Marta Fascina esiste? Sta a Berlusconi come Clizia sta al poeta Montale: è il fantasma che lo cambia. C’è chi ha dubitato della sua esistenza, chi per anni ha cercato una sua foto. La prima, per molto tempo la sola, è stata scattata nel 2013. Era il comitato del Pdl, a Portici, provincia di Napoli. È il comune dove ha abitato e frequentato il Liceo Flacco. In città: “Mai vista”. La sua casa di origine è in via San Cristoforo. A un chilometro di distanza, in via Libertà, è cresciuta Noemi Letizia, la ragazza che nel 2009 fece perdere la testa e il governo a Berlusconi. Il sindaco, di sinistra, Vincenzo Cuomo: “Che io sappia, mai tornata”. È nata in Calabria a Melito di Porto Salvo, ma si è trasferita in Campania a otto anni ed è dunque solo un nome all’anagrafe. Un giornalista locale: “Mi dispiace. Niente”. Nel febbraio del 2018, Mimmo De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, ricevette una chiamata. Era lui, il presidente, il Cav., e gli chiedeva di “tutelare” e candidare in posizione alta, anzi, altissima (elezione certa) la dottoressa Marta Antonia Fascina. L’accento è sulla i. Venne inserita in ben due collegi plurinominali. A Napoli nord, al terzo posto (dietro Mara Carfagna) a Napoli sud, al secondo posto (al primo c’era Paolo Russo). Onorevole prima ancora di essere eletta. De Siano al telefono: “Presidente, obbedisco. Ma posso chiederle chi è?”.È la terza donna. Giorgia Meloni a destra, Elly Schlein a sinistra e lei sopra, ad Arcore, l’isola di Utopia italiana. In un venerdì di marzo, a soli 33 anni (è già alla seconda legislatura) Marta ha chiesto al sire di ridimensionare Licia Ronzulli e di promuovere il deputato Alessandro Sorte, il suo tenero Mammolo, coordinatore regionale della Lombardia. Il sire ha accordato. Un giorno, dicono a Villa Grande, a Roma, Berlusconi rivolgendosi ai suoi ospiti fece un segno che chi era presente non ha mai più dimenticato. Alzò il dito della sua mano destra, lo portò in alto, verso il capo, e disse: “Marta ha testa. Io amo la sua testa”. I suoi capelli sono biondi ma sfumano nel bianco come quello delle fate. Un cerchietto li raccoglie. È la sua corona. Indossa le gonne a sbuffo come nelle fiabe dei fratelli Grimm ma sono griffate dalla stilista Alessandra Rich, la stessa di Kate Middleton, la principessa di Inghilterra, la moglie dell’erede William. Marta ha baciato Silvio e da allora è Martaneve e vive chiusa nel suo castello con la golf cart: “Silvio, guida piano”.
Cambia solo la scenografia. Al posto dei folletti, ci sono i deputati di Forza Italia, Sorte e Stefano Benigni: si soffiano il naso e soffrono quando lei soffre. Al posto della campagna, e delle margherite, c’è l’erba sintetica dello stadio Brianteo del Monza calcio, ma prima era quella di San Siro perché Martaneve, anche su Instagram, è “mf9milan”, l’ex addetta stampa del Milan, presentata da Adriano Galliani a Berlusconi. Non ci sono mai state conferme. Altri assicurano che sia stata Marina a presentarla al padre. Sono congetture, come questa: “Ora anche Marina la teme”. Una terza versione: “Stava celata ad Arcore. Era il bromuro contro Francesca Pascale”. Questa è un’ulteriore variazione sul tema ed è raccolta sempre a Portici: “Si parla di una valanga di lettere spedite da Marta a Berlusconi. C’è chi l’ha vista alle Poste. Giorno per giorno. Continuamente. Assiduamente. Faceva la fila. Colla e francobollo. Ostinata. Berlusconi rimase stupito da tanta tenacia e chiese di conoscerla. In pratica esiste l’epistolario tra Silvio e Marta”.
