Generazione Z 29 APR 2023

La scuola senza voti

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Le battaglie studentesche si concentrano sempre più sul malessere psicologico tra le mura scolastiche. Al liceo Manzoni di Milano i prof si sono arresi alle richieste avanzate da studenti e studentesse durante l’occupazione: i voti numerici dovranno essere accompagnati da motivazione scritta. L’idea è stata del del collettivo studentesco dell’istituto “Manzoniantagonista” che ha denunciato come «lo studio più che fonte di arricchimento e passione, è sinonimo di ansia, frustrazione e sofferenza a causa del peso della competizione e del giudizio attraverso il voto».

In un movimento che non si ferma lì. Infatti, c’è chi è andato oltre, e i voti ha deciso proprio di toglierli. Il caso più recente è quello del liceo Giordano Bruno di Mestre. Insomma, da Milano a Venezia, ma passando per tutta Italia, cresce la rivolta contro un sistema scolastico – spiegano gli studenti – «che vuole vederci o come eccellenze, piccoli trofei da esibire, o come quelli che sono stati schiacciati dal peso della scuola e non ce l’hanno fatta». E la protesta inizia a dare i suoi frutti con sempre più licei che cercano di riorganizzare il sistema di apprendimento e valutazione.

Gli studenti contro la scuola del voto. Da Milano a Venezia cresce la rivolta: «Siamo schiacciati dalla competizione» – Le interviste

Essere sfrattati a 76 anni, a Roma

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«Vivo nel terrore che possano arrivare e sbattermi fuori. Non so cosa fare e non so dove andare». Sono queste le parole di Rosanna a Open. Da oltre 20 anni vive nella periferia romana in una casa di proprietà dell’Inps. Le fu assegnata nonostante la 76enne avesse fatto presente allora che il canone d’affitto era troppo alto per lei. Ora è in pensione da un lavoro che la pagava a singhiozzo, e ogni giorno rischia di trovarsi senza un tetto sopra la testa.

Quello di Rosanna è solo uno degli esempi della crisi abitativa che nella capitale si fa sempre più grave. Tra sfratti, tagli ai sussidi e graduatorie per le case popolari che non si scostano di un millimetro nonostante gli alloggi siano vuoti.

Sfratti, taglio ai contributi, graduatorie immobili: a Roma torna la crisi abitativa – Le storie

Italia: un Paese di porte chiuse male…

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“123456” è la password più diffusa in Italia. Un numero che può aprire tante porte, ma che non dovrebbe, dato che in un attacco hacker può essere indovinata in appena un secondo. Lo ha spiegato il report di Nordpass, in occasione della giornata mondiale delle password di due giorni fa. I consigli per crearne una sicura sono sempre gli stessi: usare caratteri di ogni tipo e mischiarli in parole che non abbiano un senso compiuto. L’importante, però, è seguirli.

Qui sotto trovate l’articolo completo sul World Password Day, che evidenzia un dato allarmante: Secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, circa il 64% dei furti di password avviene a causa di azioni «maldestre» da parte degli utenti. 

World Password Day, in Italia la più usata è ancora «123456». Regole e consigli per proteggersi dal furto di dati sensibili

…e di stampa non così libera

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L’italia è tornata a essere il 41esimo Paese al mondo per la libertà di stampa, dopo lo scivolone al 58esimo posto dello scorso anno. Il contesto generale, però, è pessimo nel resoconto annuale di Reporter Senza Frontiere: solo 3 paesi su 10 hanno una situazione considerata soddisfacente.
A far peggiorare il quadro sono in gran misura i regimi autoritari, che hanno sempre più mezzi per punire le “diffamazioni” a mezzo stampa. Ma c’entra anche l’intelligenza artificiale che, assottigliando la differenza tra vero e falso, mette a repentaglio il diritto all’informazione.

Libertà di stampa, situazione “grave” in 31 paesi: è record. L’Italia riconquista le 17 posizioni perse lo scorso anno

Swipe left per la Russia

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Tinder ha lasciato la Russia. Mentre tanti marchi avevano fatto la stessa cosa in questo periodo dello scorso anno, l’app di incontri statunitense se ne andrà dal prossimo 30 giugno. La motivazione, spiega l’azienda, è la difesa dei diritti umani, ricordando che Vladimir Putin è stato incriminato dalla corte penale internazionale. Lo scorso settembre, poi, l’Europol aveva evidenziato come le app di incontri possano avere un ruolo nel traffico di esseri umani.

Anche Tinder lascia la Russia, l’addio dopo più di un anno di guerra per la stretta del Cremlino

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Dalla redazione di Open

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