*Il silenzio dei soliti noti* di Vincenzo D’Anna*

Dopo l’audizione del procuratore di Perugia Raffaele Cantone davanti alla commissione parlamentare antimafia, prende sempre più piede lo scandalo della sottrazione dei dati di diverse personalità politiche dal server della Direzione Nazionale Antimafia. Un “dossieraggio” vero e proprio, fatto di reperimenti di news sensibili e accessi illegali al sistema informativo: una mole di “informazioni” enorme, di gran lunga superiore rispetto a quanto ipotizzato in un primo momento. Sotto inchiesta sono finiti un sottufficiale della guardia di Finanza, Pasquale Striano, accusato di aver materialmente violato il sistema, ed il magistrato Antonio Laudati, responsabile del servizio informativo in questione. Giova ricordare che la vicenda ha preso l’avvio da una denuncia presentata dal ministro della Difesa Guido Crosetto il quale attraverso i suoi canali – probabilmente quelli del controspionaggio militare – aveva “subodorato” la vicenda. Una mossa, la sua che sembra non solo aver colto nel segno ma che ora rischia di spargersi a macchia d’olio coinvolgendo pezzi dei servizi dello Stato, della magistratura e delle stesse Fiamme Gialle. Un supposizione è certamente riscontrabile: quella che al di sopra del finanziere non possa non esserci chi occupa posti di vertice in quello stesso corpo, salvo verificare a chi ed a che cosa siano poi serviti quei dati sottratti. C’è inoltre da chiedersi perché mai la “DDA” debba custodire “info” sensibili di privati cittadini, più o meno famosi, di politici ed uomini di governo che non risultino attenzionati per ipotesi di reato? A cosa serve quella banca dati in mano ai giudici se non riguardano dei malavitosi o dei loro addentellati? Rientrano, quegli archivi, nel quadro di una legittima azione da porre eventualmente in essere dagli stessi togati? Inutile girarci attorno: se la vicenda fosse risultata a carico di uomini di sinistra sarebbe spuntato spontaneamente, come un bocciolo di rosa a primavera, il vecchio teorema dei “servizi deviati” ossia degli infedeli alle istituzioni e pronubi di piani con finalità eversive!! Insistiamo: le responsabilità di un magistrato, o di altri in futuro, possono dare vita ad un neologismo quale quello della “magistratura deviata” che accumula informazioni all’insaputa dei cittadini più esposti alla notorietà per poterli caso mai utilizzare in seguito? Il caso Palamara ha scoperchiato il vaso di Pandora di certe procure legate ad ambienti politici, alla spartizione degli incarichi ai vertici dei palazzi di giustizia, con i nominati che sono rimasti, ineffabili, ai loro posti, senza pagare alcun conto. C’è tuttavia da chiedersi se si sia andati oltre nella pratica dell’illegittimità o dell’illegalità, per costruire ipotesi di indagini ad orologeria! Tacciono sia i media di sinistra (i soliti gazzettieri moralisti) sia le vestali dei talk show televisivi coi i loro conduttori che si atteggiano come imparziali solo però quando gli fa comodo. Costernati siamo rimasti finanche privati del fiele dei commenti di Travaglio & C. Al momento, però, quel che più appare straordinariamente inascoltato è quanto denunciato da Luigi Bisignani, un tempo definito faccendiere ed affarista, pidduista, destrorso ed eversore, il quale ben conosce vita, morte e miracoli di molte persone influenti in Italia . Difficile dunque possa sbagliarsi con affermazioni ed analisi campate in aria. Ebbene Bisignani ha affermato che la storia era già trapelata e che si conosceva già da tempo, in certi ambienti, anche il nome del luogotenente Striano. Ma che nessun giornalista d’assalto e di inchiesta lo avesse mai cercato per approfondire e verificare le “voci di dentro”. Un comportamento, questo, molto difforme per chiunque sia rimasto “chiacchierato” in affari delicati di quel genere. Insomma la ben nota pruderia dei nostri gloriosi inviati d’assalto dei tanti (e vari) programmi d’inchiesta, stavolta non ha funzionato, non si è mai posto il problema di…saperne di più!! Una stranezza che non ha incuriosito neanche il “gabibbo” di “Striscia la notizia”, oppure i professionisti più qualificati di Report, i segugi del Fatto Quotidiano, i censori di lungo corso della Repubblica, i Floris, i Santoro e compagnia bella. E nemmeno uno straccio di pubblico ministero si è sognato di aprire un fascicolo ancorché il carteggio sia poi stato trasferito, per legittima suspicione, a Perugia perché ha visto coinvolto un magistrato in servizio a Roma!! Insomma: il fiuto dei più rinomati “cani da caccia” degli scandali piccoli o grandi del Belpaese è, come d’incanto, svanito. Ed anche qui la domanda sorge spontanea e maliziosa: non sarà perché ad essere spiati sono stati, in prevalenza, uomini di centrodestra e ministri del Governo Meloni e tutto poteva venire utile per l’avvio di future inchieste già orientate se non orchestrate da chi ne aveva la facoltà ed il potere? Insomma gli “007” di ogni ordine e grado sembrano ben protetti quanto incuranti. Tuttavia non rimane che aspettare e sopratutto vigilare che, come nel caso Palamara, il tutto non finisca in cavalleria!! I fatti depongono perché si consideri gli spioni potenti ed altrettanto lo saranno chi finora li ha protetti. Ignoti? Macché. Forse solo i soliti noti!!

*già parlamentare