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Giuseppe Conte dice che “la contrasteremo” soprattutto “su Scuola e Sanità”. – annunciano che si mobiliteranno contro l’autonomia. “Oggi muore l’Italia”-
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Autonomia, “spacca-Italia” approvato: Meloni fa contenta la Lega
COSA PREVEDE IL TESTO – Tutto il potere a Palazzo Chigi e Camere aggirate. Calderoli stoppato da Meloni sui Lep: saranno finanziati
Il “contentino” elettorale a Matteo Salvini in vista delle Regionali in Lombardia è servito. Quella che il professor Gianfranco Viesti chiama “secessione dei ricchi” pure. Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato, tra gli applausi, il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai suoi ministri ha detto che “l’Italia è più unita e più coesa” ma spiegando che solo “la fissazione dei Livelli essenziali di prestazione è una garanzia di coesione e unità”. Salvini invece ha mandato un messaggio entusiasta nelle chat della Lega mentre al telefono con i governatori Attilio Fontana e Luca Zaia ha esultato: “Giorgia mantiene le promesse”. Il Carroccio rivendica la battaglia: Zaia parla di “giornata storica”, Calderoli in conferenza stampa ha detto che è stato il “centralismo a creare sperequazioni”.
Durante il Consiglio dei ministri non ci sono state tensioni politiche, anche se l’obiettivo di Fratelli d’Italia e di Forza Italia è quello di ritardare il più possibile il percorso dell’autonomia facendola andare di pari passo col presidenzialismo prendendo tempo. Tant’è che Silvio Berlusconi ha fatto sapere in un comunicato che il testo Calderoli “potrà essere migliorato” e che l’autonomia sarà effettiva solo dopo “la determinazione dei Lep e il loro finanziamento”. Insomma, il leader di Forza Italia si mostra più che prudente.
Tempi lunghi almeno 2 anni
D’altronde l’approvazione di ieri – che è solo “preliminare”, quindi il testo dovrà passare dalla Conferenza Unificata e poi tornare in Consiglio dei ministri – è il primo passo di un lungo percorso. Il disegno di legge sull’autonomia dovrà essere approvato dal Parlamento entro il 2023, poi partiranno le trattative per le singole intese con le Regioni e contestualmente la definizione del Livelli Essenziali di Prestazione (Lep) da parte di una commissione di esperti, sempre entro un anno. A quel punto i Lep saranno stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio (dpcm) e sia quelli che le intese dovranno passare – seppur con parere non vincolante – dal Parlamento e dalla Conferenza Unificata. Insomma, prima del 2024 non ci sarà niente di concreto.
Il testo cosa prevede
Il testo approvato dal Consiglio dei ministri, comunque, è stato ritoccato ulteriormente rispetto alla bozza iniziale di Calderoli. La modifica più grossa riguarda i Lep: non solo è sparito ogni riferimento alla spesa storica e l’autonomia non partirà senza che prima vengano definiti i Lep, ma dovranno essere anche finanziati. Lo specifica la relazione tecnica del disegno di legge: se la determinazione dei Lep “determini nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, si potrà accedere al trasferimento delle funzioni solo successivamente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse”. In sostanza, serviranno le coperture economiche. Un paletto in più per Meloni per ritardare l’autonomia ma allo stesso tempo tutto dipenderà da come definirà i Lep con Dpcm. Se sarà fatto limitandosi al livello minimo, non cambierà niente. Il Parlamento invece non sarà maggiormente coinvolto: potrà dare solo un atto di indirizzo sui Dpcm entro 60 giorni, mentre sulle intese le ratificherà a maggioranza assoluta dopo il passaggio in Consiglio dei ministri.
Per il resto, è rimasto tutto come prima: le Regioni potranno chiedere l’autonomia su tutte le 23 materie possibili (anche la scuola), le intese avranno valore per dieci anni ed è stato previsto un fondo perequativo per compensare le regioni del Sud più svantaggiate.
Proteste m5s e pd contro
Se in maggioranza c’è più di qualche perplessità per il testo approvato ieri (per esempio manca la norma su Roma Capitale), l’opposizione fa le barricate. Stefano Bonaccini, che pure in passato era stato favorevole all’autonomia, parla di “bozza irricevibile” mentre il leader del M5S Giuseppe Conte dice che “la contrasteremo” soprattutto “su Scuola e Sanità”. Anche 500 sindaci del Sud – di destra, sinistra e liste civiche – annunciano che si mobiliteranno contro l’autonomia. “Oggi muore l’Italia”, hanno scritto in un comunicato.