CONSIGLIO DI STATO

Agenzia Entrate, concorso 2010 annullato: erano passati dirigenti anche con zero titoli

27 GIUGNO 2023

Scriveva un anno fa il Tar del Lazio che “un candidato teoricamente in possesso di 16 lauree avrebbe conseguito un punteggio di 15 punti su 20”, cioè meno del massimo, quindi poteva essere superato da chi ne aveva totalizzati 90 sui 100 della prova orale, più influenzabile da criteri soggettivi. Potevano non bastare anche master (0,75 punti come le lauree aggiuntive), monografie (0,6) e articoli su riviste scientifiche (0,05).

Il Consiglio di Stato ha confermato ieri, con sentenza 472/2023, l’annullamento del concorso per 175 dirigenti di seconda fascia dell’Agenzia delle Entrate, bandito nell’ormai lontano 2010, per “manifesta violazione dei principi di ragionevolezza e logicità dell’azione amministrativa”. È dunque definitiva la decisione presa nel 2022 dal Tar del Lazio su ricorso di alcuni candidati assistiti dagli avvocati Federico Dinelli e Giuliano Grüner: uno di loro per i titoli aveva un punteggio superiore al doppio della media dei vincitori. Le graduatorie sono da rifare: qualche dirigente tornerà funzionario, altri ne prenderanno il posto e chiederanno i danni. Pagherà lo Stato, cioè chi paga le tasse all’Agenzia. Che assicura: “Si conformerà immediatamente alla sentenza”, ma “fino alla pubblicazione della nuova graduatoria rimarrà valida quella pubblicata”. Sembra una barzelletta. L’Agenzia, dopo aver distribuito incarichi dirigenziali temporanei ad personam, 13 anni fa aveva fatto un concorso. Ma era stato annullato dal Tar, su ricorso del sindacato Dirpubblica, perché riconosceva un peso eccessivo alle funzioni dirigenziali già esercitate illegittimamente, con una sorta di sanatoria. Nel 2012 il governo Monti ha trasformato in legge il regolamento che lo prevedeva, ma la Corte costituzionale nel 2015 ha tirato giù tutto. E il Consiglio di Stato ha ordinato all’Agenzia di cambiare i criteri. Non è bastato. Perché si assegnavano fino a 100 punti per l’orale e fino a 100 per i titoli – quelli accademici ma anche di servizio, pubblicazioni, partecipazioni a commissioni, ecc. – rendendo tuttavia irraggiungibile il massimo. Infatti il migliore ha fatto 11,6 su 100 e ci sono vincitori con zero titoli o poco più, ma 80 o 90/100 all’orale. Insomma, scrivono i giudici, il risultato è stato “appiattire in modo palesemente irragionevole i sub-punteggi attribuibili per titoli” e “alterare l’equilibrio ponderale, a scapito della componente valutativa avente i requisiti di maggiore obiettività”.

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