Ordine del Giorno n. G/452/7/1 e 5 al DDL n. 452
G/452/7/1 e 5

Il Senato,
premesso che:
come si evince dai dati dello studio SVIMEZ sull’impatto socio-economico sul territorio della
filiera della Mozzarella di Bufala Campana DOP, la filiera bufalina in Campania “rappresenta un
esempio chiaro di come qualità e tradizione possano rappresentare non solo un elemento identitario
ma soprattutto uno strumento per creare reddito e occupazione”. La filiera genera infatti, direttamente
e indirettamente, 1,2 miliardi di euro dando lavoro a più di undicimila persone;
tale filiera è minacciata, oltre che dal normale rischio d’impresa, dalle epidemie di brucellosi
bovina, si stima una percentuale di infezione nel patrimonio bufalino allevato superiore all’8 per cento
nella sola provincia di Caserta;
la Legge 27 dicembre 2002, n. 292, recante “Interventi urgenti per la tutela della bufala
mediterranea italiana”, dispone che «La bufala mediterranea italiana è da considerare patrimonio
zootecnico nazionale, le cui caratteristiche genetiche sono da tutelare dall’immissione incontrollata di
capi esteri per salvaguardare le peculiari caratteristiche di tale razza; tale patrimonio deve essere
tutelato altresí da tutte le patologie infettive ed infettive, mediante piani regionali di profilassi
appositamente dedicati alla prevenzione ed eradicazione delle malattie a carattere diffusivo, a
salvaguardia delle produzioni di filiera e del consumatore. Ai fini del risanamento delle malattie
infettive ed infettive del patrimonio bufalino italiano, le regioni interessate, d’intesa con il Ministero
della salute, possono predisporre piani straordinari di intervento anche in deroga, fino ad un massimo
di sei anni, alle normative vigenti di riferimento, utilizzando anche le vaccinazioni come metodo
profilattico. Tali piani devono garantire la sicurezza dei prodotti derivati, in particolare la mozzarella di
bufala, attraverso specifiche misure sanitarie.»;
in Provincia di Caserta la presenza dell’infezione della Brucellosi nei Bufali è da sempre una
questione di centrale importanza visti gli effetti che riverbera sulla tenuta del comparto agrozootecnico,
sociale ed economico del territorio;
la situazione di rischio sanitario da brucellosi ed il correlato stato emergenza socio-economica
presenti nel territorio della Provincia di Caserta e zone limitrofe, ripropone oggi, aggravandole, le gravi
circostanze già affrontate durante l’emergenza sanitaria degli anni 2006-2008 quando il tasso di
prevalenza di brucellosi negli allevamenti era pari all’11.3 per cento;
per pervenire al superamento del citato stato di crisi furono adottate misure straordinarie ed a
carattere di emergenza con la possibilità di vaccinare i capi sieronegativi in tutti gli allevamenti
presenti nelle aree cluster, ed i cui esiti furono la stabilizzazione nel 2015, della prevalenza della
brucellosi nei capi intorno allo 0.8 per cento;
le vaccinazioni sono state sospese dal primo gennaio 2014 a tutt’oggi, inizialmente ai sensi
della Delibera Giunta della Regione Campania n. 313/2014 e poi con la DGR N. 207 del 20 maggio
2019, nei fatti disponendo il “blocco” delle vaccinazioni contro la brucellosi bufalina in provincia di
Caserta. In più, la Regione Campania con la DGR 207/2019 ha sostituito il Test comparativo dell’IDT
Aviare previsto dal Reg. UE n. 1226/2002 con un test al gamma interferone con registrato per i bufali
italiani, utilizzando il Kit Bovigam della “ThermoFisher Scientific” che ha attestato nero su bianco che
“la procedura per certificare il kit Bovigam per il Bufalo mediterraneo italiano (Bubalusbubalis)è
iniziata. Il set completo di dati è in corso di valutazione”; infatti il Bovigam non è registrato ne è
validato per l’uso nel bufalo (Bubalusbubalis); procedura peraltro nuovamente confermata con la DGR
n.104 dell’8 marzo 2022;
i capi di Bufali abbattuti nell’ultimo anno e nella sola Campania sono oltre 37.000, con una
prevalenza in Provincia di Caserta superiore al 10 per cento per la brucellosi e con una prevalenza del
1,3 per cento perché sospetti di aver contratto la TBC Bovis agli accertamenti in vita operati dall’ASL e
dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) di Portici per le anomale procedure previste dalla DGR
N.207/2019 della Regione Campania;
mentre alla macellazione oltre il 90 per cento dei bufali risultano negativi agli esami autoptici
e risultano negativi anche ai successivi specifici analitici accertamenti di laboratorio sugli organi
prelevati da ASL e IZS agli stessi bufali abbattuti; esami negativi per PCR-DNA per
l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina si sono dimostrati inefficaci (aumentano le
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MycobcteriumBovis, ed esami microbiologici sempre per TBC Bovis. Difronte a tale scenario ed alla
inefficacia delle corrispondenti Delibere regionali recanti Piani di controllo delle malattie infettive della
bufala mediterranea in Campania, anche le organizzazioni agricole hanno preso posizione, lamentando
che detti Piani più che configurarsi come piani di eradicazione delle malattie infettive, somigliano più a
<piani di eradicazione della bufala>, che insieme alla lotta alla brucellosi e tubercolosi nelle bufale,
probabilmente porteranno alla scomparsa delle bufale;
la Commissione UE, con atto n. E-004312/2019(ASW), in risposta all’atto E-004312/2019, ha
dichiarato che “Sebbene la normativa UE non preveda l’obbligo di vaccinazione per la brucellosi, la
Commissione ha raccomandato a più riprese questa procedura alle autorità italiane per le zone con
alto tasso di infezione, in cui rientrano le bufale della Campania”. La stessa Commissione UE, in
risposta all’Interrogazione n. E-004357/2019, con risposta n.IT E-004357/2019, ha dichiarato di
essere pienamente consapevole della situazione relativa alla brucellosi bovina in Italia e, nello
specifico, alla brucellosi bufalina in Campania. Essa ha precisato altresì che fornisce assistenza tecnica
agli Stati membri per quanto riguarda l’eradicazione della brucellosi bovina, in particolare attraverso
visite di esperti della task force per il controllo dell’eradicazione delle malattie. Tali visite sono
organizzate su richiesta delle autorità nazionali competenti;
la Commissione dichiara anche che per molti anni ha erogato un consistente sostegno
finanziario per l’eradicazione della brucellosi bovina in Italia. Negli ultimi 10 anni sono stati versati
all’Italia quasi 40 milioni di euro per cofinanziare le misure attuate contro questa malattia, anche nel
patrimonio bufalino della Campania.Tuttavia i risultati conseguiti negli ultimi anni sul patrimonio
bufalino in Campania sono di gran lunga inferiori agli obiettivi concordati, e spetta in primo luogo alle
autorità nazionali e locali competenti, in collaborazione con la comunità agricola, progredire più
rapidamente nell’eradicazione di questa malattia adottando tutte le misure necessarie, nel rispetto
delle norme obbligatorie dell’UE e delle raccomandazioni tecniche fornite dagli esperti. La
Commissione termina la propria risposta ammonendo che nel caso in cui dopo molti anni le misure
attuate non portino a un chiaro progresso nell’eradicazione della malattia, il sostegno finanziario
dell’UE potrebbe essere interrotto. Nel 2019 sono già state applicate, per la prima volta, sanzioni
pecuniarie per l’eradicazione della brucellosi bufalina in Campania, in seguito ai risultati deludenti
raggiunti nel 2018 in questa regione;
in pratica la situazione epidemiologica in Campania per la brucellosi e la tubercolosibovina e
bufalina sta peggiorando. Tanto che il 30 settembre 2022 il responsabile del Settore Veterinario
dell’Assessorato alla Sanità della Regione Campania ha firmato un Decreto Dirigenziale per la
rimodulazione delle aree cluster di infezione per brucellosi e tubercolosi bovina e bufalina, che
risultano così ampliate rispetto a quanto previsto dalla DGR n.104 dell’8 marzo 2022, con la quale la
Regione Campania si è data il nuovo Programma Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive
delle Specie Bovina e Bufalina in Regione Campania;
le infezioni avanzano, spostandosi dentro la provincia di Caserta: dal Basso Volturno fin verso
il vulcano spento di Roccamonfina, monte Massico ed il massiccio del Matese, ma anche al di fuori di
Terra di Lavoro: a Salerno e nella recentemente dichiarata indenne Avellino.
