“Ora scusatevi”. Shit storm contro giudici e giornalisti
I GIORNALI SCATENATI – “Boiata pazzesca”, “invenzione”, “persecuzione”. Foglio, Riformista, e Giornale all’attacco di chi ha parlato dell’inchiesta
di STEFANO CASELLI
29 APRILE 2023
Il meccanismo, semplice, è sempre lo stesso: le sentenze che non piacciono sono ingiuste e politiche, quelle che piacciono celestiali e, soprattutto, valgono come patente immacolata per gettare melma su chi – giudici o giornalisti – si suppone sia “sconfitto”. Poteva fare eccezione la sentenza della Cassazione sulla cosiddetta Trattativa Stato-mafia? No.
Da il Foglio a il Giornale, passando per Libero e Il Riformista, in tutti i quotidiani allergici alla magistratura (almeno a quella in vita) e al controllo di legalità al di sopra di un certo livello di potere e di un certo censo è un tripudio di lodi e sberleffi: “Disfatta manettara”, “Quell’assurda guerra che ha distrutto le vite di tanti servitori del Paese” (Il Giornale), “La Trattativa non c’è stata. Gli imputati sono innocenti, i pm forse no”, “Trattativa, dieci anni di balle. Scusatevi con Mori e i Ros” (Il Riformista), “Trattativisti umiliati”, “Sì, era tutta una boiata” (Il Foglio).
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“I soli colpevoli, oltre ogni ragionevole dubbio – esulta Tiziana Maiolo sul Riformista – sono coloro che il processo-farsa, il processo-bufala, il processo-calunnia, hanno voluto e costruito (…) un gran numero di giudici, e (…) giornalisti, scrittori, registi e compagnia cantando che in tutti questi anni (…) hanno lucrato e fatto carriere sulla trattativa che non c’era”. Posizioni, peraltro, ben sintetizzate dal prossimo direttore editoriale della stessa Maiolo, Matteo Renzi, che giovedì ha twittato: “Certe redazioni come quella de Il Fatto Quotidiano dovrebbero scusarsi o al massimo tacere per qualche anno. Non lo faranno perché non conoscono il significato della parola Vergogna”.
“Avevo ragione – dichiara il professor Fiandaca a Giuseppe Sottile sul Foglio – a sostenere che il processo fosse una boiata pazzesca. Un pasticcio giuridico, non si sarebbe mai dovuto fare. (…) È evidente che i pm sono andati all’avventurosa ricerca di un ipotetico reato perché muovevano da un pregiudizio storico-morale”. “Chiunque sapesse un po’ di diritto – scrive alla stessa testata il gip di Milano, Guido Salvini – sapeva che il processo galleggiava sul nulla, sostenuto soprattutto dai mass media, e che prima o poi sarebbe affondato. Un vero Titanic per alcuni pubblici ministeri”. “Le voglio strappare un sorriso – domanda Aldo Torchiaro al generale Mario Mori sul Riformista – come vedrebbe l’introduzione del reato di favoleggiamento mafioso?”. “La battuta è bella – risponde Mori – ma l’ha detto lei. Però c’è stato eccome. È durato 27 anni, per quello che mi riguarda”.
Alla fine ci può anche stare. La Cassazione dice la parola fine, chi vince ride, chi perde no. Tra gli assolti, lo sappiamo, c’è anche Marcello Dell’Utri, già condannato in Cassazione a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa in altro processo. Secondo la logica del “vergognatevi e chiedete scusa”, certi ultras dell’ermellino a Dell’Utri non dovrebbero chiedere nemmeno un numero di telefono. Macché, come sappiamo Dell’Utri è “un perseguitato dalla magistratura”, lo ha scritto ieri Piero Sansonetti su Il Riformista. In fondo è così semplice avere le idee chiare.
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