Quarantadue libri

di gda

Domenicale, La Lettura, Robinson, Tuttolibri

Nel weekend escono quattro supplementi culturali. In ordine alfabetico: il Domenicale del Sole 24 Ore, La Lettura del Corriere della sera, Robinson di Repubblica, TuttoLibri della Stampa. I quattro pubblicano un mucchio di recensioni. In base a queste recensioni, i libri che varrebbe la pena di comprare sembrerebbero, in ordine alfabetico per autore, i seguenti (non ne ho letto nessuno, vado a naso sulla base di quello che scrivono i recensori):

 

Hans Christian Andersen La sirenetta Rizzoli È la celebre fiaba del 1837. «La Sirenetta dalla vita in giù ha le fattezze di un pesce e vive insieme alle cinque sorelle maggiori in fondo al mare, nella casa del padre re degli abissi. Appena avrà compiuto i quindici anni, potrà nuotare in superficie e osservare la vita degli umani: un rito di passaggio che segna simbolicamente l’ingresso nel mondo degli adulti, nell’età del desiderio. Conosce così un marinaio e scopre l’amore, che è per sua natura tormentoso più del mare in tempesta, e a quindici anni lo è ancora di più. Soprattutto se l’oggetto dell’amore si ritrae, non è capace di ascoltare il cuore, invece che le parole. La Sirenetta infatti, pur di conquistare il bel giovane di cui si è invaghita, decide di cambiare la sua natura e di rinunciare alla sua voce bellissima. Ma il sacrificio non viene ripagato dalla conquista: come fa una ragazza senza voce a esprimere i suoi sentimenti? Così il suo amore resta muto, inespresso e frainteso, lei continuerà a sentirsi una creatura “diversa” e fluida, sospesa tra il regno umano e quello animale». Illustrazioni di Benjamin Lacombe. «Il volto della Sirenetta è modellato su quello del suo autore: Lacombe ruba ad Hans Christian Andersen l’acconciatura e l’espressione androgina. Le creature del mare sono rappresentate in modo volutamente ambivalente, con tratti maschili e femminili che fluiscono gli uni negli altri senza soluzione di continuità. E non è un caso, dal momento che La Sirenetta è forse la fiaba più autobiografica dell’autore danese, quella in cui mette dolorosamente in scena il proprio rapporto con il desiderio, con la difficoltà di accettare e far accettare al mondo la propria omosessualità, il dolore per il sentimento non corrisposto nei confronti del giovane Edvard Collin, a cui indirizza diverse lettere d’amore disperato» [Viola Ardone, Robinson].

 

Donald Barthelme Racconti Minimum fax Una sessantina di testi «brevi, quando non brevissimi», che esplorano «gli sconfinati territori dell’assurdo». Ascendenti: Beckett, Gertrude Stein. «Bizzarrie degne di un Kafka sotto Lsd» [Giuseppe Culicchia, Tuttolibri].

 

Roberto Battiston L’alfabeto della natura. La lezione della scienza per interpretare la realtà Rizzoli Feynman: «La natura non può essere imbrogliata». «Esiste una povertà invisibile che paradossalmente si annida nei paesi più ricchi e dipendenti dalle innovazioni tecnologiche, quella dell’analfabetismo scientifico: basti pensare al negazionismo vaccinale o climatico, per non menzionare i terrapiattisti». Sul cambiamento climatico (la seconda metà del libro): «Il cambiamento climatico è come il gioco degli scacchi. All’umanità spetta il bianco, dato che il problema climatico lo abbiamo creato noi con l’immissione nell’aria di grandi quantità di gas serra, mentre il nero spetta al ragionier Ambiente, un giocatore metodico, rigoroso e impietoso, pronto allo scacco matto appena intravede qualche debolezza nel nostro gioco. I pezzi sulla scacchiera sono le tecnologie, le sorgenti energetiche e poi l’opinione pubblica, gli interessi economici e politici, i pregiudizi e da ultima, non per importanza, l’ignoranza scientifica». ha calcolato di essere responsabile ogni anno dell’emissione di 7 tonnellate di anidiride carbonica equivalente «più di metà delle quali derivanti dai miei viaggi in aereo, che, a parte il lavoro, mi sono necessari per andare a trovare la mamma, la nonna e la gatta» [Giulia Bignami, Domenicale].

L’autrice della recensione è figlia di due astrofisici: «Le stelle di neutroni sono stelle densissime, un cucchiaino delle quali pesa più di una petroliera, cioè non so se sia vero ma lo diceva sempre mio papà e io non l’ho mai messo in discussione, anche perché chi andrebbe lì con un cucchiaino e una petroliera a controllare?».

 

Harriet Beecher Stowe Natale nel Nuovo mondo Graphe.it Tre racconti di Natale dell’autrice de La capanna dello zio Tom. Molto critico il recensore – anche se con tono bonario – nei confronti della traduttrice Fabiana Errico [Carlo Pagetti, Tuttolibri].

