*L’illusione della destra sociale* di Vincenzo D’Anna*
Le trombe che annunciavano la straordinaria validità della proposta politica del cosiddetto “campo largo” costruito da Pd e M5S, sono state messe a tacere dal responso delle elezioni regionali in Abruzzo. In verità già il successo in Sardegna della coalizione messa in piede da piddini e grillini era risultato molto striminzito: solo poche centinaia di voti appena a vantaggio del candidato pentastellato che aveva sconfitto quello di un centrodestra rimasto orfano del voto dei Leghisti isolani e quindi della proterva testardaggine di Matteo Salvini. Allorquando l’alleanza si è mantenuta compatta, come accaduto in Abruzzo, non c’è stata storia: Fratelli d’Italia è risultato il primo partito con otto consiglieri eletti. A ruota i Dem (sei eletti), Forza Italia (quattro), la Lega (due) e poi M5S, lista del presidente rieletto Marcello Marsilio, Abruzzo insieme e Noi Moderati (tutti con un solo consigliere eletto). Circa 8 i punti percentuali che hanno separato il governatore uscente dal suo principale oppositore Luciano D’Amico. Insomma: un ritorno alla normalità nei rapporti tra le forze di governo e quelle di opposizione. Il test, che ha interessato oltre seicentomila elettori, non è tra quelli che possono essere utilizzati per fare proiezioni su più vasta scala. Insomma, non stiamo parlando delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo. Tuttavia, proprio parlando d’Europa, ecco che dal Portogallo arrivano conferme di come il vento soffi ancora più forte nella direzione dei partiti “conservatori”, visto che Alleanza Democratica, il raggruppamento lusitano di centrodestra, l’ha spuntata di misura sul partito socialista, da 8 anni al governo della Nazione.
Tuttavia, ancor più significativi sono apparsi i voti assegnati al partito di estrema destra portoghese, Chega, più che raddoppiati!! Insomma, se le cose non cambieranno nel breve volgere di qualche mese nel Vecchio Continente si potrebbe profilare una clamorosa vittoria dei partiti di destra e la sconfitta sia dei socialisti che del partito popolare. Non resta che attendere! Sul piano nazionale resta da verificare quanto del vantaggio elettorale registrato dal centrodestra alle politiche verrà riconfermato alle europee. Una verifica che avrà certo ripercussioni sul piano interno prima che su quello internazionale, in un momento critico per Bruixelles a causa della concomitante crisi in Ucraina e le conseguenti decisioni da assumere. La creazione di un esercito comune, una politica estera che confermi quanto il leader della Commissione Europea della CDU tedesca Ursula von der Leyen ha indicato, di massimo sostegno a Kiev e per molti versi ad Israele. Se la destra dovesse risultare indispensabile per formare la maggioranza nel parlamento europeo, i socialisti finirebbero all’opposizione e con essi anche le politiche assistenziali ed il “laisser faire, laisser passer” nelle politiche di immigrazione e di tolleranza del fenomeno della migrazione clandestina e di massa. Se in Portogallo hanno votato a destra potrebbero farlo molti altri Stati europei con a monte le motivazioni che spingono gli elettori a privilegiare la sicurezza interna, la protezione dei confini nazionali, la capacità di difendersi militarmente dalle voglie espansionistiche del satrapo che regna al Cremlino, di politiche economiche più rigorose, che diminuiscono il debito statale e l’alta tassazione, più adeguate a contenere i prezzi delle fonti di energia. Insomma: la paura di politiche che mettono a rischio quelle condizioni di pace perdurante, di comodità ed agiatezza di vita per una popolazione non più incline ai sacrifici ed ai disagi derivanti da conflitti e restrizioni. Un esempio viene dal sondaggio sui nostri giovani in età di leva: ebbene, questi, per oltre il sessanta percento, rifiutano l’idea di dover difendere la patria da un aggressore!! Costoro preferiscono strizzare l’occhio a quello che gli americani chiamano “appeasement”, ossia la trattativa di pace anche a condizioni di estremo svantaggio. Se questo è il materiale umano che è cresciuto nel Belpaese in settant’anni di pace e di prosperità il tutto viene lasciato ai militari di professione ed alla tecnologia degli armamenti di cui siamo in possesso!! Tuttavia la destra in Italia, sia pur vincitrice elettoralmente, ha molti più nemici di quanti ne abbia mai avuti la sinistra. Pregiudizi, menzogneri richiami al passato fascista ne minano l’immagine. Come se non bastasse, il debito pubblico ereditato dai governi precedenti ne blocca l’intento riformatore insieme alle spinte centraliste e stataliste che emergono come un fiume carsico tra le file del partito della Meloni. Per paradosso vecchi sodali come Gianni Alemanno, fondano Movimento di Indipendenza, si organizzano per dare vita ad un nuovo movimento che intende contestare da destra quel che vagheggia e propugna la…sinistra! Ossia: l’assistenzialismo pauperistico e la lotta al neo liberismo, ossia al mercato di concorrenza in economia. Risorge dunque la destra sociale, con lo Stato onnipresente ed interventista . Risorge dalle ceneri ideologiche che furono del Movimento Sociale di Pino Rauti, nel mentre una forza di Governo moderna dovrebbe ispirarsi al liberalismo ed alla lezione di Giuseppe Prezzolini, alla scuola austriaca in economia e non scimmiottare, come fa l’ex Sindaco di Roma la riedizione moderna della repubblica di Salò!!
*già parlamentare