IL CASO

Dossier, 100 accessi sospetti Crosetto: “Attacco a governo”

PROCURA DI PERUGIA – Segnalazioni di Bankitalia, indagato ex finanziere della Dna Il ministro che innescò l’inchiesta: “Pezzi di Stato contro le istituzioni”

4 AGOSTO 2023

Sarebbero almeno un centinaio gli accessi sospetti – perché non giustificati e non tracciati con atti scritti – alle banche dati finanziarie finiti nel mirino dell’inchiesta della Procura di Perugia su un presunto dossieraggio contro politici e personaggi pubblici. Uno solo finora è il nome noto delle presunte vittime, il ministro della Difesa Guido Crosetto, autore il 31 ottobre scorso della denuncia che ha dato il via alle indagini, e che ritiene “gravissimo che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi”. Al momento c’è solo un indagato: il “pezzo dello Stato” a cui allude Crosetto sarebbe un maresciallo del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma, che era applicato al gruppo di polizia giudiziaria sulle “segnalazioni operazioni sospette” in Direzione Nazionale Antimafia. È una struttura chiamata a occuparsi di quelle operazioni finanziare sulla cui liceità gli istituti di credito nutrono dubbi e quindi segnalate alla Banca d’Italia. Che, a sua volta, deve interessare la Dna e il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, con le informazioni che confluiscono in banche dati per essere vagliate e alle quali hanno accesso pochissime istituzioni, tra cui i Servizi segreti.

Il finanziere avrebbe estratto informazioni riservate su Crosetto poco prima che su Il Domani uscissero notizie sui suoi compensi da consulente dell’industria bellica, denunciandone un conflitto d’interessi. I pm di Roma lo hanno perquisito, gli hanno chiesto spiegazioni. Lui si è difeso rivendicando la correttezza del suo operato e la piena sinergia con i pm della Dna competenti per il suo gruppo di lavoro. Alla cui guida c’era il sostituto Dna, Antonio Laudati. C’era, perché il procuratore capo della Dna Giovanni Melillo lo ha avvicendato e da allora coordina personalmente quel gruppo, mentre il finanziere ora lavora altrove. Ed è da qui che bisogna partire per provare a capire perché un fascicolo aperto a Roma per fatti commessi a Roma sia finito ad aprile a Perugia, competente per i reati che vedono coinvolti – come indagati o parti lese – magistrati della Capitale. Nel comunicato firmato e diffuso dal procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, si precisa “che gli accertamenti vengono condotti con la piena collaborazione e la totale sintonia col procuratore nazionale antimafia che aveva, già prima dell’avvio delle indagini, provveduto a riorganizzare radicalmente il servizio Sos”. Un servizio si riorganizza se non funziona o se ci sono proteste fondate sul modo in cui opera. E di fughe di notizie sulle ‘sos’ di politici di primissimo piano sono pieni gli archivi dei quotidiani degli ultimi tre anni.

Tornando al finanziere, l’uomo è indagato per accesso abusivo a sistema informatico. L’iscrizione è avvenuta a Roma dopo l’esposto di Crosetto, ma il comunicato di Perugia dice che le indagini “si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazioni di notizie riservate in danno del ministro Crosetto, e sono state già sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti”.

Il ministro non è quindi l’unica parte offesa di quella che secondo le nostre fonti appare come soltanto una piccola fetta del mercato di informazioni riservate di cui si nutre il mondo moderno del cybercrimine. Un mondo contro il quale servono armi affilate. Prima di approdare alla guida della Dna, da procuratore capo di Napoli Melillo aveva creato una sezione apposita contro questo tipo di reati. L’indagine più importante di quel pool, “Exodus”, scoperchiò una vicenda di presunte intercettazioni illegali e di file giudiziari trasferiti su server esterni e fuori dal controllo delle procure di riferimento. Per Crosetto “è emersa l’esistenza di un tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false per attaccarmi”. “A parte la grave fuga di notizie che rischia di inficiare il grande lavoro fatto prima dalla Procura di Roma e ora da quella di Perugia – prosegue – considero gravissimo che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi”.

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