 

David Bellos Vita e arte di Jacques Tati Sagoma «Tati si chiamava Tatischeff ed era russo. Peccato che quando gli chiedevano quanto avesse influito, su di lui, la grande cultura di Cechov e di Tolstoj la risposta fosse un’alzata di spalle. Jacques Tati(scheff) in russo non sapeva dire nemmeno “ da” o “ niet”: nato nel 1907, era nipote di Dimitri Tatischeff, un conte comandante degli Ussari che si era trasferito a Parigi in qualità di addetto alla difesa dell’Ambasciata Imperiale Russa negli anni ’70 dell’Ottocento. Lì si era innamorato di una ragazza francese, Rose-Anathalie Alinquant, da cui nel 1875 ebbe un figlio, Georges-Emmanuel. La Russia di Tati finisce lì, con la nascita di papà». «Jacques crebbe da francese purosangue. I cavalli sono alla base della sua arte. Dopo la Prima guerra mondiale, il giovane Jacques entrò nel Sedicesimo Reggimento dei Dragoni di stanza nella cittadina di Saint-Germain-en-Laye, vicino a Parigi, dove la famiglia viveva. Lo presero perché andava bene a cavallo, ma gli fecero fare lo stalliere. Lì, imparando le regole della vita militare, Tati diventò un comico. Secondo Bellos, una delle sue prime lezioni di comicità fu una corvée notturna: dovendo tenere pulita la stalla, il giovane Tati si mise in una posizione strategica dalla quale vedeva bene i culi di tutti i cavalli; quando uno di loro alzava la coda (segno inequivocabile!), si precipitava con un secchio e raccoglieva al volo la materia incriminata, onde evitare di doverla successivamente pulire con la ramazza. Questa e altre assurdità della naja fecero sì che Tati diventasse un implacabile, lunare osservatore della stupidità umana, e dei rituali sociali che da tale stupidità derivano» [Alberto Crespi, Robinson].

 

Eugenio Borgna Sull’amicizia Raffaello Cortina Editore Solo le persone sole sono capaci di vera amicizia, secondo le due massime di Simone Weil: «Impara a essere sola, non fosse altro che per meritare la vera amicizia» e «L’amicizia non deve guarire le pene della solitudine ma duplicarne le gioie» [Franco Marcoaldi, Robinson].

 

Andrea Camilleri La guerra privata di Samuele Sellerio Sei storie, scritte in tempi diversi, ma sempre in vigatese stretto. Per esempio: «È difficili assà che un omo che ha fatto le scoli fino al liceo si possa scordari dei nomi dei sò compagni di classe pirchì ogni matina il profissori, arripitenno la litania dell’appello, quei nomi te li stampava a forza nel ciriveddro», attacco del racconto che dà il titolo al volume e in cui si vedono Nené e Leli, compagni di classe di Camilleri (anno 1937), subire ogni sorta di angherie da parte del professore di religione Angilo Ramazzo e della professoressa di scienze Ersilia Zarcuto. Camilleri sul vigatese: «Un mondo esotico e casereccio al tempo stesso, in cui niente è come sembra e ogni taliata contiene un messaggio in codice. Arrivare a comprendere il vigatese, padroneggiarlo, prevederne le uscite idiomatiche, ha offerto a milioni di lettori un’impagabile sensazione di complicità» [Luca Crovi, Tuttolibri].

 

Truman Capote Ricordo di Natale Donzelli La vecchia Sook, il ragazzino Buddy e il cane Queenie vanno per i boschi a cercar noci, usando come carrello il vecchio passeggino di Buddy. «C’è da preparare trenta torte per gli amici. Il resto degli ingredienti si compra con i pochi soldi frutto di riffe e lavoretti. Compreso il whisky clandestino necessario a condire i panfrutto, da acquistare presso il gigantesco indiano HahaJones, dentro il cui locale avvengono delitti». Il recensore sostiene che il racconto sia figlio del Canto di Natale di Dickens, e di Mary Poppins. E avrebbe ispirato il Nightmare Before Christmas di Tim Burton e le tante altre storie di Natale in chiave nera [Piero Melati, Robinson].

 

Romana Cordova Il cibo e i santi. 40 ricette, 40 santi Berica «Illustra pietanze e dolcetti attribuiti ai santi: o perché gli piacevano (ai santi) o perché a loro sono ispirati. Tipo: i mostaccioli apprezzati da San Francesco da mangiare il 4 ottobre o le caramelle di Santa Caterina d’Alessandria opportune per ingolosire un potenziale fidanzato. Come diceva il parroco dell’autrice: “Mistica e mastica”» [Francesco Cevasco, La Lettura].

 

Maurizio Costanzo Smemorabilia Mondadori Catalogo dei rimpianti, materializzati negli oggetti perduti: la coccoina, il flipper, il jukebox, il telefono a gettoni, la macchina da scrivere Olivetti, ecc. E anche i pranzi della domenica. Sergio Caputo: «Fuori si fa sera / che luna pensierosa…/ vorrei dimenticare / ma non ricordo cosa…». Ennio Flaiano: «Quanti saranno i giorni indimenticabili di una esistenza? Cinque o sei. Tutto il resto fa volume» [Raffaella Silipo, Tuttolibri].

 

Mario Cresci L’incertezza del vero Mimesis Autobiografia del grande fotografo, realizzata attraverso il singolare mezzo di sovrapporre a ciascuna foto un disegno schizzato con la bic [Laura Leonelli, Domenicale].

 

Emanuele Cutinelli-Rendina Benedetto Croce Aragno È solo il primo volume della biografia. Arriva al 1918. «Prodigioso lavoro dell’autore. Cutinelli-Rendina non sbaglia nulla, e offre uno studio che era necessario. Non esisteva biografia intellettuale di Croce se non quella di Nicolini del 1962, che naturalmente non teneva conto dell’imponente lavoro storico e critico che è seguito, nonché dall’apertura dell’archivio crociano – il quale aveva un vincolo ventennale per la consultazione pubblica». «Disceso dall’alta valle del Sangro, dov’era nato (Pescasseroli), [Croce] raggiunse una Napoli vivida e culturalmente ferace, e qui respirò insieme cultura e benessere in una famiglia agiata che gli permise di evitare inutili studi regolari e i fastidi di una professione. Divenne presto noto per dottrina filosofica e storica erudizione. Un signore napoletano di fama europea: don Benedetto, come impropriamente gli si rivolgevano. E lui così chiosava, come riporta sempre accuratamente Cutinelli-Rendina: “Segno letterario di queste “cerimonie” fu l’adozione in Italia di nuovi titoli e forme di cortesia. Non parliamo di quel “Don sì grato allo spagnuol ventoso”, che in Italia non ebbe mai grande uso, e a Napoli stessa, forse per lo spirito canzonatore di questo popolo, scese di grado e diventò modo di allocuzione bonaria e si dette e si dà ancora a persone di età matura della classe media e del popolo”» [Marco Filoni, Tuttolibri].