Vittorio Sgarbi definisce infatti il suo amore “l’amor totale”, come quello che la poetessa Sibilla Aleramo provava per Dino Campana: “Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho visto con i miei occhi stamane. C’è tutto il bagliore del miracolo”. Per Sgarbi, Martaneve si è battuta contro Ronzulli (“Vittorio deve fare l’assessore alla Cultura in Lombardia”) e dunque, per Sgarbi, il suo sentimento non può che essere “canoviano” – addirittura – mentre il quadro che meglio la rappresenta è “Amor Sacro e Amor profano” di Tiziano.
Ad Arcore, la sera, vicina al paralume, confidano rilegga i romanzi delle sorelle Brontë. Nella sua libreria stanno vicini Anna Karenina con Le Affinità Elettive, Orgoglio e pregiudizio con la Certosa di Parma e poi le poesie di Giacomo Leopardi da Recanati. “A Silvio”, è la sua lirica. Il suo film resta Via col vento.
Per gli 85 anni di Berlusconi ha scelto Instagram per dichiararsi ancora: “Buon compleanno, amore mio. Marta”. Per gli 86 anni ha fatto cadere da una mongolfiera centinaia di palloncini a forma di cuore e nuovamente: “Buon Compleanno, amore mio. Marta”. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, è tra i pochi che ha conosciuto la madre Angela: “Una sera, a Napoli. È una donna coltissima”. La sola giornalista che l’ha vista è invece Monica Scozzafava, l’inviata del Corriere del Mezzogiorno. Riuscì a fermarla sotto il portone di casa, ma venne redarguita, sia chiaro, senza cattiveria: “Metta via il telefono. Per favore. Il gossip non appartiene alla nostra famiglia”. Nelle edicole i giornali titolavano: “Berlusconi. Marta Fascina incinta? Papà per la sesta volta”. La madre è un’ex insegnante in pensione. L’ex marito, il padre di Marta, è cancelliere presso il Tribunale di Napoli. L’altro figlio è Claudio, militare a Bolzano. Il 19 marzo del 2022, tutta la famiglia Fascina era a Villa Gernetto, a Lesmo, insieme a Gigi D’Alessio, Matteo Salvini, Sgarbi, Fedele Confalonieri e altri sessanta invitati per il primo “non matrimonio” tra Marta e Silvio. Era più vero del vero anche se era finto, una promessa di unione, una stregoneria che ha incantato pure Confalonieri che scherzando avrebbe detto: “Solo Silvio poteva inventarsi l’über matrimonio”. Gli anelli nuziali erano d’oro, di Damiani. Il vestito della sposa lo ha cucito per l’occasione Antonio Riva. Il padre di Marta ha perfino alzato la veletta e le ha avvicinato le labbra sulla fronte. Martaneve esiste. Alle ultime elezioni è stata eletta nel collegio di Marsala, ma per un consigliere regionale di FI: “È probabile che non sappia neppure come ci si arrivi a Marsala”. A Portici, al liceo, suo compagno di banco era Tullio Ferrante. Oggi è deputato, ma anche sottosegretario alle Infrastrutture e punta a scalare il partito, a ottenere il ruolo di coordinatore nazionale dopo aver ottenuto la carica di responsabile nazionale di FI per le adesioni. È stato stagista della Meloni quando lei era ministro della Gioventù. Alla Camera si muove da vicesegretario. Il suo profilo social è stato ripulito, cancellato. Un senatore di FI: “Sarà stato il Kgb?”. Anche quello di Marta è tabula rasa, bianco come la neve. Nella stessa scuola, ma molti anni prima, si era diplomato il magistrato Catello Maresca, che è stato candidato sindaco del centrodestra a Napoli. I vecchi cronisti raccontano che sempre a Portici abbia abitato pure Elio Vito, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, otto legislature, ex capogruppo di Forza Italia. Le poche volte che Martaneve è entrata alla Camera cercava Elio, incaricato di farle da tutor. Un anno fa si è dimesso e ha lasciato il partito: “Non voglio parlare. Perdonatemi”.Nel 2018, i parlamentari di Forza Italia cominciarono a comprendere che quella deputata, che aveva come cover del telefono l’immagine di Berlusconi, era vicinissima al sire. Le era stata