1861 / COSPIRAZIONE: A ROCCAMONFINA, A SAN CIPRIANO E TEANO BRIGANTAGGIO E DUPLICE OMICIDIO A ROCCA D’EVANDRO
Giovanni de Pippo di Roccamonfina, secondo l’accusa, nell’agosto del 1861 si rendeva colpevole di aver avuto relazioni con agenti borbonici in Roma per cospirare contro il governo e da dove faceva ritorno il 23 agosto portando aiuti, speranze ed ordini agli affiliati nella cospirazione –
La sera del 5 settembre, avrebbe dovuto invadere il comune di Teano e disarmare il posto di Guardia Nazionale, uccidere i liberali e chiamare il popolo alla rivolta.
La notte del 13 dello stesso mese, infine, raccoglieva uomini nella contrada Campagnoli per un’ altra azione, ma, poiché era sorvegliato, veniva arrestato insieme ad altri.
Tutti gli imputati rinviati a giudizio venivano assolti con formula piena.
Il presente processo è segnato nel Registro Generale della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere al N. 73 e archiviato, in origine, al fascio 4
FATTO DI NATURA DA ECCITARE IL DISPREZZO ED IL MALCONTENTO CONTRO LA SACRA PERSONA DEL RE IN S . CIPRIANO.
L’undicenne Antonio Nappa di S. Cipriano l’8 giugno 1868, trovandosi nel posto di Guardia Nazionale, con una bacchetta lanciava dei colpi all’effige del principe ereditario esclamando :”Che brutta figura. Questa é causa del caro pane”. Processo segnato nei registri generali della Corte di Assise di S. Maria C.V. al numero 749 ed archiviato, in origine, al fascio 5.
DISCORSO PUBBLICO TENDENTE AD ECCITARE IL DISPREZZO ED IL MALCONTENTO CONTRO IL RE E LE ISTITUZIONI IN TEANO.
Il 28 giugno 1868 veniva arrestato da un ufficiale della Truppa stanziata in Teano, tale Luigi Paolillo per aver sparlato in luogo pubblico in Teano contro le istituzioni costituzionali e la sacra persona del Re. Il processo, che si concludeva con sentenza del 2 settembre 1869, é segnato nei registri generali della Corte di Assise al numero 968 ed archiviato in origine al fascio 6.
ASSOCIAZIONE DI MALFATTORI, GRASSAZIONI, SEQUESTRI A SCOPO DI ESTORSIONE SEGUITI DA OMICIDI IN CONTRADA CANALE NEL TENIMENTO DI ROCCA D’EVANDRO.
Il 16 marzo 1865 una banda di briganti capitanata da Alessandro Pace, coadiuvata probabilmente da quella di Giacomo Ciccone, penetrava nell’abitazione di Antonio Teoli di Paolo posta in contrada Canale, nel tenimento di Rocca d’Evandro.
I malfattori, dopo aver mangiato, rubato tutto quanto avevano trovato e seviziato il Teoli al fine di estorcergli danaro, andavano via conducendo con sé i figli del malcapitato, Giacomo e Francesco.
Pochi giorni dopo, i briganti, non avendo ricevuto i tremila ducati chiesti per il rilascio dei giovani, li assassinavano. Il processo, poiché i capi sfuggivano alla cattura, si svolgeva a carico di alcuni manutengoli arrestati; e segnatamente contro tale Antonio Teoli di Michele che, secondo le indagini svolte, per astio e gelosia contro i fratelli Teoli aveva incitato i briganti alla loro cattura.
Processo in due fascicoli segnato nel registro generale della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere al numero 420 ed archiviato in origine al fascio 10.
2 – Continua – FONTE: ARCHIVIO DI STATO DI CASERTA