IN AUDIZIONE

Parola di Giorgetti: “Il Patto è recessivo ed è un caos totale”

I NUOVI VINCOLI UE – Avanti tutta. Il ministro difende però il sì italiano e annuncia una stagione di “disciplina” (austerità). Sul salva-Stati: “Non ci saranno conseguenze”

28 DICEMBRE 2023

Come fu che i pifferi di montagna andarono per suonare e furono suonati? O, più precisamente, com’è successo che il governo “per l’Europa è finita la pacchia” s’è dovuto ingoiare un Patto di Stabilità pessimo? Lo ha gentilmente spiegato Giancarlo Giorgetti ieri in audizione alla Camera: la pacchia per l’Europa è continuata perché “se hai il 140% di debito sul Pil parti da posizioni negoziali leggermente svantaggiose”. Evidentemente il ministro dell’Economia e Giorgia Meloni hanno appreso di questo fatto increscioso nelle ultime settimane. Il risultato? Parola ancora a Giorgetti: un “caos totale” con regole che si affastellano l’una sull’altra e “che rischia di diventare pro-ciclico”, cioè di spingerti in recessione quando sei in difficoltà. Siccome, però, il ministro è uomo che sa vedere il bene anche nelle difficoltà, i nuovi vincoli Ue sono anche “un passo in avanti” perché almeno non rientrano in vigore quelli vecchi (che nessuno aveva mai rispettato).

L’audizione di Giorgetti, al fondo, è tutta qui: una difesa d’ufficio della manovra (“abbiamo fatto uno sforzo per i redditi medio-bassi”) e il riconoscimento che in futuro le cose saranno assai complicate. Il ragionamento è che l’Italia non poteva permettersi il ritorno in vigore delle vecchie regole e quindi s’è dovuta ingoiare queste. E come sono? “Un passo indietro rispetto alla proposta della Commissione, perché in un sistema già complicato abbiamo introdotto il caos totale, moltissime clausole richieste da molti Paesi”. E ancora: “Abbiamo creato un sistema di regole complesso, ma mobile e che in funzione rischia di diventare pro-ciclico: più l’economia va male più gli obiettivi di bilancio diventano performanti e si peggiora la situazione”.

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Insomma, fa schifo, ma il ministro non se la sente di dare giudizi sommari: “La valutazione la faremo fra qualche tempo”. Spera, Giorgetti, nelle due “grandi vittorie” dell’Italia nella trattativa sui conti: l’allungamento dei piani di rientro da quattro a sette anni se si rispetta il cronoprogramma del Pnrr (“e quindi bisogna rispettarlo negli investimenti e pure nelle riforme previste”) e lo scorporo dal deficit dell’aumento degli interessi sul debito fino al 2027, anno in cui finisce la legislatura. Se il nuovo Patto entrerà in vigore così (anche l’Europarlamento ora deve approvarlo) “le previsioni della Nadef sono coerenti con quanto previsto: non sono necessarie manovre diverse o aggiuntive”. L’unico problema di Giorgetti, e non piccolo, è che quelle stime prevedono già tra 2025 e 2026 una stretta fiscale pesantissima e – a titolo di esempio – la cancellazione del taglio del cuneo fiscale e della riduzione Irpef coperte solo per il 2024. Per di più, quella stretta (12,5 miliardi l’anno secondo il think tank Bruegel) andrà allungata fino al 2031. Giorgetti, ufficialmente, non vede il problema: “Abbiamo vissuto quattro anni in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare e si potesse andare avanti così senza tornare a un sistema di regole. Siamo assuefatti a questo Lsd”, ha detto, ma “il problema non è l’austerità, il problema è la disciplina”. Il problema, però, è anche capire se sono due cose diverse e non pare proprio.

Quanto al Mes, invece, il ministro dell’Economia non ha dato soddisfazione a chi voleva usarlo contro la sua maggioranza: “Io non ho mai detto in nessuna sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes, ho letto cose assurde e false, ho chiesto che il Parlamento votasse e il risultato è stato quello che avevo previsto”. In ogni caso, l’ex fondo salva-Stati “non è la causa, né la soluzione del nostro problema, perché il nostro problema si chiama debito”. Certo, dice, “avere uno strumento in più rispetto a situazioni di potenziale pericolo sarebbe stato più comodo e più comodo per me anche a livello personale, perché facevo bella figura”, ma “abbiamo il sistema bancario più solido d’Europa e non credo che ci saranno conseguenze”.

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