 

Valentina Evangelista Il Sacro Bosco di Bomarzo Bardi Edizioni Elena e Tommaso saltano nel quadro La tentazione di Sant’Antonio di Salvador Dalì, dove si vede un elefante con zampe lunghissime e filiformi. Elena si ritrova in un bosco spaventoso, Tommaso s’imbatte in una coppia di sfingi, che gli si rivolgono una altezzosa, l’altra benevola. «Le sfingi accennano al piccolo esploratore la storia di quel parco fatato. Triste per la perdita del suo grande amore, Giulia Farnese, Vicino Orsini s’era rinchiuso nel castello, sinché la sirena Melusina l’aveva visitato in sogno per suggerirgli di creare un giardino dove ritrovare la felicità perduta. Il perfido Asmodeo aveva però lanciato un incantesimo, trasformando il boschetto nello spaventoso Parco dei mostri. Dopo aver affrontato prove e risolto indovinelli, saranno proprio i due bambini a spezzare il sortilegio». Dalì dipinse La tentazione di Sant’Antonio propriò perché «abbagliato dall’elefante in pietra di Bomarzo». Divenuto una sua ossessione, ne fece realizzare una versione monumentale nel giardino di Púbol, il castello dove visse fino alla fine come un principe rinascimentale» [Antonio Rocca, Robinson].

 

Tom Felton Senza la bacchetta Vallardi Tom Felton è l’attore che negli otto film di Harry Potter interpretava, avendo nel primo della serie dodici anni, il cattivo Darco Malfoy, «infido, ossigenato, irritante leader dei Serpeverde». Successo per Darco, ma Tom ne uscì alcolizzato e bisognoso di un paio di rehab [Claudia Morgoglione, Robinson].

 

Anna Folli Ardore. Romain Gary e Jean Seberg, una storia d’amore Neri Pozza Ricostruzione – a mezzo tra saggio e romanzo – della storia d’amore tra l’autore di trenta romanzi firmati con mille nomi e l’attrice inquieta, avida di gloria e impegnata nella difesa dei deboli. Lui (1914-1980): ragazzino ebreo cresciuto in Lituania, senza padre e senza denaro, poi eroe della Resistenza francese, diplomatico, grande scrittore. Lei (1938-1979): ragazzina dell’Iowa, «la periferia più periferia dell’America. Genitori protestanti e un sogno: recitare. Otto Preminger la sceglie dopo una serie di provini alla quale lei si presenta perché “William Fisher, un milionario un po’ bizzarro di Marshalltown, (…) l’ha notata al saggio di fine anno e pensa che, se sarà scelta, tutta la città diventerà famosa”: è ciò che accade. L’incontro tra l’uomo dalle identità narrative e la ragazza dalle identità cinematografiche avviene nel momento più favorevole per Gary, che ha appena vinto il Goncourt con Le radici del cielo. Lui ha 45 anni ed è un uomo affascinante e ricco, lei ne ha 21 ed è di una bellezza che lascia stupefatti, complicata e animalesca. Gary lascia Lesley Blanch, che ha dieci anni più di lui, inglese di buona famiglia, donna di classe che sa scrivere molto bene e l’ha praticamente sgrezzato. Nel mezzo ci sono i giornali che raccontano prima la storia d’amore tra Gary e Seberg, poi la fine» [Simone Innocenti, La Lettura].

 

Luigi Garbini Lorenzo Perosi. Tutti,

o quasi, i malintesi raccolti attorno a un nome BAM Lorenzo Perosi, sacerdote musicista, nato 150 anni fa «con le mani sul pianoforte», innovatore della musica sacra e del gregoriano, al servizio di cinque papi (da Leone XIII a Pio XII), star degli anni a cavallo del 1900, forte influenza su Respighi, adorato da Romain Rolland e detestato da Giannotto Bastianelli, a cui non andava giù il «clangor di ottoni wagnerianamente metallici che Cristo si tira quasi sempre dietro a sé come la marsigliese il Presidente della Repubblica di Francia». «Vicenda umana dolorosa, segnata da crisi depressive, comportamenti psicotici, silenzi compositivi, distruzione di tanta musica, interdizione giudiziaria e quindici anni di sospensione dal servizio» [Raffaele Mellace, Domenicale].

 

Giuseppe Ghigi Si salvi chi può. Cinema, apocalisse e altri disastri Marsilio Storia dei film capaci di terrorizzare gli spettatori all’alba del secolo scorso. «“Al pubblico piacciono le calamità e se non si ha la fortuna di trovarsi sul posto vanno inventate”, come disse un anonimo operatore dell’americana Biograph nei primissimi anni del ’900» [Andrea Martini, Domenicale].

