“Statuto-mafia una bufala. La 1ª regola: niente Carte”

VITTORIO TERESI – “Ma quali padrini costituenti? Buscetta svelò i codici… e sono tramandati oralmente”

DI GIAMPIERO CALAPÀ

25 GENNAIO 2023

“Che ci sia una Costituzione scritta di Cosa Nostra è totalmente da escludere”. Vittorio Teresi – per anni procuratore aggiunto di Palermo, pm del processo Trattativa Stato-mafia, in pensione dal 2020 e ora presidente del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino – conosce molto bene usi e costumi della mafia siciliana e la notizia emersa ieri del riferimento di un boss intercettato allo “Statuto” di Cosa Nostra non lo persuade neppure un po’. “La prima regola aurea delle regole di Cosa Nostra è non lasciare nulla di scritto rispetto alle regole stesse”.

Regole e codici che conosciamo da un po’…

Certo, ha già rivelato tutto Tommaso Buscetta nel 1984. Ma non è la prima volta che vengono fuori riferimenti a decaloghi e regole messe per iscritto. Mi ricordo un fiancheggiatore dei Lo Piccolo, ad esempio… ma che ci sia una Carta della mafia siciliana è totalmente da escludere. Poi, capita che un qualche mafioso di secondo livello, magari per accreditarsi presso qualcuno, tiri fuori fantomatici regolamenti scritti. Tuttavia, non sono mai esistiti i “padrini costituenti”.

Una Carta della mafia striderebbe anche con quanto abbiamo appreso in questi giorni sulla vita di Matteo Messina Denaro?

Stride con tutta la storia di Cosa Nostra che conosciamo. Matteo Messina Denaro ha sempre seguito le regole dell’organizzazione, quelle trasmesse oralmente e rivelate da Buscetta a Giovanni Falcone.

L’immagine di Messina Denaro in abbigliamento da migliaia di euro, con l’orologio di extra lusso al polso, l’ha colpita? Molto diverso dal Bernardo Provenzano con la ricotta nel casolare…

A un Provenzano che abbia passato tutta la latitanza in quelle condizioni ho sempre creduto molto poco. Fu costretto a rintanarsi in un casolare perché si era prosciugata tutta l’acqua attorno a lui e perché le ultime persone di cui si fidava facevano quel tipo di vita. Ma ci siamo dimenticati Totò Riina? Quando fu arrestato a Palermo viveva da anni in via Bernini in una villa miliardaria con tanto di piscina e parco. Calogero Ganci? Quando aveva disponibilità economica si divertiva in discoteca. Nino Madonia faceva la bella vita in Germania. E Gaspare Mutolo girava in Ferrari a Palermo. Solo per fare qualche esempio. Frequentare i ristoranti più in voga, sfoggiare l’abito firmato… anche quelli di Messina Denaro sono comportamenti che mi sembrano particolarmente in linea con la storia dei boss mafiosi, nulla di nuovo insomma.

Non l’ha colpita neppure il fatto che Messina Denaro vivesse da latitante alla luce del sole vicino casa, a Campobello di Mazara?

L’intimidazione della mafia agisce così su un luogo, sottomettendolo.

Ma crede, lei pm del processo Trattativa, che abbia avuto coperture da parte di settori deviati dello Stato?

Ha avuto coperture certamente di persone che hanno fatto parte di istituzioni, politica, imprenditoria e massoneria. Poi, magari non lo cercavano con grande impegno o non avevano idea di una così palese scopertura…

Crede si possa essere consegnato?

Che si sia consegnato non lo posso dire. Credo che con quel tipo di malattia non si possa sopportare una latitanza, anche a livello psicologico, di qualsiasi tipo e che abbia allentato molto il suo livello, diciamo, di attenzione.

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