Pulci di notte di Stefano Lorenzetto
Intervistato da Raffaella De Santis sulla Repubblica, Sebastiano Mondadori, nipote di Alberto Mondadori, al quale ha dedicato la biografia Verità di famiglia (La nave di Teseo), racconta del padre di Alberto: «Arnoldo», il leggendario editore originario di Poggio Rusco, «era nato in una famiglia poverissima della Bassa mantovana e con la licenza elementare aveva messo su una tipografia trovando finanziatori». Il giovane Sebastiano Mondadori, classe 1970, non sembra conoscere molto bene la storia di famiglia. Arnoldo Mondadori non «aveva messo su» nessuna tipografia: nel 1907, diciottenne, si era limitato a rilevarne una già esistente, dove lavorava da pochi mesi come garzone, la tipografia Manzoli di Ostiglia, ribattezzata La Sociale nel 1912. In questa avventura non ebbe finanziatori, bensì solo il «supporto di un imprenditore locale», come si legge nell’Album Mondadori 1907/2007.
•
Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, scrive nell’editoriale di prima pagina: «Anche oggi, nelle tante Betlemme del mondo, i bambini ci guardano. E ci interrogano. Betlemme oggi è non solo in Israele ma anche in Ucraina». Sfondone da incidente diplomatico: Betlemme si trova in Cisgiordania, non in Israele, e dal 1995 la cittadina è sotto la giurisdizione dell’Autorità nazionale palestinese. Non basta chiamarsi Monda per avere uso di mondo.
•
Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Francesco Guccini diventa nonno: è nato Pietro, il figlio Teresa». Il gender dilaga.
•
Dal Fatto Quotidiano: «“Per diventare un bambino, c’ho messo anni”». Premesso che il titolo riferisce una frase di Roberto Saviano, del quale non abbiamo ancora ben capito se parla come scrive o scrive come parla, il ripugnante costrutto colloquiale c’ho per i linguisti Francesco Sabatini e Luca Serianni non è ammesso nella lingua scritta: il ci si elide solo davanti a parole che cominciano per i e con c’è e c’era. La nota d’uso dello Zingarelli 2023 su elisioni e troncamento conferma: «La particella pronominale o avverbiale ci si elide soltanto davanti a e o i: c’è, c’era, c’eravamo, c’incontrammo, ma non c’andai, c’urlò, bensì ci andai, ci urlò».
•
Sotto il titolo «I cattolici amano un Dio Bambino perché rifiutano la complessità», La Stampa ospita alla vigilia di Natale un’articolessa di Michela Murgia che comincia così: «Il cattolicesimo è l’unica tra le confessioni cristiane a infantilizzare il suo Dio». A parte l’uso improprio del verbo, la scrittrice palesa una conoscenza francamente modesta del cristianesimo nella sua complessità. Murgia ignora che la figura del Christkind o Christkindl, il Gesù Bambino, è di origine luterana, non cattolica. A imporla fu lo stesso Martin Lutero (1483-1546). Per tacere della lussureggiante tradizione teologica e liturgica di tutte le Chiese orientali, ortodosse e cattoliche senza distinzione, sulla nascita di Gesù. Prendendosela con il concetto dell’incarnazione finalizzata alla divinizzazione dell’uomo, che sarebbe ancora una volta solo cattolica, Murgia conferma di non sapere proprio nulla dei cristianesimi orientali.
•
Natalia Aspesi intervista Matteo Renzi sul Venerdì di Repubblica e gli fa dire: «Adele ed io abbiamo trovato un modo nostro di stare insieme. Ed è un modo che funziona». Dovendo escludere che Renzi non sappia che sua moglie si chiama Agnese, sospettiamo che vi sia di mezzo una libagione prenatalizia di Natalia.
•
Una didascalia del Corriere della Sera attribuisce a Giampiero Mughini la seguente affermazione: «Sofri aveva un atteggiamento spocchioso». Ma nel testo di Valerio Cappelli che accompagna la foto è specificato che in un filmato Mughini «si pronuncia sull’“atteggiamento spocchioso” di Gad Lerner», non di Adriano Sofri.
•
Stando a ciò che scrive Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano, Francesco Polidori sarebbe «il fondatore della Scuola Radio Elettra e del Cepu». Difficile che Polidori possa aver fondato qualcosa all’età di 3 anni, considerato che lui è nato nel 1948 e la Scuola Radio Elettra nel 1951. Infatti si è limitato a rilevare da adulto l’istituto torinese che stava per fallire.
•
Libero dedica un titolo a tutta pagina alla serie tv di Amazon che attribuisce a ipotetiche infiltrazioni mafiose il cedimento di un’opera pubblica immaginaria: «Ira di Salvini per il finto crollo del Ponte». Il titolo avrebbe un senso se il ponte sullo Stretto di Messina fosse vero. Ma il ponte non c’è, non esiste. In altre parole è finto (inventato per la fiction, appunto). Quindi come fa Matteo Salvini ad arrabbiarsi per un crollo finto di un ponte finto? Il titolo corretto doveva essere: «Ira di Salvini per il crollo del Ponte finto».
•
Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Sonia Bruganelli: “Io e Bonolis? In case separate, è il segreto per stare insieme”». S’incontreranno ai giardinetti? Non proprio, a giudicare dall’occhiello: «L’imprenditrice: “Dormire in camere separate è un segno di civiltà”».
•
Dal sito della Gazzetta del Sud, quotidiano di Messina: «“Feliz Navidad” di José Feliciano tra le canzoni di Natale 2023 più amate in Italia». Si sono portati avanti con il lavoro.
SL
QUARTA PAGINA
«No, Travaglio non uccide nessuno.
Col coltello. Usa un’arma molto più raffinata
e non perseguibile penalmente: l’archivio»
Indro Montanelli
Lucano