Pacifismo di facciata Editoriale di Stelio W. Venceslai
In questo drammatico scenario di guerra, l’opinione pubblica internazionale è molto importante. Come si forma l’opinione pubblica internazionale? Dalle notizie che apprende tramite la stampa, la televisione, la radio, da Internet, dai social. Il tutto, sappiamo, può essere potentemente influenzato dai media e dalle manipolazioni della propaganda (le fake news). Ad esempio, le affermazioni di carattere storico di Putin, giustificative dell’aggressione russa all’Ucraina, sono palesemente (storicamente) false, ma la popolazione russa ci ha creduto, non avendo fonti alternative d’informazione.
In questo conflitto, l’opinione pubblica mondiale è a favore di Hamas, non di Israele. La questione se Hamas è un gruppo terroristico o no diventa secondaria perché Hamas, agli occhi delle persone comuni, combatte l’invadenza ebraica in nome del popolo palestinese che non è, invece rappresentato dall’Autorità palestinese impersonata da Abu Mazel. Stupisce, comunque, che azioni come decapitare una giovane donna presa in ostaggio o sgozzare un bambino non sollevino un’ondata d’indignazione per orrori che non hanno alcuna giustificazione né politica né morale, ma sono una provocazione per ritorsioni ancora più efferate.
Le tesi secondo cui Hamas non è l’intero popolo palestinese è smentita dai fatti. L’Autorità palestinese, che sarebbe il legittimo rappresentante della Palestina, in realtà non esiste ed è stata debolmente riesumata solo in questa occasione per avere almeno un interlocutore non tacciato di terrorismo.
Altra questione è se Hamas sia un aspetto della più generale jihad islamica, come al-Qaeda, l’Isis o Boko Haram. In realtà sono formazioni terroristiche diverse, originate dalla stessa matrice islamica, antisemita e antioccidentale, ma con storie e obiettivi diversi. La confusione non aiuta a capire ma aiuta Hamas ad avere una dimensione e una credibilità internazionale accettabili. Il protrarsi del conflitto potrebbe, però, portare a una congiunzione d’interesse fra queste organizzazioni islamico-integraliste con effetti imprevedibili.
Le folle che sfilano nelle città occidentali inneggiando ad Hamas e invocando la fine dei bombardamenti israeliani su Gaza, sono per una pace impossibile. In realtà manifestano solo un diffuso senso di anti semitismo. Non ci sono altrettante vie o piazze affollate di gente che protesta contro gli eccidi palestinesi o contro quelli russi. In questo senso, Hamas ha vinto la sua battaglia presso l’opinione pubblica mondiale, indipendentemente dall’esito finale degli scontri. Israele è psicologicamente isolata, accusata di nazismo (il che è un paradosso), così come Putin accusa di nazismo l’Ucraina, una scusa che fa comodo, e questo spiega il favore delle sinistre nei confronti di Hamas.
Questo parlare a vanvera di fascismo e di nazismo, con accuse reciproche di atrocità, nasconde il disagio dell’ignoranza storica e della vera sostanza del conflitto che non è territoriale, si traveste da ideologico e religioso, ma è solo una lotta di potere tra le grandi Potenze e, purtroppo, fra democrazie liberali e regimi autoritari e repressivi.
È in atto un gigantesco rimescolamento di carte sul piano mondiale, favorito dalla globalizzazione. L’egemonia americana (genericamente definita “occidentale”) è contestata sia dalla Russia e dalla Cina sia dalle nuove potenze che sono emerse dopo la decolonizzazione. Non a caso Putin ha teorizzato un nuovo assetto mondiale, definito “multipolare”, nel quale un limitato numero di grandi Paesi avrebbero delle zone d’influenza riservate, relegando gli Stati Uniti al ruolo di potenza regionale.
Si tratta di un conflitto strisciante che assume forme diverse per il controllo di alcune aree economicamente importanti nel Medio Oriente, in Africa e in Asia, passando dalle rivendicazioni cinesi di carattere nazionalistico per Taiwan all’antisemitismo in Palestina, dalle accuse di nazismo all’Ucraina al massacro dei cristiani in Africa (che nasce dall’odio contro l’uomo bianco colonizzatore e prevaricatore), dagli anatemi dell’Iran e della Corea del Nord contro l’America, definita il Grande Satana, fino al tentativo mai riuscito del mondo arabo di qualificarsi come potenza mondiale non solo per le proprie risorse petrolifere.
Le formulazioni teoriche del conflitto mondiale in atto sono molteplici, confuse e contraddittorie, ma le armi sono vere e uccidono indifferentemente uomini, donne, vecchi e bambini. Israele è il nemico perché è alleato e protetto dagli Stati Uniti. Il mondo arabo è unito contro Israele ma non ha il coraggio d’essere tutto compatto contro gli Stati Uniti. Però è il cuore dell’integralismo islamico che è contro tutto l’Occidente cristiano.
Ma cristiani sono anche gli ortodossi. Gli ortodossi russi appoggiano Putin che simpatizza con la protesta palestinese, ma è una posizione di comodo solo perché si dirige contro gli Stati Uniti. La Federazione russa è un coacervo di Stati diversi, a forte componente musulmana. Putin non può mettersi contro i propri musulmani, ma teme il contagio integralista dell’islamismo che è anticristiano e potrebbe mettere in pericolo l’unità del suo Paese.
Sullo sfondo sono i grandi mestatori, non tanto occulti, che manovrano governi e popoli a loro piacimento con gli slogan, con i quattrini e con le armi. Tranne alcune grandi Potenze, tre o quattro, siamo tutti fantocci i cui fili sono tirati altrove. Gli interessi politici non hanno morale. Viene da pensare che appartengano alla disumanità.