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Siamo davvero vicini a sconfiggere il cancro?
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Cancro di Roberta Scorranese
Corriere della sera
Professor Burioni, il suo ultimo libro dedicato all’analisi delle cure contro i tumori si intitola Match Point, dunque «il punto decisivo» per vincere una partita. Siamo davvero vicini a sconfiggere il cancro?
«Penso di sì, ma il mio non è ottimismo, è realismo scientifico. Mi permetta però di iniziare con un bell’esempio».
Prego.
«Jimmy Carter, ex presidente degli Stati Uniti. Nel 2015 gli sono state diagnosticate delle metastasi cerebrali. Grazie alle cure di recente ha festeggiato i 99 anni. Non dico che si fanno o si faranno miracoli, ma dico che stiamo diventando sempre più bravi e precisi nelle cure».
Anche nei tumori in «fase avanzata»?
«È questo il punto. La scienza evolve di continuo e l’ultimo passo avanti importante è che riusciamo non solo ad agire contro quelli presi “per tempo”, ma si fanno progressi anche con gli altri. E questo non dipende solo da questa o da quella scoperta. È, piuttosto, una convergenza di saperi che collaborano: dalla biologia molecolare alla diagnostica fino all’intelligenza artificiale».
Ci sono, insomma, dei momenti storici in cui la scienza corre di più.
«Sì, pensiamo al telefono: per sessant’anni circa i telefoni sono stati uguali, cioè con il filo e fissi. Poi, a partire circa dagli anni Duemila, il telefono è cambiato vorticosamente fino a diventare, oggi, una cosa completamente diversa. Ma questo non è dipeso da una singola invenzione: ci sono stati i microcomputer, le batterie eccetera».
Una spinta decisiva, in medicina, l’ha data la genetica.
«È così: agli inizi degli Anni 90 sequenziare il genoma umano era fantascienza, oggi riusciamo addirittura a sequenziare il singolo tumore. In poche ore e con una spesa irrisoria. Ma arrivarci non è stato gratis: alla ricerca servono soldi, energie, stimoli».
Eppure per trovare una terapia efficace per l’Aids sono trascorsi più di dieci anni.
«Però il vaccino contro il Covid-19 lo abbiamo messo a punto in meno di un anno».
I progressi
Riusciamo ad agire non solo contro i tumori presi «per tempo», ma anche su quelli più avanzati Nemmeno lei ci credeva.
«Sono stato felicissimo di sbagliarmi».
Lei parla del cancro come di una «cellula rinnegata».
«Che smette di rispettare le regole, ma abbiamo “delle sentinelle” capaci di fermarla. E, va detto, il più delle volte la fermano. Non ce ne accorgiamo, ma ogni giorno nel nostro corpo avvengono battaglie tra guardiani della salute e elementi impazziti. Il problema è che qualche volta anche le sentinelle vengono messe ko. Il cancro può corrompere il sistema immunitario. Uno dei passi avanti in questo campo è che spesso riusciamo a colpire la cellula rinnegata senza danneggiare troppo le altre».
Interessante scoprire, nel libro, come è nata la chemioterapia.
«Non lo sa quasi nessuno, perché è stato per anni segreto di Stato. Seconda guerra mondiale, porto di Bari. L’aviazione tedesca bombarda una nave americana, che esplode con il suo carico letale: bombe all’iprite, un gas che, si scoprì dopo, uccideva alcune cellule in maniera relativamente selettiva. Il principio, appunto, della chemio».
In questo libro lei si schiera contro la metafora del «lottatore», spesso accostata a chi sta curando un cancro.
«Sì, perché chi viene colpito dalla malattia ha a disposizione soltanto le armi che gli sono fornite dalla ricerca medica. Senza di quelle non potrebbe lottare. Non dipende da chi si ammala, insomma».
Capitolo prevenzione. Accertato che il fumo favorisce l’insorgere del cancro, quanto conta fare esercizio e mangiare sano?
«Molto più di quello che si pensi. Nel libro non mi limito a riportare le mie ricerche, ma presento anche una ricca bibliografia di esperti, perché i temi affrontati sono tanti. Di certo la prevenzione ci salva la vita, a volte».
Lei si controlla spesso?
«Sono ipocondriaco, quindi faccio tutto quello che c’è da fare, screening regolari. Ma non mi curerei mai da solo: sia per me stesso che per i miei familiari, scelgo sempre altri medici e li prego di essere veritieri, severi e umani».