli arresti del “Mondo di mezzo”, grazie alle immagini girate dal Ros dei carabinieri mentre, il 30 aprile 2013, affronta nientepopodimeno che Massimo Carminati: De Pau e “il Samurai” si puntano il dito contro, fuori campo c’è ’o pazzo Michele Senese, di cui De Pau è il tirapiedi. Senese era appena uscito di galera e l’incontro con Carminati, preparato nei minimi dettagli nelle settimane precedenti, finisce male, in una lite, con De Pau che si frappone tra l’ex Nar e il suo capo camorrista, il cui clan domina gli affari loschi del quadrante Est di Roma: Tuscolano, Centocelle, Don Bosco, Cinecittà.

Ma questa è la storia di ieri. La storia di oggi sono Martha Castano Torres, 65 anni, colombiana, uccisa durante un rapporto sessuale e le due ragazze cinesi ancora non identificate, ammazzate nello stesso modo, con una lama, a 850 metri di distanza durante la stessa notte. Violenza commessa nello scenario della Roma bene dei quartieri Delle Vittorie e Prati, a pochi passi dal tribunale di piazzale Clodio e dagli studi tv di Rai e La7: un mondo vissuto durante il giorno da giudici, avvocati, giornalisti, personalità dello spettacolo, medio-alta borghesia, un mondo che nasconde pied-à-terre come quello di via Durazzo dove ha trovato la morte Martha e bordelli clandestini come l’appartamento di via Riboty divenuto scena del crimine. Regina Coeli, il carcere romano in pieno centro, immerso nella movida di Trastevere, è per ora la tappa conclusiva, dopo le ore passate da De Pau in questura. Tra i precedenti del 51enne: un’accusa di violenza sessuale, armi atte a offendere, lesioni personali, violazione di domicilio e ricettazione; è stato ricoverato due volte, nel 2008 e nel 2011, nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino e per problemi psichiatrici risulterebbe in cura farmacologica.

L’interrogatorio è durato sette ore, ma non c’è voluto molto a farlo parlare: “Ricordo tanto sangue. Ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty con delle ragazze cinesi e di avere tamponato la ferita alla gola di una di loro, ma poi ho un black-out e non ricordo più nulla. Ricordo di essere arrivato in macchina in via Riboty, di essere entrato in un appartamento che ricordo essere al piano terra e lì ho lasciato il mio telefono cellulare. Era la prima volta che andavo all’appartamento delle due cinesi, dopo un appuntamento preso per telefono”. E nella casa di via Durazzo? L’assassinio, con le stesse modalità e probabilmente la stessa arma, avvenuto poco prima, di Martha Castano Torres? chiede l’interrogante. Altro colpo di scena: “Non ricordo di essere stato in quella casa, mi contestate due omicidi, quindi non avrebbe senso negarne un terzo. Non ricordo di essere stato in via Durazzo, ho solo vagato per due giorni senza mangiare né dormire”.

In un’ordinanza di arresto di due anni fa, riguardante anche il boss Senese, si leggono queste parole di De Pau, carpite da un’intercettazione, riferite alla sua attività di recupero crediti: “Quando me se cambia la testa, capito? Dopo divento freddo, non mi altero più, io dopo prendo e faccio in modo che la gente muoia, perché muoiono… muoiono di crepacuore, di coso… devono morì, devono pagare… Poi scateno addosso l’inferno perché poi vi faccio vedere… ti faccio vedere una cosa… i morti li ho fatti solo io… non me frega un cazzo”.

Cosa è successo l’altra notte, incalza, ieri, ancora, l’interrogante? “Tanto sangue, di quegli istanti ricordo solo tanto sangue. Ricordo che una donna cubana è arrivata a casa mia e abbiamo consumato della droga, poi il giorno dopo ho preso un appuntamento a via Riboty”.

FONTE:

IL CRIMINOLOGO CARMELO LAVORINO AVEVA TRACCIATO UN PROFILO ESATTO DELL’ASSASSINO PRIMA CHE FOSSE CATTURTATO…