 

Willem F. Hermans La camera oscura di Damocle Iperborea Romanzo. Storia di complotti nell’Olanda occupata dai nazisti, personaggi che vanno e vengono ed è arduo capire da che parte stanno. Protagonista «Henri Osewoudt “mezza spanna più basso dei compagni”, un ragazzino il cui avvio nella vita è nel segno di un avvenimento efferato, l’uccisione del padre per mano della mamma. Attivo eppure inerte, moralmente estraneo a quello che lui stesso fisicamente compie. Biondo, piccolo di statura, con una voce acuta e nemmeno un pelo di barba, entra nella vita per una strana porta, orfano nel modo che si è detto, sposo forzato di una cugina poco avvenente e ben più vecchia di lui, ha una passione per la fotografia, passione che segnerà la parabola della sua vita. Non è un caso che un giorno, appena scoppiata la guerra, si trovi di fronte nella tabaccheria dove lavora, un tale identico a lui, “come il negativo di una foto è uguale al positivo”». «Il metodo narrativo è costruito sull’oggettività dei fatti» [Marta Morazzoni, Domenicale].

 

Desy Icardi La fotografa degli spiriti Fazi RomanzoAnno 1906.«Monsù Bardella, un fotografo che arrotonda le entrate come sensale di matrimoni, setaccia insieme alla moglie le campagne piemontesi: cerca fanciulle costrette dalla miseria alle nozze per procura con italiani migrati in Argentina, disposti a “comprare” una ragazza conosciuta in foto pur di ottenere un piccolo appezzamento di terreno promesso dal governo del Paese sudamericano alle nuove coppie. A fine luglio, nel porto di Genova, i coniugi Bardella si imbarcano sul piroscafo Sirio con la corpulenta Nerina, destinata a sposare un vedovo benestante, le spocchiose sorelle Cerrato, Pia Martinot, sostituita in extremis alla sorella Amedea, che pur di non partire si è fatta mettere incinta da un compaesano, e Anita Amerio, spedita come dama di compagnia oltreoceano dal cugino per liberarsi di lei, l’unica a viaggiare in prima classe. È la timida Pia a diventare ben presto protagonista: sul piroscafo la giovane viene impiegata come aiutante dal Bardella e scopre la passione per la fotografia: dietro l’obbiettivo coglie verità profonde, che sfuggono all’occhio nudo, e in pochi secondi scandaglia l’intimo dei soggetti in posa. Ma a inizio agosto il Sirio naufraga per l’incompetenza del comandante, i passeggeri di prima classe sono travolti dal mare e la sorte dell’apprendista fotografa cambia radicalmente» [Marzia Fontana, La Lettura].

 

Shirley Jackson Un giorno come un altro Adelphi Robinson aveva già recensito questa raccolta di racconti, e ne avevamo parlato su Anteprima del 5 dicembre. Stavolta però è la stessa traduttrice Simona Vinci – scrittrice a sua volta – a metterci a parte dei tormenti che le procura la Shirley, «mi viene l’ansia di aver compiuto errori imperdonabili, di non aver colto certe citazioni segrete, certe sottigliezze delle quali lei era solita disseminare i suoi testi, di aver falsato la sua prosa elegante e classica, sempre iniettata con un fluido di contrasto fatto di ironia e sarcasmo amaro talvolta appena percepibili e il pensiero che mi viene è che lei si vendicherà, prima o poi». «Un giorno come un altro contiene 22 racconti e un epilogo esilarante nel quale Jackson si mette alla berlina come pochissime altre autrici (figuriamoci autori!) avrebbero saputo fare: lei, pubblicata da uno dei più grandi editori americani è in partenza per New York e riceve una telefonata da un’anziana signora che redige la cronaca di quartiere sul giornalino locale; Jackson, tutta tronfia, si prepara a raccontarle del romanzo in uscita e a dare tutte le possibili indicazioni a riguardo, ma la telefonata è un susseguirsi di domande stupide su inezie e pettegolezzi “vuole che le racconti qualcosa del mio libro?” dice Jackson a un certo punto, stizzita, e la voce all’altro capo risponde “Senz’altro, mi chiami ogni volta che ha qualche piccola notizia per me, mi raccomando”. Ecco, ogni volta che sento squillare il telefono io ho invece paura che sia Shirley, che mi chiama per chiedermi conto di una drammatica, tragica, macroscopica inezia quale può esserlo un errore di traduzione» [Simona Vinci, Tuttolibri].

 

Ernst Jünger La pace. Una parola ai giovani d’Europa e ai giovani del mondo Mimesis «Si tratta di una testimonianza personale contro ogni violenza legalizzata dagli Stati, scritta nel 1941 e circolante soprattutto dopo l’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, quando Jünger era ufficiale delle forze tedesche a Parigi. Vi si legge, tra l’altro: “La pace è auspicabile solo se in essa confluisce tutto ciò che dal punto di vista umano ha ancora importanza e dignità. Ma se a decidere sarà l’intelletto in base a principi tecnici, la conclusione della guerra sarà solo apparente» [Domenicale].

«Ernst Jünger, scrittore anarchico e aristocratico».

 

Ellen Kalish, Gideon Sterer Il piccolo gufo di Natale De Agostini Novembre del 2020, Ellen Kalish, una volontaria del Ravensbeard Wildlife Center, riceve una telefonata: «Ehi, nell’albero di Natale del Rockefeller Center c’è un gufo». L’albero di Natale del Rockefeller Center era un immenso abete rosso norvegese abbattuto a Oneonta, nello stato di New York, e trasportato a Manhattan, a centinaia di chilometri di distanza. La civetta (non un gufo), un esemplare piccolissimo, era disidratata, affamata, spaventata. Era rimasta aggrappata, per tutto il tempo, al suo ramo. La Kalish, commossa da «quegli occhietti che mi scrutavano dal basso in su» lo rifocilla con carne di topo, lo scalda, lo reidrata. E lo battezza Reckefeller, subito abbreviato in Rocky, lanciato sui social, di cui diventa una star, e una notte, infine, liberato nel bosco [Clotilde Veltri, Robinson].

