ISTITUZIONI 05 Lug 2023
Diffamazione, Rai e pluralismo: la Ue ‘bacchetta’ l’Italia
Pubblicato il Rapporto sullo Stato di diritto 2023. Pur in un quadro d’insieme che non vede «alcun regresso importante», al nostro Paese viene chiesto uno sforzo in più sui temi dell’informazione, comprese la protezione del segreto professionale e la tutela delle fonti.
L’Unione Europea chiede all’Italia di «proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti». È quanto si legge nel rapporto sullo Stato di diritto 2023 della Commissione Ue presentato mercoledì 5 luglio 2023.
Rilevando poi che «i media di servizio pubblico svolgono un ruolo importante nel panorama mediatico italiano», il Rapporto si sofferma quindi sulla necessità di rafforzare le garanzie per la loro indipendenza editoriale e finanziaria. «Non ci sono stati sviluppi – si legge – per quanto riguarda il quadro legislativo che regola la governance e il sistema di finanziamento del servizio pubblico Rai-Radiotelevisione Italiana, nonostante la necessità, come indicato nel Rapporto sullo Stato di diritto 2022 e nel media report del 2023, di una riforma che consenta alla Rai di essere meglio equipaggiata rispetto ai rischi di influenza politica e finanziaria».
Inoltre, «il governo italiano – prosegue il Rapporto – ha adottato misure per sostenere i media in difficoltà economica, ma sono necessari interventi più strutturali per promuovere il pluralismo dei media». «Dopo la crisi Covid-19, gli indicatori di sostenibilità economica sono migliorati e i ricavi dei media tradizionali hanno iniziato a crescere. Tuttavia, la ripresa del settore dei media è più lenta rispetto a quella dell’economia generale e non ha invertito il declino strutturale del settore, in particolare per quanto riguarda la stampa, dove le parti interessate temono una recrudescenza della disoccupazione».
Dunque «è necessario un maggior numero d’interventi strutturali, concepiti in modo tale da evitare la concentrazione dei finanziamenti presso i media di grandi e medie dimensioni e garantire una distribuzione più equa delle risorse ai media senza scopo di lucro, piccoli o locali, al fine di sostenere meglio l’industria dell’informazione regionale e locale, dove i giornalisti sono più vulnerabili e gli effetti della crisi economica hanno un impatto più grave sulla libertà e sul pluralismo dei mezzi di informazione».
Presentando il Rapporto, la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, ha evidenziato che «non abbiamo osservato alcun regresso importante in nessuna delle aree coperte quest’anno» ma «sono ancora necessarie ulteriori azioni e in alcuni Paesi prevale il rischio sistemico».
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