IL DOCUMENTO AL COPASIR

“L’influenza delle lobby arriva al Consiglio Ue”

L’ATTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA – Ingerenza straniera: “Effetti anche sulla politica estera”

17 DICEMBRE 2022

Non solo il Parlamento europeo. Gli sforzi delle lobby sono arrivati più in alto, fino al “Consiglio europeo” attraverso il quale questi gruppi di potere “influenzano la legislazione e la politica estera”. Lo sostiene la “Commissione speciale sulle ingerenze straniere nell’Unione europea, compresa la disinformazione” (Inge1) in un documento del 9 marzo scorso. Atto che è stato acquisito dal Copasir, il comitato parlamentare italiano che vigila sull’operato dei Servizi segreti, che per questo nella sua relazione finale ha parlato anche di influenze nell’Unione europea di alcuni Stati, tra cui il Qatar. Un passaggio che torna di interesse in questi giorni caldi dello scandalo delle euro-mazzette.

Dai carteggi, infatti, emerge come i sospetti di pressioni effettuate da Doha circolassero già da tempo. E la Commissione speciale sulle ingerenze straniere – si scopre ora – non esclude che possano essere arrivati fin dentro gli uffici del Consiglio europeo, l’istituzione che definisce gli orientamenti politici generali e i cui membri sono i capi di Stato e di governo. La Commissione che ha operato fino a marzo scorso (poi ne è stata creata una seconda con l’obiettivo di proseguirne il lavoro) è presieduta da Raphaël Glucksmann, eurodeputato francese del Gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D). Glucksmann è anche vicepresidente della Sottocommissione Ue sui diritti umani della quale fa parte anche Andrea Cozzolino, l’eurodeputato Pd non indagato nel Qatargate, ma ieri sospeso cautelativamente dal suo partito fino alla fine delle indagini, dopo le notizie relative a un presunto incontro con il capo del controspionaggio di Rabat. Circostanze smentite dallo stesso Cozzolino.

Ma torniamo alla Commissione “Inge1”, la cui relazione finale è datata 9 marzo. Qui si parla della tutela dai cyberattacchi, si condanna l’azione russa contro l’Ucraina e, tra le altre cose, si chiede di dare vita a un accordo istituzionale permanente per affrontare l’ingerenza straniera e la disinformazione. Nel documento di 50 pagine, tra le considerazioni iniziali, c’è un passaggio che riletto oggi sembra avere un diverso significato. Scrive la Commissione: “Le strategie di lobbying economiche possono essere combinate con obiettivi di interferenza straniera”; “secondo il rapporto dell’Ocse sull’attività di lobbying nel 21° secolo solo gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada hanno in vigore regole che coprono l’influenza straniera, mentre c’è una grave mancanza di norme giuridicamente vincolanti e di applicazione del registro delle lobby dell’Ue, il che rende praticamente impossibile tracciare il lobbismo proveniente dall’esterno dell’Ue”. Proprio per la mancanza di regole “attualmente – continua il documento – non è possibile monitorare gli sforzi di lobbying negli Stati membri che influenzano la legislazione e la politica estera attraverso il Consiglio europeo”, dunque attraverso l’organo di cui fanno parte i capi di Stato e quelli di governo. Non è specificato come la Commissione sia arrivata a questa conclusione nel corso dei 18 mesi di lavoro, durante i quali sono state tenute oltre 50 audizioni con più di 130 esperti. La relazione poi continua: “Le regole sulle attività di lobbying nell’Ue si concentrano principalmente sul contatto faccia a faccia e non tengono conto dell’intero ecosistema di diversi tipi di lobby che esiste a Bruxelles; invece Paesi come Cina e Russia, ma anche Qatar, Emirati Arabi Uniti e Turchia, hanno investito pesantemente negli sforzi di lobbying a Bruxelles”. In un altro passaggio si parla anche del Marocco, lo Stato dal quale sarebbero partiti uomini di apparati di intelligence alla volta dei deputati Ue. In particolare si fa riferimento al software Pegasus: la Commissione ne condanna “l’uso illecito” da parte di Stati come Marocco, Arabia Saudita, Ungheria, Polonia e Emirati Arabi “contro giornalisti, difensori dei diritti umani e politici”, chiedendo così l’istituzione di un laboratorio che ne controlli l’utilizzo.Questo documento è stato studiato dai membri del Copasir, il comitato parlamentare italiano che il 19 agosto 2022 ha approvato una relazione in cui si parla di disinformazione russa, attacchi cyber e altro. In un passaggio poi è scritto: “Vi sono attori che svolgono una pesante attività di lobbying presso l’Ue, come la Turchia, il Qatar, gli Eau e l’Azerbaigian”. Un passaggio scritto proprio sulla base del documento trasmesso dalla Commissione “Inge1”. Per mesi dunque si sono susseguiti a più livelli sospetti di influenze sul Parlamento europeo. E secondo alcuni eurodeputati, emerge ora, anche sul Consiglio. Alla fine, un’indagine della Procura federale belga ha scoperchiato un vaso di pandora pieno di mazzette in contanti, ora limitata agli uffici del Parlamento Ue.