 

Bruno Leone Le Guarattelle Monitor Le guarattelle «sono a Napoli le piccole baracche dei burattinai e, insieme, i loro eroi di legno e il loro animatore. E poi regista e attore, che per esibirsi infila tra le dita i burattini nel loro camicione di stoffa solitamente bianca e in una piccola testa di legno o cartapesta. La baracca è ad altezza d’uomo, anzi di burattinaio, e termina in alto in un piccolo palcoscenico dove Pulcinella la fa da padrone». Bruno Leone, figlio di pittori lucani, è un burattinaio, che ha appreso l’arte da due maestri napoletani, Nunzio Zampella e Giovanni Pino. «Per vivere è stato impiegato comunale, credo, con il compito insolito e istruttivo, tra molti altri, di portare le Guarattelle nelle scuole della città, soprattutto quelle della prima infanzia» [Goffredo Fofi, Domenicale].

 

Astrid Lindgren, Cecilia Helkkilä Il mio piccolo Natale Mondadori La Lindgren è la scrittrice che inventato Pippi Calzelunghe. Cecilia Helkkilä è l’autrice delle illustrazioni. «È la vigilia di Natale del 1913 e nella fattoria dello Småland, la regione dove la scrittrice è nata il 14 novembre del 1907, fervono i preparativi per l’attesa giornata di festa. I due bambini più grandi, Gunnar e Astrid, sono andati con il padre nel bosco a prendere un abete da addobbare». Ma Astrid resta indietro… [Ilaria Zaffino, Robinson]

Astrid Lindgren, Marit Tornqvist Quando Johan trovò una vitellina Carmelozampa Editore Lindgren è la scrittrice che inventato Pippi Calzelunghe. Marit Tornqvist è l’autrice delle illustrazioni. «Siamo nello Småland e c’è la neve, le slitte e le feste si avvicinano quando un velo di tristezza cala su Johan perché l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze trova nella stalla l’unica vacca della loro famiglia morta nella sua posta». Nonostante un avvio tanto malinconico, la favola avrà un lieto fine [Ilaria Zaffino, Robinson].

 

Aldo Magris Plotino Scholé «Monografia che parte dalla tradizione platonica e dall’ambiente religioso, si sofferma sulla vita e sui rapporti del filosofo (dalla scuola a Roma agli gnostici ai progetti politici), prosegue con le opere e soprattutto con un acuto esame del suo pensiero, si conclude con la critica (dalla tarda antichità a oggi). Mette in luce il talento speculativo di Plotino e aiuta a riflettere su un pensiero che come pochi altri ha inteso l’Assoluto» [Domenicale].

 

Klaus Mann Punto d’incontro all’infinito Castelvecchi Romanzo. «Klaus Mann (omosessuale dichiarato, con grave sconcerto del padre Thomas) racconta i destini incrociati di un gruppo di intellettuali tra Berlino, Parigi e Nizza. Non conoscono casa se non i tavolini di un caffé o l’impiantito di un teatro, si sentono e sono déracinés, si amano, si drogano, discutono all’infinito, come se ogni slancio fosse effimero e illusivo. Siamo negli ultimi giorni prima dell’avvento di Hitler. La letteratura dell’esilio non è ancora in atto eppure Sebastian, Sonja, Gregor Gregori, Froschele, i personaggi di Punto d’incontro all’infinito, sono già in esilio dentro se stessi, smarriti dovunque risiedano». Stroncato, specialmenrte da Herman Hesse che se la prese con «una piccola incongruenza nel testo (il cambio di numero di una stanza d’albergo tra un capitolo e l’altro: ciò che curiosamente era accaduto anche a Proust). Attaccò Klaus quale scrittore affrettato, incapace di profondità e di limatura stilistica. Nella sua pedanteria, Hesse era inabile a comprendere come una fotografia “leggermente fuori fuoco” possa essere più espressiva e vera di una foto corretta. Tutta l’opera di Klaus Mann è “leggermente fuori fuoco”: la sua arte vale non in quanto edificazione di forme perfette, ma in quanto flusso frenetico di immagini, parole, pulsioni, stati emotivi schizzati sulla carta à la sauvette, di corsa, senza prender fiato; e in questo affastellarsi di contraddizioni e spesso di superficialità, come se a ogni pagina si volesse saltare già alla pagina dopo, stanno l’autenticità e la disperata bellezza del suo stile» [Francesco Maria Colombo, Domenicale].

 

Fabiola Palmieri, André Ducci Miti e leggende giapponesi La nuova frontiera Tra i miti raccontati quello di Amaterasu, la dea Sole che, dopo un litigio tra gli dei che rappresentano gli elementi della natura, si chiude nel suo rifugio, si rifiuta di uscire, e, raggiunta infine la pace, dona al mondo la luce solare, lo specchio e i colori dell’arcobaleno (simboli anche della famiglia imperiale discendente secondo il mito proprio da Amaterasu.); quello di Urashima Taro, povero pescatore che avendo salvato una grande tartaruga dalle angherie dei ragazzi viene accolto nel regno sottomarino del Drago del Mare; quello dei giovani alti poco meno di un pollice, che grazie al loro coraggio si conquistano la possibilità di diventare gli aiutanti del signore feudale; quello delle ragazze splendenti in partono in carrozza verso la Luna; quello delle lepri che si credono furbe; quello dei coccodrilli magici., ecc. André Ducci è l’autore delle illustrazioni [Lara Crinò, Robinson].

