*Generazione Alpha* di Vincenzo D’Anna*
“O tempora o mores” usava dire Cicerone per significare la continua evoluzione del mondo e dei suoi costumi e che la stessa morale, intesa nell’accezione più ampia del termine, è figlia dei tempi nei quali si vive. Ci fu il periodo dello scontro ideologico e politico, che animò lotte e turbolenze sociali finanche sanguinose ed eversive, negli anni settanta del secolo scorso, allorquando un’intera generazione di giovani si scontrò su tematiche cosiddette rivoluzionarie. Furono quelli gli anni delle università messe a ferro e fuoco dalla variegata schiera della sinistra extraparlamentare, presunta erede della rivolta studentesca del 1968, in contrasto con i movimenti di destra che si richiamavano al fascismo e, più defilati ed inermi, quelli dei movimenti cattolici e laici. Questi ultimi vilipesi e combattuti da entrambe le due aree politiche estreme come gli eredi del potere politico al governo. Il filo conduttore di quell’epoca fu l’idea di cambiare il modello di società e di Stato che aveva oppresso le generazioni precedenti. Distruggere le baronie universitarie, il modello di sviluppo capitalistico. Ciascuno proponeva la propria visione ideologica che, essendo ferocemente alternativa dal punto di vista ideale, portava allo scontro materiale e violento delle fazioni antagoniste. Le istituzioni vacillarono in questo clima di violenza e di precarietà civica, ma seppero, auspici i partiti politici dell’epoca, trovare forza e determinazione per imporre la legge e l’idea della Stato democratico e pluralista. Forse fu quello il nobile saluto della vecchia repubblica fondata sui partiti di massa e sulla militanza politica, il passo d’addio di quella repubblica nata dalla lotta di liberazione antifascista e del ceto politico che governò decentemente il Belpaese traendolo dalle macerie materiali e morali della guerra miseramente perduta e dal ventennio della dittatura. Ancora oggi resiste e si distingue positivamente il ceto sopravvissuto a quell’epoca, che non trova più riscontri decenti sia dal punto di vista culturale che politico. Oggi nella babele della cosiddetta “seconda repubblica” è raro trovare riferimenti a valori e tradizioni storiche negli attuali partiti ad impronta personale privi di selezione democratica dei vertici ed infarciti di personaggi in cerca d’autore: qualunquisti ed opportunisti a caccia del potere personale. Comunque sia le nuove generazioni si susseguono, sempre più disimpegnate e ciniche, apolitiche ed apolidi, inclini alla mediocrità ed al disimpegno politico, ubriache di una libertà ereditata e di una società orientata al narcisismo ed all’edonismo, senza idee fondanti e spinta propulsiva. Nascono e crescono su tematiche particolari di momentaneo interesse, identificabili per come vivono più che per quel che propongono, a cominciare dal terzo millennio con la generazione Z che è quella che utilizza la rete social e gli strumenti di comunicazioni di massa forniti dal progresso tecnologico. Deprivati dei contatti interpersonali, isolati dietro una tastiera, scarsamente istruiti da un sistema scolastico dedito all’accoglienza più che alla didattica, costoro si distinguono per l’analfabetismo funzionale, per l’atarassia comportamentale e sociale. La velocità è il loro tratto distintivo più che la conoscenza. Essi seguono le cose del mondo etero diretti dal fiume di notizie che li investe in rete e che li rende presuntuosi tuttologi, illudendoli di poter essere alla pari ed antagonisti di chiunque veramente sia dotato di “sapere”. Ed ecco che arriva così la generazione Alpha quella che si orienta e si concentra sulla grande questione della trasformazione ambientale, che tutto denuncia come pericolo per le generazioni future ma a nulla rinuncia di quanto utilizza che produca danni all’ambiente sotto forma di incremento dei consumi e di inquinamento. Sono quelli che dissertano pensosi, durante l’aperitivo dell’happy hour, sull’incipiente catastrofe climatica, la teoria dell’One Health e dell’incidenza della tossicità ambientale come principale elemento scatenante delle patologie umane. Pretendono che sia la politica a risolvere i problemi ma disdegnano di interessarsene, imbrattano muri ed opere d’arte, interrompono finanche la celebrazione di messe ed eventi. Come quelli del 1968, gli “Alpha” inseguono un modello socio economico compatibile con l’ambiente, che cambi tutto e subito come nei desiderata di quelli che poco o niente sanno. C’è da giurare che arriverà anche la generazione Omega, quella che sarà l’ultima in un mondo che ripudia conoscenza, temperanza e quell’arte politica unica arma disponibile per governare il mondo. Un umanità irrimediabilmente in balia del caso, ormai perduta, senza l’ausilio della vera cultura: quella che ci indica la strada della civiltà e della responsabilità. Quella per sopravvivere.
*già parlamentare
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