I territori dei comuni di Cancello ed Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria La Fossa
con la DGR n.104 dell’8 marzo 2022 erano i comuni inizialmente dichiarati area cluster d’infezione da
brucellosi poiché almeno il 50% presentava focolai attivi negli ultimi 2 anni; tutti in provincia di
Caserta e localizzati nel comprensorio del Basso Volturno;
con la rimodulazione del 30 settembre si aggiungono a questa lista i comuni di Francolise,
Carinola e Sparanise, segno che l’infezione si è accanita anche sulla destra idrografica del Volturno e
inizia a guadagnare terreno verso i territori più a monte, che raggiungono l’agro Caleno e i primi
contrafforti del vulcano di Roccamonfina. Poi ci sono le aree cluster d’infezione grandi meno del 50%
del territorio comunale e si trovano in altri centri. Da Calvi Risorta a Capua, Falciano del Massico,
Mondragone, Pastorano, Pignataro Maggiore, fino a Vitulazio, Villa Literno e San Tammaro;
occorre procedere urgentemente per una maggiore salvaguardia del prezioso patrimonio
bufalino italiano tutelato dalla Legge n.292/2002 attraverso l’approvazione di un Decreto
Interministeriale ad hoc, del Ministro dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste ed del
Ministro della Salute, per l’approvazione di nuovi piani di intervento per il contenimento e
l’eradicazione delle patologie infettive, in particolare della brucellosi e della tubercolosi bufalina, in
applicazione delRegolamento UE n. 689/2020;
gli stessi “piani” devono avere tra i punti di forza il principio della responsabilizzazione
aziendale attraverso la piena attuazione del diritto/dovere di autocontrollo sanitario e ambientale
dell’azienda zootecnica, la provincializzazione degli stessi, sì da poterne garantire la massima efficacia
in ragione delle specificità territoriali e epidemiologiche, e l’opportuno ricorso alle campagne di
vaccinazione in ragione di una logica di sana ed efficiente prevenzione sanitaria;
in Campania ed in particolare nel Casertano (provincia che da sola fornisce oltre il 60% della
produzione di latte bufalino per la pregiata mozzarella di bufala DOP), i più recenti programmi per
https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/print/19/Emendc/1370048/1367629/0 3/3
aree cluster per entrambi le patologie) e drammaticamente fallimentari: negli ultimi dieci anni, per
sospetta brucellosi o tubercolosi bufalina sono stati infatti abbattuti oltre 140mila capi rivelatisi poi
sani alle indagini diagnostiche post mortem;
la vicenda è ben nota e ben descritta dalla cronaca nazionale oltre che nelle aule dei tribunali
amministrativi e penali. Peraltro non v’è dubbio che di fronte a episodi epidemiologici e a programmi
di eradicazione che, anziché rivelarsi efficaci, rischiano di sterminare ingiustificatamente decine e
decine di migliaia di animali peraltro riconosciuti “senzienti” dagli Articoli 9 e 41 della Costituzione e
da una legge dello Stato (L. 292/2002), vengono travolte centinaia e centinaia di aziende zootecniche
locali che costituiscono la spina dorsale dell’economia territoriale di tante province a vocazione rurale,
con la perdita di decine di migliaia di posti di Lavoro, con le loro famiglie e lo Stato stesso è chiamato
ad intervenire e a farlo in prima persona;
Impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di intraprendere iniziative volte al contenimento e all’eradicazione delle
patologie infettive del bestiame bufalino italiano, con la piena applicazione del Regolamento UE n.
689/2020, in cui siano previste, in particolare, le seguenti misure prioritarie:
a) l’autocontrollo sanitario ed il pieno riconoscimento del ruolo dell’allevatore in quanto OSA
(Operatore di Sicurezza Alimentare) che assicura e garantisce la salute del bestiame e la qualità
igienico-sanitaria delle produzioni zootecniche, avvalendosi della collaborazione di veterinari aziendali
e dei Laboratori Ufficiali riconosciuti dallo Stato;
b) l’adozione di nuovi piani provinciali di profilassi per il contenimento e l’eradicazione delle
patologie infettive del bestiame bufalino allevato, in particolare la brucellosi e la tubercolosi, nel pieno
rispetto delle norme della World Animal Health Organizatione (OIE) e dei Regolamenti (UE),
prevedendo l’uso dei vaccini;
c) la tracciabilità del latte bufalino per garantire il controllo igienico-sanitario della filiera di
produzione, in tal senso definendo le modalità con cui l’Autorità competente, addetta al controllo
igienico-sanitario dei prodotti di origine animale, ne assicuri la vigilanza, ai sensi e per gli effetti
dell’articolo 4 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito in legge, con modificazioni, dalla
legge 11 agosto 2014, n.116 e del regime di cui al Regolamento UE 2017/625;
d) l’istituzione di un “tavolo di confronto permanente” presso il Ministero dell’Agricoltura, della
Sovranità Alimentare e delle Foreste, formato da rappresentanti del medesimo ministero
dell’agricoltura e del ministero della salute, dai rappresentanti del settore dell’allevamento bufalino,
segnatamente della Provincia di Caserta, da esponenti della regione Campania e della ASL
competente, finalizzato a monitorare e verificare costantemente la corretta applicazione dei sopra
citati piani provinciali e delle speciali procedure operative, al fine di limitare al massimo gli
abbattimenti degli animali allevati.