 

Mervyn Peake Gormenghast. La trilogia Adelphi Si tratta di una saga del genere Signore degli anelli, insomma fantasy. Dovevano essere cinque volumi, ma Peake, «inglese nato in Cina da genitori missionari», causa Parkinson riuscì a scriverne solo tre. Adelphi li ha già pubblicati separatamente, e qui li riunisce. Capolavoro, secondo Dylan Thomas, Anthony Burgess, Michael Moorcrock, Harold Bloom. Vita di Titus Groan o de’ Lamenti, figlio del conte Sepulcro de’ Lamenti, reso pazzo dall’incendio della sua libreria. Il plumbeo castello di Gormenghast, dotato di stanze infinite, «luogo tra l’escheriano e il piranesiano». «Prosa ricchissima, gusto per l’assurdo, humour sempre in contrappunto con la malinconia (quando non col terrore). Lettura assai gustosa» [Vanni Santoni, La Lettura].

 

Antony Penrose Le molte vite di Lee Miller Contrasto Biografia con molte immagini della grande fotografa, «divinità irrequieta e vendicativa», che cominciò come modella di Vogue, e poi preferì trasformarsi da «fotografia in fotografa». Siamo negli anni Venti (Fitzgerald, ecc.). Si trasferisce da New York a Parigi, va a perfezionare il mestiere, che le era comunque stato insegnato dal padre, da Man Ray, poi torna a New York e apre uno studio suo, quindi sposa un miliardario egiziano e si trasferisce al Cairo, dove fa la signora dell’alta società. Fino al matrimonio con Roland Penrose, «affascinante ed eccentrico critico d’arte». «Nonostante le fughe e i tradimenti sempre alla luce del sole (corredo indispensabile del suo spirito libero), Lee intreccia con Roland la relazione più duratura della sua vita». Memorabili scatti della Seconda guerra mondiale e, nel ’47, quando ha quarant’anni mette al mondo Antony, l’autore della biografia. «Tornata dall’inferno della guerra, però, Lee non è più la stessa e decide di consegnare il suo passato all’oblio. La collezione di rullini che documentano il suo lavoro al fronte, le patinate copertine di Vogue e i ritratti surrealisti finiscono tutti nascosti in una scatola in soffitta, ma non per sempre. Sin dalla nascita, il figlio Antony ha convissuto con una donna problematica e infelice che ha sempre fatto fatica a capire non conoscendone la storia. Ma quando finalmente, anni dopo la morte della madre, sale nel solaio per cercare una foto della propria infanzia, il suo destino è segnato. “È stato come se qualcuno mi avesse derubato, privandomi della conoscenza di una persona eccezionale”. D’improvviso si trova davanti a un’esplosione di verità che per anni gli era stata tenuta nascosta e da quel giorno decide di ricostruire meticolosamente la storia anzi le storie di Elizabeth Miller Penrose, un lavoro raccolto in questo straordinario e accurato libro» [Serena Dandini, Tuttolibri].

 

Alessandro Rosina, Roberto Impicciatore Storia demografica d’Italia. Crescita, crisi e sfide Carocci Storia di una popolazione che, oggi, si mostra sempre più anziana («persone che hanno spesso vissuto, finché hanno potuto, come semi-giovani, spostando nel tempo l’ìappuntamento con l’età biologica») e di trentenni che vivono ancora con i genitori [Stefano Folli, Robinson].

 

Massimiliano Santarossa Gelsi e sangue. L’Ottocento, qui da noi Biblioteca dell’immagine «Massimiliano Santarossa (Villanova, Pordenone 1974) prima di dedicarsi alla scrittura è stato falegname, poi operaio in una fabbrica di materie plastiche. Considerato tra i principali scrittori del nuovo realismo italiano. Narrazione diretta dell’estrema periferia italiana, in particolare legata alle regioni del Nord-Est, vista dalla parte del popolo». Dopo Pane e ferro (sempre edito da Biblioteca dell’immagine), centrato sul Novecento, in questo Gelsi e sangue ricostruisce la storia dell’Ottocento attraverso uno di quei «pupazzi mezzadri marchiati come sottumani», un mondo di «schiene, spalle, pance, arti malfermi, insieme tutti miseramente, a sudar nella nebbia o in pieno vento, al gelo della neve o al calor del sole, coll’avvenire perennemente al margine di qualche tempesta» [Ermanno Paccagnini, La Lettura].

 

Samantha Silva Il canto di mr Dickens Neri Pozza Romanzo americano. «È il 1843 e Charles Dickens si trova nel momento più critico della sua sfolgorante carriera. La sua opera più recente, Martin Chuzzlewit, è stata un flop e William Makepeace Thackeray, il suo rivale per la vetta di autore più popolare in Inghilterra, è in ascesa con La fiera della vanità. I soldi sembrano non bastare mai ora che i guadagni si stanno riducendo e i parenti, dai più stretti ai più lontani, sembrano tutti considerarlo un pozzo inesauribile di denaro da cui attingere. In più i suoi editori minacciano di applicare una clausola contrattuale per cui gli verranno addebitate quaranta sterline di penale al giorno se non scriverà, in tempo record, un romanzo natalizio. L’ispirazione, però, non arriva a comando e Dickens sembra non avere alcuna intenzione di scriverlo; ma anche se lui non lo sa ancora, nella sua vita si stanno allineando tutte le premesse per la creazione della più famosa storia di Natale di tutti i tempi» [Alessia Gazzola, Tuttolibri].