concessa una grazia che in Forza Italia pochissimi hanno ottenuto: finire sulla prima pagina del Giornale. I suoi articoli sono otto, politica estera e interna, e sono presenti ancora in archivio. Uno fece allargare gli occhi perfino al caporedattore che lo stava per mettere in pagina. Veniva citato il filosofo Jürgen Habermas, lo stesso che Martaneve indica quando il suo sire straparla di Russia: “Anche Habermas ha scritto che nella guerra in Ucraina l’Occidente rischia di essere corresponsabile”. Rivelano che ad aiutarla a rileggere i testi fosse proprio Vito e che il compito sia stato poi assegnato al deputato di FI, Andrea Orsini. Tutte le interviste di Berlusconi le pensa Berlusconi ma le scrive Orsini. Dopo la separazione di Berlusconi dalla Pascale molti hanno provato a raccontare questo ultimo e speciale rapporto. Ma si può raccontare il silenzio? Quando Giorgia Meloni e Salvini vengono invitati a Villa Grande, o ad Arcore, lei, Martaneve, c’è sempre ma sempre tace. Che biografia può possedere una donna di soli 33 anni che da cinque anni vive reclusa, e felice, tanto da temere la bomba atomica e commissionare un rifugio bunker? È vero che lo abbia commissionato ma nel suo caso è più simile alla campana di vetro. Basta ruotarla e scende la neve. Rimase in silenzio anche quando, al tavolo, con i giocatori del Monza, Berlusconi aveva promesso un autobus Moulin Rouge in cambio della vittoria. E se fosse però solo la prima parte della fiaba che come scriveva Montale: “Ahimè, non mai due volte configura il tempo in egual modo i grani / la nostra fiaba brucerà in un lampo”? Martaneve era per i colleghi “muta d’accento”, “l’ermetica Marta”, ammiratrice della Russia di Putin, più antimeloniana della Ronzulli, per anni sua sorella maggiore. Cosa è accaduto? Prima di quello che in Forza Italia chiamano il “nostro 18 brumaio”, vale a dire la fine della rivoluzione ronzulliana, per mano della Fascina, e la successiva istituzione del Consolato composto da Fascina, Marina Berlusconi, Antonio Tajani, gli episodi di vita parlamentare che riguardano l’onorevole Fascina sono alla fine tre. Nel dicembre 2021 stigmatizza il mensile tedesco Siegessaule Magazin, colpevole di aver pubblicato in copertina l’opera del blogger Riccardo Simonetti, un uomo travestito da Madonna. Per Martaneve era stato “profanato un simbolo”. Dopo il fallimento della famigerata “operazione scoiattolo”, la ricerca di voti per fare eleggere Berlusconi presidente della repubblica, una sua frase stizzita: “Il nostro presidente dimostra di essere un gigante immenso in un teatro di personalità insignificanti, irrilevanti e passeggere”. Durante la crisi del governo Draghi, e l’uscita dal partito di Renato Brunetta, pubblica sul suo profilo Instagram questo giudizio: “Roma non premia i traditori”. È accompagnata dal video de Un Giudice, la canzone di De Andrè, e dal verso: “Un nano è una carogna di sicuro…”. È convinta che il suo Silvio sia stato raggirato da donne che puntavano solo alla materialità, vittima di una congiura, e che lei sia la sua “purezza”.Qual era la vita di Martaneve prima di Martaneve? La sua automobile era una Smart, i capelli erano ricci. Nel 2013 Fascina si era perfino candidata alle elezioni comunali con il Pdl totalizzando cinquantotto voti di preferenza, gli stessi voti che aveva totalizzato Luigi Di Maio a Pomigliano d’Arco. La vera proposta di legge depositata dalla Fascina alla Camera può benissimo essere una proposta dell’ex ministro 5s. È contro il cambio di casacca e per il vincolo di mandato. In Forza Italia c’era chi giurava: “È grillina”. In quello stesso anno, nel 2013, il 20 marzo, si laurea. Chi guarda oggi le sue fotografie, lei mano nella mano con Berlusconi, non riesce a immaginarla matricola, seduta in aula a seguire una lezione, studentessa con la tracolla, i jeans, le dispense fotocopiate.
