Silvio Berlusconi, da oggi il monaco di Monza, non ci delude mai. Ai suoi giovani soldati del pallone ha promesso “un pullman di troie” (letterale) se riusciranno a piegare le squadre regine della Serie A. Quel che si dice un signore: “Ai premi che vi meriterete, voglio aggiungere uno stimolo in più” ha detto esibendo tutta intera la dentatura candida del cannibale evoluto e promettendo la merce in tacchi a spillo, un tanto al chilogrammo. Il tutto in pieno marasma festoso con finta moglie accanto, una Marta Fascina pudicamente abbottonata, che se ne stava seduta e muta, chissà mai a quali pensieri appesa, mentre la torma dei giovanotti con il testosterone annodato al collo si sganasciava e applaudiva, tutti accaldati, ognuno pensando a quanti gol avrebbero infilato su quel pullman.
“Troie!” ha declamato. Con buona pace delle signore di Forza Italia, rivestite in tailleur adatto alle recite altoborghesi di Montecitorio. Anche loro, come la consorte in vetroresina, faranno finta di nulla, maneggiando per abitudine i consueti cosmetici dell’ipocrisia, per continuare in silenzio a guadagnarsi lo stipendio nel perfetto teatro delle suddite adoranti. Comprensive con il capo. Feroci con chi lo attacca, magistrati o minorenni che siano.
Silvio esibisce quel che è: il milionario di Brianza che misura le donne al palpeggiamento e a prestazione. L’impresario che sceglie personalmente le ballerine e se ne vanta. Il presidente che si fa portare il gregge di ragazzine direttamente a casa per regalarsi “uno stimolo in più”. Lo statista che passa il suo tempo libero in compagnia di Lele Mora e Tarantini, autisti di pullman a tassametro. E infine il vecchio narcisista frustrato che ha passato tutta la vita a ripetere: “Non ho mai pagato una donna in vita mia”, obbligato com’era a pagarle tutte, purché inanimate, poveraccio.