 

Jean Stafford Elephi, un gatto molto intelligente Adelphi «Questa è la storia del gatto Elephi, superdotato, quoziente intellettivo superiore alla media, dispettoso, ingegnoso nel trasformare l’appartamento in un parco giochi ma stufo di stare solo. Siamo a Manhattan, la sera della vigilia di Natale, in un palazzo della Quinta Avenue. Fuori nevica, c’è una tormenta. Insomma è proprio la giornata natalizia perfetta. Una di quelle giornate che Elephi si gode perché ha la fortuna di avere una casa calda. Osservare i fiocchi di neve accomodato su un regale cuscino rosso nel bovindo è la sua attività preferita. Inizia così, immersi in questa soffice atmosfera, Elephi. Un gatto molto intelligente, una spassosa favola di Jean Stafford, scritta nel 1962 dalla scrittrice premio Pulitzer e ora ripubblicata da Adelphi corredata dalle illustrazioni originarie ad inchiostro di Erik Blegvad». Il problema è che Elephi si annoia. E però fuori nevica, e a un certo punto «una macchina bianca si impantana nella neve, talmente piccola che sembra progettata per un bimbo, talmente lontana dagli standard della zona che i passanti la guardano e ridono di lei. Il geniale Elephi allora ha un’idea, visto che quel grosso giocattolo a lui piace tanto. Non diremo però quale idea perché è il cuore della storia» [Raffaella De Santis, Robinson].

 

Matteo Strukul Paolo & Francesca. Romanzo di un amore Nord Sud Edizioni «Autore della fortunata saga de I Medici avviata nel 2016 per Newton Compton, Strukul ha cercato di ricostruire la vicenda nei particolari con un lavoro di ricerca che si intuisce ampio, recandosi nei luoghi della tragedia, Ravenna, Sant’Arcangelo di Romagna, Gradara e altre località citate nel romanzo, e affidandosi tanto alle parole di Dante sui due amanti quanto al celebre commento di Giovanni Boccaccio, studiando le famiglie di Romagna e analizzando il mito di Francesca. Nata nell’anno 1259 o 1260, figlia di Guido da Polenta signore di Ravenna, nel romanzo di Strukul la giovanissima nobildonna è còlta nel momento in cui, sedicenne, è sul punto di essere data in sposa a uno dei grandi condottieri dell’epoca, Gianciotto o Giovanni Malatesta, dei potenti Malatesta di Rimini. La figura letteraria costruita da Strukul è quella di una ragazza consapevole della ragion di Stato che la costringe al matrimonio combinato: una sorte che considera quasi preferibile all’isolamento cui è costretta sia dal rigido regime familiare, sia dalla guerra in corso contro la famiglia rivale dei Traversari. Controllata a vista da madri, balie e istitutori, isolata in una fortezza circondata da eserciti, ha come solo sollievo la lettura dei romanzi cortesi e in particolare delle avventure amorose di Lancillotto. Il libro che in Dante sarebbe diventato “galeotto” sfugge alle censure familiari (anzi le è stato donato dal padre) perché Francesca è quasi l’unica lettrice in un universo pressoché analfabeta, un medioevo agitato e belligerante, un mondo maschile in cui il pensiero e le aspirazioni di una donna non sono nemmeno prese in considerazione. Il matrimonio combinato giunge senza grandi traumi, è anzi quasi vagheggiato da Francesca: ma l’uomo che la ragazza incontra all’altare e del quale si innamora all’istante non è Giovanni Malatesta, bensì il fratello Paolo, il cavaliere incaricato di “ritirare” la merce, ossia la sposa, per procura. Il vero sposo attende a Rimini, dove è impegnato nell’ennesima guerra» [Ida Bozzi, La Lettura].

 

Uwe Timm Il maialino che giocava a calcio Feltrinelli Kids «Durante una gita in campagna, Zuppi e la sua famiglia – papà egittologo disoccupato, mamma insegnante senza troppo entusiasmo e i due fratellini più grandi – finiscono per caso in una locanda all’aperto e partecipano a una lotteria. Primo premio un maialino appena nato. Bottino ambito per le famiglie dei contadini o degli allevatori, di certo scomodo per chi vive in un piccolo appartamento in affitto in città con un padrone di casa che detesta gli animali, figuriamoci un maiale. Zuppi, naturalmente, vince il cucciolo e malgrado i rimbrotti dei genitori finisce per convincerli a portare Mimmo Codino – così decide di chiamare il maialino – a casa. Mimmo non potrà certo vivere in giardino perché i vicini lo direbbero al padrone di casa e lo sfratto per l’egittologo disoccupato e la sua famiglia sarebbe inevitabile. Toccherà tenerlo nel bagno, fargli ogni giorno una doccia, trattarlo esattamente come se fosse un cane o un gatto, un animale domestico insomma. Mimmo si fa ben volere, sventa persino un furto in casa, ma ovviamente, quando il padrone di casa si accorge di lui, per Zuppi e tutti gli altri lo sfratto diventa esecutivo. Per fortuna papà egittologo, tra un geroglifico da decifrare e una domanda ai musei europei per un posto di lavoro, decide di accettare l’incarico di custode di un campo di calcio. E qui Mimmo Codino scopre una grande passione per il pallone – un po’ meno per arbitri e guardalinee – e soprattutto per la corsa. Tanto da vincere la gara più importante dell’anno, contro il super campione dei maiali da corsa del Nord Europa» [Lucio Luca, Robinson].

 

Ugo Tognazzi Il rigettario Fabbri «Estrosi menu e invenzioni gastronomiche di uno dei nostri più grandi attori. Consigli per festose abbuffate con tocchi di classe e ironia. All’insegna della “filosofia del rigetto”, cioè del “rifiuto di ogni convenzione”. Prima edizione nel 1978» [Gino Ruozzi, Domenicale].

 

Giorgio Torun La Bibbia di Olivetano Claudiana «È una ricostruzione che parte dall’assemblea di Chanforan (1532), quando i valdesi aderiscono alla Riforma. Raccolgono fondi per tradurre e stampare la Bibbia in francese: occorrono nuovi strumenti, perché le antiche traduzioni in provenzale valdese non corrispondono più alle esigenze né allo stato delle ricerche. L’impresa, affidata al riformatore Guillaume Farel, è realizzata da Pierre Robert, detto Olivétan, parente di Calvino» [Domenicale].

 

Paola Valsecchi Non dire gatto Il Mulino «Una storia naturale, e no, di Paola Valsecchi, docente di Etologia applicata ed evoluzione dei vertebrati all’Università di Parma, che ripercorre il cammino evolutivo del gatto domestico (Felis catus), dalla comparsa del più antico felide, Proailurus lemanensis, 30 milioni di anni fa circa, da cui è disceso il primo felino della storia, Styriofelis, vissuto in Europa tra il Miocene inferiore e il Miocene superiore. Ma è solo 3,4 milioni di anni fa che si differenzia il genere Felis, con le sue sette specie di gatto selvatico, tra cui il gatto selvatico europeo (Felis silvestris), una piccola fiera intrattabile e inavvicinabile, ritenuta a torto l’antenato del gatto domestico, che deriva invece, come mostrano le analisi del genoma dei gatti viventi e di quelli fossili, da una sottospecie nordafricana, Felis Lybica, di cui sappiamo ben poco, ma che secondo alcuni sarebbe stato più malleabile e disposto al contatto con l’uomo» [Nicla Panciera, Tuttolibri].

Gatti nel mondo: 600 milioni. In Italia: 7 milioni. Di cui liberi: 1,3 milioni. «I gatti della cittadina di Walldorf, in Germania, devono restare per sei mesi all’anno rinchiusi in casa, a tutela dell’allodola crestata in via di estinzione. A Canberra, in Australia, una legge di contenimento impedisce loro di uscire di casa e vagare liberamente per preservare la fauna».

 

Mario Vargas Llosa Mezzo secolo con Borges Le Lettere Raccolta delle interviste, delle recensioni e degli altri materiali che Vargas Llosa ha dedicato, nel corso della vita, a Borges. «Per esempio, in un’intervista che Vargas Llosa fa a Borges a Parigi nel novembre 1961, si parla del successo che stanno avendo le opere dell’argentino. Lui risponde, con raro pudore: “Ricordo la mia sorpresa e la mia gioia quando seppi, molti anni fa, che del mio libro Storia dell’eternità erano state vendute in un anno perfino trentasette copie. Io avrei voluto ringraziare ciascuno dei compratori, o presentare loro le mie scuse”». C’è anche la descrizione della casa di Borges (1981): «Vive in un appartamento con due camere da letto e una piccola sala da pranzo, nel centro di Buenos Aires, con un gatto che si chiama Beppo (come il gatto di Lord Byron) e una domestica della provincia di Salta, che cucina e gli serve anche da guida. I mobili sono pochi, sono usurati e l’umidità ha prodotto macchie scure sulle pareti. C’è un’infiltrazione sopra il tavolo da pranzo». E ancora: «La sua camera sembra una cella: angusta, stretta, con una branda tanto fragile che si direbbe per un bambino». E la biblioteca? «Non ci sono troppi libri»; comunque si vedono spuntare scaffali qua e là, con opere «in una dozzina di lingue». Tra l’altro, si rammentano di una vecchia domanda sulla politica, cui Borges rispose «che l’annoiava». Quel giorno corresse: «Beh, al posto di noia, ora direi fastidio» [Armando Torno, Domenicale].

 

John Windham Il villaggio dei dannati Elara-Meridiano Zero Romanzo inglese del 1957. Le sessantuno donne di Midwich, villaggio di campagna «dove non succede mai niente», risultano a un tratto tutte gravide, e mettono tutte la mondo, nello stesso momento, 31 maschi e 30 femmine, che crescono più in fretta dei bambini qualunque, hanno carnagione chiarissima e occhi d’oro, e sono connessi, cioè appena uno di loro impara qualcosa, subito la stessa cosa è saputa da tutti gli altri. Margaret Atwood ha giudicato il romanzo «un capolavoro» [Nicoletta Vallorani, Tuttolibri].

Il titolo originale è Midwich Cuckoos. “Cuckoos” sono i cuculi, uccelli le cui femmine depongono le uova nei nidi altrui. «Le uova del cuculo si schiudono più in fretta e i piccoli nati prima e cresciuti più rapidamente spesso rompono le altre uova o mangiano i pulcini appena nati».

 

Daniele Zovi, Giuliano Dall’Oglio Sguardi sulla natura Ronzani Daniele Zovi è un generale della Forestale, Dall’Oglio ha illustrato il libro, appassionata rassegna della fauna italiana («la farfalla podalirio, la cincia mora, il lupo solitario, il cervo, lo scoiattolo che non va in letargo, la temibile volpe, le marmotte che si proteggono tra loro, il gallo forcello che a volte appare e litiga con gli altri galli, il picchio nero che fa il falegname scavando nidi nel legno sano, l’ape e il suo ruolo nell’ecosistema»). Tra le proposte: obbligare i politici, periodicamente, a passeggiare nei boschi [Annarita Briganti, Robinson].

gda

La Sezione Stamattina oggi è curata da Giorgio Dell’Arti, Luca D’Ammando e Jacopo Strapparava.