Marta Antonia Fascina è stata matricola, la numero 1270023, della facoltà di Lettere e Filosofia dell’università La Sapienza di Roma. Al professore Giulio Ferroni, l’uomo canone, è sua la cattedra di letteratura italiana dal 1982 al 2012, il cognome non dice nulla: “Non è stata una mia laureanda”. Lo è stata infatti del professore Francesco De Melis, compositore, etnoantropologo. Si è laureata con una tesi sul film Passione, un documentario del regista John Turturro sulla musica napoletana. Martaneve ascolta infatti Raiz, il leader degli Almamegretta e la Tammurriata nera di Peppe Barra: “È nato nu criaturo niro, niro… / E ‘a mamma ‘o chiamma Giro/ Sissignore, ‘o chiamma Giro…”. Ed è dunque Malafemmena ma solo se la canta Silvio al ristorante da Cicciotto a Marechiaro, perché Napoli, la pizza, e i paccheri (ma dello chef Cerea) sono la loro malia. C’è un menù di baci tra Martaneve e Silvio e sempre c’è un tavolo, un ristorante. A Milano, Da Sofia, hanno incontrato Fedez e Chiara Ferragni e Berlusconi: “Sono io più famoso di voi”. A Bergamo hanno invece trovato la loro montagna incantata. Quando escono dal castello, il fine settimana, pranzano “Da Vittorio” alla Cantalupa Brusaporto, e dopo il caffè, e l’amaro, si concedono una passeggiata sul lago d’Iseo. Perfino questo lunedì, prima che Berlusconi venisse ricoverato al San Raffaele, i soli militanti che sono riusciti a sentire Berlusconi sono i fortunati di Bergamo dove il direttore d’orchestra è l’amico di Martaneve, Sorte. Era stato convocato un comitato provinciale del partito quando improvvisamente Sorte dice: “Amici, abbiamo una telefonata”. Era Martaneve e annunciava: “Amici, il presidente vuole comunicarvi un importante cambiamento. Vai Silvio”. Stava per essere ufficializzata la nomina di Sorte al posto di Licia Ronzulli, come coordinatore della Lombardia, ma il Cav. fa confusione con Alessandro Cattaneo che ha rimosso dalla carica di capogruppo alla Camera: “Ho deciso di nominare Alessandro…”. In sottofondo si sente la voce di Martaneve che suggerisce “Sorte, Sorte”. Ma lui, Berlusconi: “Alessandro Cattaneo”. A quel punto la telefonata si interrompe. Non è escluso che possa essere una burla di Berlusconi, un modo per irridere chi dice “Non è più lui” o chi alza le braccia perché “ora bisogna cercare una nuova casa. Forza Italia è finita. Marta vuole la guida”, un modo ancora per burlarsi, finanche, di Martaneve che ai deputati raccomanda: “Non dovete passare da Licia. Se avete richieste chiedete a me”.
Dove vuole arrivare? Ma a Berlusconi cosa importa? Cosa può chiedere, alla fine, un essere umano, anche il più fortunato della terra, il più ricco, se non avere accanto qualcuno che gli dica che la sua carne è ancora fresca e gentile malgrado le crepe sulla fronte e le pugnalate del tempo: “Sei più bello oggi di quando avevi trent’anni. Credimi”. Cosa può chiedere, di notte, lottando con il cuscino, se non una bocca che gli ricordi che l’umanità intera è solo uno sciame di insetti rispetto “a te, caro amore”? Cosa può chiedere, quando la vista si appanna e il respiro si inceppa, se non: “Ti presto il fiato mio e se vuoi vedrò quello che vuoi vedere tu, ma se serve non vedrò”? Quando, da soli, si pensa al saldo degli amici perduti ogni anno, un altro, uno ancora, cosa si può desiderare se non sentire che “Ercole non deve curarsi del tempo. E tu sei Ercole, il mio Ercole”? Nessun patrimonio vale la carezza che calma lo spavento: “Adesso, Silvio, adorato cuore, dormi. Domani ti leggo un’altra pagina di Martaneve…”.