Le risate degli Dei di Vincenzo D’Anna*
“Chiunque si accinga ad eleggere se stesso a giudice del vero e della conoscenza naufraga sotto le risate degli dei.” Così Albert Einstein ammoniva coloro che, sentendosi depositari del vero e dell’umana conoscenza, pretendevano di poter predire e prevedere gli sbocchi futuri della Storia. Quest’ultima in effetti, secondo i pensatori liberali, è la risultante di fatti non intenzionali, a nessuno è dato di conoscere il domani. Chiunque finora abbia tentato, con metodi filosofici oppure empirici, di prevedere lo sbocco del fiume della Storia è stato miseramente irriso dagli stessi futuri accadimenti. Non a caso tutte le società concepite per essere perfette, sulla base di postulati teorici, si sono rivelate null’altro che realtà tiranniche ed illiberali, edificate sulla forzosa massificazione degli individui e sulla negazione di qualsivoglia libertà di azione e di pensiero, la presunzione fatale di poter organizzare le vite degli altri. Una lezione conosciuta da secoli che però l’uomo della società tecnologica e digitale, ampolloso e supponente in quanto assistito dal progresso, ha dimenticato. Strabilianti sono state scoperte nel campo della scienza a cominciare dalla possibilità di manipolare gli embrioni e lo stesso materiale genetico umano. La chirurgia plastica e rigenerativa, insieme alla medicina predittiva e personalizzata ed alla genomica, hanno messo l’uomo nella condizione di sentirsi in grado di cambiare le leggi di natura , di poter decidere se migliorare o sopprimere la vita umana , elevandosi a dominus del creato. Ad esempio nel campo della fecondazione medicalmente assistita si combatte l’infertilità adottando metodi di selezione dei gameti e di impianto degli embrioni. Viceversa la pratica abortiva è diventata ormai senza limiti e senza obiezioni morali: un nuovo metodo malthusiano di limitazione delle nascite. Insomma: l’uomo gioca a sentirsi il Padreterno, dando e togliendo la vita oppure manipolandola, anche in barba al millenario percorso delle pratiche naturali e come tali fisiologiche. “La natura ha sempre ragione” si diceva un tempo. Oggi occorre aggiungere: “se l’uomo glielo consente senza interferire”. Tali interferenze sono sempre più frequenti e nominalmente vengono introdotte per curare o correggere deficit di natura. Ma così non è sempre!! Oggi infatti le pratiche di cessione dei gameti, di trasferimento degli embrioni, degli uteri in affitto, delle fecondazioni eterologhe sono diventate il pane quotidiano del gran bazar della medicina e della biologia. Lucrativi quanto basta, questi “metodi” danno corpo a tecniche innovative mettendo il legislatore innanzi a problemi etici di non poco conto e difficoltà. Le soluzioni escogitate con le nuove tecniche di fecondazione devono necessariamente essere codificate in leggi che non sempre rispettano i diritti naturali. Così come avviene nella manipolazione degli embrioni, scartati senza rimedio alcuno, e nella pratica abortiva, ove il diritto del nascituro non esiste. Insomma in un mondo ove si elevano i gusti sessuali ed altre insorgenti aspettative particolari a diritti da conclamare e far rispettare, tassativamente, ci sono forme di vita umana che non hanno alcun diritto, neanche quello di non essere soppressi. Ecco allora scattare l’ilarità degli dei: all’ospedale “Careggi” di Firenze il signor Marco, già da tempo in cura ormonale androgina, a tutti gli effetti anagrafici già transitato nel genere maschile da quello femminile, è in attesa di sottoporsi ad isterectomia. Pronto per l’asportazione dell’utero e delle ovaie. Si scopre però che Marco è gravido, ovvero… gravida!! In disparte la superficialità di chi lo ha in cura e lo segue nel percorso da transgender, avendo trascurato di informarlo che quegli organi, ancora efficienti, avrebbero potuto comportare il verificarsi di un risultato, l’evento per cui madre natura li aveva pur sempre creati. Stupore e scalpore ovviamente hanno portato agli onori della cronaca il primo caso di una persona che all’anagrafe risulta già maschio ed ora anche incinto!! Insomma le prerogative biologiche e genetiche hanno prevalso sulle manipolazioni burocratiche e di genere di una donna che tale era rimasta per sua natura biologica. Per quante capriole legislative si siano messe in campo per assecondare un impulso ed un desiderio, la semplice legge della genetica e della determinazione del sesso ha avuto il sopravvento. L’augurio, a questo punto, è che non si proceda ad un aborto “terapeutico” ossia non si scelga di rimuovere le impreviste cause che hanno bloccato il processo di mutazione del genere. All’uomo è dato illudersi ma la sua natura cellulare ed il corredo cromosomico sono ancora un vincolo indennitario non cancellabile da leggi presuntuose o da chissà quali voglie. Inclinazioni contro natura sarebbe il caso di dire! Ora, semmai, diventa prioritario salvare il nascituro che non ha colpe e non ha diritti da reclamare.
*già parlamentare