 

Spie di Francesco Grignetti e Francesca Sforza La Stampa

Un’unica grande conversazione a cielo aperto, la Bruxelles di questi giorni, dove la frase ricorrente è: «Si sapeva che prima o poi qualcosa sarebbe uscito». E chi lo sapeva? «Un po’ tutti». Con le sue 300 missioni diplomatiche, per un totale di circa 26 mila diplomatici registrati, le numerose stanze delle istituzioni europee e della Nato, e oltre 100 organizzazioni internazionali registrate, la capitale belga è un crocevia di spie paragonabile alla Berlino della Guerra Fredda. I primi avvertimenti della sicurezza del servizio esterno europeo risalgono al 2019: tutti i funzionari erano pregati di fare molta attenzione – si consigliava – ogni volta che si esprimevano in un caffè o in un ristorante del centro, e di preferire gli spazi aperti per le conversazioni di lavoro. L’allarme era riferito in particolare alla presenza di agenti cinesi e russi, che secondo fonti diplomatiche tedesche arrivavano a toccare quasi quota 500. Ma come ha detto recentemente a Politico un funzionario del servizio segreto belga: «Se qualcuno ha il numero preciso delle spie presenti in città faccia la cortesia di comunicarcelo».

Negli ultimi quindici mesi ai russi e cinesi si sono aggiunti i rappresentanti delle monarchie del Golfo, in particolare Qatar, Arabia Saudita e Emirati arabi uniti. «Sono in molti a vedere nella fuga di notizie uno sgambetto del controspionaggio saudita», ci dice un lobbista che preferisce non essere citato. E fa notare che comunque i funzionari del Qatar si sono mostrati incompetenti, oltre che fraudolenti: «Senza l’approvazione del Consiglio tutto quello che fa il Parlamento non è mai vincolante, in altre parole non conta».

Il problema delle spie esiste, tanto che si moltiplicano le voci che reclamano una euro-Cia, un’organizzazione cioè che coordini i 27 servizi di spionaggio nazionali come fa Europol per le forze di polizia. Le resistenze però sono diverse, ed equiparabili a quelle sollevate sul tema della difesa europea: «Non tutti hanno voglia di mettere in comune informazioni riservate […]»

[…] Che il Qatar si stesse muovendo in maniera un po’ troppo spregiudicata, a Bruxelles lo avevano capito in diversi. Quale sia stata la fonte iniziale dell’indagine non è chiaro, ma i servizi segreti del Belgio a un certo punto iniziano un’attività classica. Pedinamenti, intercettazioni, perquisizioni clandestine. Lungo la strada, visto che l’inchiesta si stava strutturando su più piani e in diversi Paesi, come è d’uso, i belgi hanno chiesto la collaborazione ai Servizi collegati. […]

Chi doveva sapere, insomma, sapeva. Anche ai piani alti del Parlamento europeo. Tra 2020 e 2022, è al lavoro una commissione presieduta dal socialista francese Raphael Glucksmann sulle ingerenze straniere nei processi decisionali europei. Procedono con molte audizioni e tanto lavoro di analisi. Guarda caso, quando nel marzo scorso sintetizzano i loro lavori, il Qatar è uno dei Paesi citati espressamente come esempio di ingerenza malevola. Scrivono: «Paesi come la Cina e la Russia, ma anche il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia hanno investito pesantemente nelle operazioni di lobbying a Bruxelles».

C’è da considerare che queste Relazioni vengono edulcorate fino all’inverosimile. È quello che c’è dietro, che conta. Glucksmann, per dire il giorno di marzo in cui si vota la sua Relazione, dice: «Chiediamo alle istituzioni di adottare delle raccomandazioni prima che scoppi una crisi», è ora di «mettere fine all’indolenza colpevole e all’ingenuità dei dirigenti europei».

Qualche settimana dopo, arrivano a Bruxelles i membri del Copasir italiano, presieduto in quel momento dal senatore Adolfo Urso, FdI. Anche loro stanno approfondendo il tema delle ingerenze. Ascoltano i responsabili di alcuni uffici molto particolari della Commissione europea; poi incontrano i colleghi della commissione Glucksmann. Tornano a Roma ed ecco che cosa scrivono nella loro ultimissima Relazione: «I principali attori ostili sono, come è noto, la Russia e la Cina che fanno un uso ampio dei vari strumenti di disinformazione e di ingerenza sia sul fronte interno che all’estero nei Paesi considerati nemici. Anche altri Paesi più o meno estesamente sfruttano tali strumenti. Vi sono attori che svolgono una pesante attività di lobbying presso l’Ue, come la Turchia, il Qatar, gli Emirati arabi uniti e l’Azerbaigian».

Rieccolo, il ricchissimo arrembante Qatar. Dice a denti stretti uno dei membri del Copasir: «Ovviamente, prima di prenderci la responsabilità di citare un Paese estero in un nostro documento, qualche riscontro lo facciamo». Intende dire che non si fidarono a occhi chiusi dei lavori della commissione Glucksmann, ma sentirono anche l’opinione della nostra comunità di intelligence. Le informazioni arrivarono. E a quel punto andarono avanti.

FONTE: