La ricetta di Nordio: “Impunità a chi paga tangenti e collabora”
L’IDEA. “RIDURRE LE LEGGI” – Scarpinato “vogliono fare sconti ai colletti bianchi”
6 DICEMBRE 2022
A24 ore dall’intervento con cui oggi in commissione Giustizia al Senato illustrerà le linee programmatiche del proprio ministero, Carlo Nordio ha anticipato la sua concezione di lotta alla corruzione: “Impunità” per il corruttore che collabora, “delegiferazione rapida e radicale”, dato che le norme in tema di lotta alle tangenti si sono rivelate “inutili e dannose”, anche quelle che hanno inasprito le pene.
Il guardasigilli ha bocciato la politica giudiziaria degli ultimi decenni, compreso lo “spacchettamento” della concussione attuato dall’ex ministra Paola Severino, al convegno organizzato dal ministro degli Esteri Tajani in occasione della giornata internazionale per il contrasto alla corruzione. Nordio declina la sua visione della lotta alle mazzette partendo dall’esperienza di pm che ha indagato sul Mose di Venezia, che ieri ha definito “il più grande episodio di corruzione nazionale” in cui è volato 1 miliardo in bustarelle e sprechi, e nei panni di ministro sostiene che “in questi 25 anni sono state elaborate varie leggi anticorruzione, sono state inasprite pene, ma non è servito a nulla. La conclusione che ho maturato è che è inutile cercare di intimidire il potenziale corrotto: non lo sarà mai dal numero delle leggi e dall’asprezza delle pene, perché sarà sempre convinto di farla franca”. Di qui la sua proposta, il massimo della semplificazione: “L’Italia ha una produzione normativa 10 volte superiore alla media europea” e più ci sono leggi “più vi è confusione nella individuazione delle competenze e delle procedure. Se una persona – spiega –, deve bussare a cento porte per ottenere un provvedimento, aumenta in modo esponenziale la possibilità che una porta resti chiusa, fino a che qualcuno chiederà o imporrà al cittadino di ungere la serratura”. L’abbattimento del numero di norme deve portare anche a “individuare bene le competenze e semplificare le procedure” in modo da “disarmare” il potenziale corruttore perché “se quel provvedimento non sarà emanato in modo corretto si saprà di chi è la colpa e quali procedure sono state violate”.
Il ministro ricorda che la corruzione è un reato che avussione, nel 2012, per diversi addetti ai lavori portò all’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby. “Non deve essere la carcerazione preventiva a indurre la persona a parlare – dice ancora Nordio, sollecitato da Bruno Vespa che modera il dibattito –, altrimenti cadremmo nella barbarie giuridica”. Dunque la via è l’impunità per chi collabora.
Una manifestazione di intenti che appare, però, in contraddizione con quanto bolle in commissione Giustizia del Senato dove con l’accordo del governo, tra oggi e domani dovrebbe passare l’emendamento del capogruppo di FI, Pierantonio Zanettin, che ha chiesto la cancellazione dei reati per corruzione dall’elenco degli ostativi ai benefici carcerari per chi non collabora, come previsto dalla Spazzacorrotti, dell’ex ministro Bonafede, che li ha aggiunti ai reati di mafia e terrorismo. I senatori M5S, con il capogruppo Roberto Scarpinato, denunciano: “Con questi emendamenti trasversali (li hanno presentati anche Terzo Polo e Sinistra-Verdi, ndr) l’accesso ai benefici sarebbe concesso anche per l’associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la P.A. I componenti delle grandi reti corruttive potrebbero accedere ai benefici senza collaborare con la giustizia, senza svelare i complici, senza dimostrare efficacemente di aver interrotto i rapporti criminali”. In cambio del sì alla modifica della Spazzacorrotti, FI oggi rinuncerà all’emendamento sull’inappellabilità del pm contro l’assoluzione, norma che potrebbe far comodo a B., imputato nel Ruby ter: sarà trasformato in un ordine del giorno, come chiesto dal governo. Ma la panchina è solo temporanea.
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