Quella di Rino Pezzullo, l’idraulico 44enne di Vairano Patenora trovato in coma nel letto della sua abitazione a giugno e poi deceduto in un ospedale di Napoli dopo un primo ricovero a Piedimonte Matese, non fu una morte naturale dovuta a una emorragia. Fu ucciso. Il sospetto era nell’aria già all’indomani dei risultati medici, ma la conferma è arrivata ieri con l’arresto della sua compagna, Rosanna Oliviero, 45 anni, originaria del napoletano. La donna, come atto dovuto, era stata indagata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere già qualche giorno dopo il decesso dell’uomo, dopo una prima discovery sulla salma dell’uomo.

L’esito dell’esame autoptico ha poi confermato il resto mentre l’incrocio di diversi elementi investigativi raccolti dai carabinieri della Stazione di Vairano Scalo, ha portato all’incriminazione e poi all’arresto della compagna. Rino e Rosanna, il giorno prima della richiesta dei soccorsi, avevano litigato platealmente nel centro della cittadina: un diverbio che si sarebbe poi protratto nell’abitazione dell’uomo. Qualcosa poi è andato storto e la discussione è sfociata in un qualcosa di più violento. Il “giallo” è stato risolto in meno di quattro mesi: per il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha firmato l’ordinanza, è stata la donna a ridurre in stato di coma l’artigiano deceduto il 19 giugno in ospedale. La Oliviero si trova ristretta nel carcere femminile di Pozzuoli accusata di omicidio classificato come preterintenzionale. «Il provvedimento restrittivo recita una nota della Procura della Repubblica – costituisce l’epilogo di una complessa indagine condotta dai carabinieri, iniziata dopo le gravi lesioni personali patite nella notte tra il 12 e 13 giugno dal Pezzullo».

Va detto che l’indagine – pur prendendo in considerazione varie ipotesi si è subito concentrata sulla compagna del Pezzullo che si trovava nell’abitazione della vittima. Fu lei a chiedere i soccorsi affermando che quella mattina il compagno aveva accusato un improvviso malore e che aveva tentato di svegliarlo, senza riuscirvi. Dopo l’intervento del 118 gli investigatori sottoposero a sequestro l’abitazione e l’auto di Pezzullo e acquisirono alcune testimonianze del vicinato e conoscenti. Importanti anche le immagini restituite dalle telecamere di sicurezza della zona, di abitazioni o negozi per ripercorrere anche il tragitto e i luoghi che aveva frequentato la coppia la sera prima. Immagini diventate utili per sostenere l’accusa (si noterebbero i due litigare in auto in maniera accesa). Immancabili gli accertamenti tecnici sulle utenze telefoniche in uso alla donna ed ai suoi familiari nonché tracciamenti telematici e di sistemi gps. L’ecchimosi notate dai carabinieri sulla bocca della compagna durante un accesso presso l’abitazione dell’uomo, fece subito ritenere che il malore potesse essere la conseguenza di un evento lesivo causato da terzi ovvero frutto di una colluttazione. Un’aggressione fisica che aveva causato gravi lesioni personali a Pezzullo, tali da causarne il decesso. Le investigazioni hanno confermato il litigio fra i due, mentre la relazione medica del consulente della Procura, oltre ad evidenziare la presenza su tutto il corpo della vittima di numerose ecchimosi, ha ricondotto la causa del decesso ad una grave «lesività cranica con emorragia subdurale omolaterale», determinata, verosimilmente – in assenza di fratture o di altre lesioni al cranio compatibili con una caduta accidentale – da un violento colpo al volto.

Elementi che hanno consentito di chiudere il cerchio con l’arresto della donna che verrà interrogata nelle prossime ore dal gip, davanti al quale potrà chiarire la sua versione dei fatti

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