Napoli, via  Cavolino 7, quartiere dell’ Arenaccia, ore 4:16 del 13 marzo 2021. Il 44enne Pino Iacomino, albergatore di Ercolano, esce dalla casa dove vivevano la sua ex compagna Ornella Pinto e il loro figlioletto Daniele. Bussa alla bussa alla dirimpettaia, le dice di avere ucciso Ornella e fugge. La vicina di casa telefona al 113, nel frattempo arrivano la sorella e il cognato della vittima, poi i poliziotti, successivamente gli operatori del 118. Ornella, insegnante di 42 anni, giace sul pavimento in una pozza di sangue, sotto il suo corpo c’è un coltello da cucina, l’arma del delitto, è stata colpita per 13 volte: quattro al torace, una sotto l’ascella sinistra, otto alla schiena. Ornella viene trasportata all’ospedale Cardarelli dove muore verso le 11. Nel frattempo Iacomino, fuggito sino a Terni con la propria macchina, alle 7:30 circa si consegna ai Carabinieri. Confessa il delitto, è sotto stress ed agitato, piangendo dichiara di avere agito in seguito a un raptus,  di aver perso il controllo quando la donna lo aveva insultato  intimamente sulla sua paternità. Gli inquirenti invece sin dall’inizio seguono la pista dell’omicidio premeditato, non gli credono, Iacomino viene rinviato a giudizio per omicidio premeditato con l’aggravante della crudeltà, della convivenza e della presenza al fatto del figlio minore. Nel maggio del 2022 viene condannato all’ergastolo. All’inizio del processo Iacomino dichiara ancora una volta di essere pentito, di avere ucciso in modo non premeditato ma perché ha perso il controllo, e chiede di essere condannato per quello che ha fatto; omicidio volontario ma non premeditato. Vuole espiare. La sentenza ritiene che l’omicidio sia premeditato per una serie di ragioni, ad esempio, che Iacomino abbia portato con sé l’arma del delitto con l’intenzione di ucciderla, che il pugnalamento è iniziato a tradimento con colpi alla schiena mentre la donna dormiva sul letto, che Iacomino è entrato, ha colpito ed è fuggito. Il motivo del gesto viene riferito alla gelosia per la relazione con un altro uomo che Ornella aveva intrapreso almeno dal dicembre dell’anno prima. L’inizio del processo di appello è previsto per il prossimo 13 ottobre. Iacomino ha richiesto la consulenza del criminalista e criminologo forense Carmelo Lavorino, noto per aver contribuito in modo decisivo a dimostrare l’innocenza di diversi imputati in professi famosi, da ultimo la famiglia Mottola per l’omicidio di Serena Mollicone. Lavorino ha svolto l’incarico coadiuvato da un pool di esperti di fiducia, composto dallo psicologo Enrico Delli Compagni, dal medico Salvatore Scialdone, dal fratello Claudio, biologo, e dalla psicodiagnosta Ines Panessa. Nel team l’avvocatessa Cinzia Mancini. Il team ha ultimato la sua relazione il 27 settembre. Lavorino è convinto che l’omicidio non sia premeditato, bensì d’impeto, ha confutato punto per punto la ricostruzione degli inquirenti prima e della sentenza dopo.