Pulci

di Stefano Lorenzetto

Fabrizio Roncone firma su 7, il settimanale del Corriere della Sera, un appassionato elogio dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, a proposito delle decisioni prese dal politico lucano durante l’emergenza Covid. Dopo averlo individuato confidenzialmente come «uno di noi», Roncone si dedica agli errori altrui e scrive: «A Bergamo lasciano entrare migliaia di tifosi per una partita dell’Atalanta e poi i camion militari porteranno via i feretri». Una sintesi macabra assai poco accurata. Il riferimento di Roncone è infatti ad Atalanta-Valencia, partita di Champions League, che si giocò però allo stadio San Siro di Milano. Un evento sciagurato, definito poi dal sindaco della città orobica, Giorgio Gori, «una bomba biologica». Ma quell’incontro calcistico si svolse il 19 febbraio. Non decisero a Bergamo di lasciare entrare i tifosi a dispetto di cautele adottate da Speranza. Anche perché il provvedimento «Nuove misure di quarantena obbligatoria e sorveglianza attiva» firmato dal ministro Speranza fu emesso solo il 21 febbraio 2020.

Roberto Saviano consegna al Corriere della Sera due articoli sulla decisione di Francesco Schiavone, alias Sandokan, capo della camorra a Casal di Principe, di pentirsi dopo 26 anni di carcere. Saviano ha molti dubbi sulla sincerità della scelta di Sandokan, e noi li rispettiamo. Ci accontentiamo solo di nutrire alcune modeste certezze sullo sconsiderato uso delle virgole da parte dell’autore di Gomorra. Le lancia qua e là come sassolini nel fiume disordinato della sua prosa. Esempio: «Sandokan presenta a Mario Iovine, una lista di persone interne alle forze dell’ordine che giurano che Mimi non ha mai firmato un verbale e non è mai stato confidente». La virgola tra verbo e complemento oggetto, nel caso di specie tra «presenta a Mario Iovine» e «una lista», è un errore da matita blu sin dalle elementari. Quisquilie? Pinzillacchere rispetto alle tragedie della malavita. Ma un piccolo pentimento operoso, tra un punto e virgola e l’altro, non guasterebbe.

Nella rubrica Andrea’s Version, sulla prima pagina del Foglio, Andrea Marcenaro finge di scrivere un tema scolastico su situazioni, personaggi e paesaggi che hanno «reso bella e preziosa la storia di Bari e della Puglia». Svolgimento: «Personalità come Aldo Moro resero nobilissime quelle terre, ma in maniera diversa, non inferiore, fecero i dribbling di Cassano, mezzapunta di genio nota in tutto il mondo del calcio per la visione del gioco e i continui capricci. Ricordiamo quindi i trulli, Barivecchia, con la sua caratteristica struttura e la disdicevole nomea che la caratterizza, la gloriosa Basilica dell’XI secolo dedicata a San Nicola. Ma poi Domenico Modugno, e i normanni che la possedettero e la svilupparono, e Gioacchino Murat, e il Petruzzelli con i suoi guai, e la casa editrice Laterza, e l’armistizio di Cassibile». A meno che il tema non sia stato assegnato a un’immaginaria classe prima della scuola primaria, l’ultima citazione ci pare, è il caso di dirlo, fuori luogo: Cassibile è una frazione del Comune di Siracusa, in Sicilia.

L’ex giudice Guido Salvini indirizza una lettera al Corriere della Sera per lamentarsi di un servizio in cui si svelava che era andato in pensione lasciando in sospeso nell’armadio 300 processi: «Aggiungo che, in termini di numeri, i fascicoli in stand by al Tribunale di Milano sono una quantità enorme, decine di migliaia, se non fosse così non ci sarebbe il Pnrr e gli allarmi continui dei capi ufficio». Complimenti per la concordanza del numero: verbo al singolare per due soggetti che avrebbero richiesto il plurale.

Nella sua rubrica Il chierico vagante, sul Fatto Quotidiano, Fabrizio d’Esposito scrive: «In realtà, come ha notato lo storico Giovanni Maria Vian, già direttore dell’Osservatore Romano, in un’intervista al Corriere della Sera “la cosa più sorprendente nel racconto di Francesco è l’assenza totale del nome del cardinale Carlo Maria Martini”». Papa Francesco ha rilasciato un’intervista (un’altra) al giornale milanese? No? Allora dopo Corriere della Sera serviva una virgola, sia pure vagante.

Dopo la vendita del Secolo XIX decisa dall’editore John Elkann, il «Coordinamento dei Cdr superstiti del gruppo Gedi» (cioè i Comitati di redazione della Repubblica e della Stampa) ha redatto una polemica «cronistoria della dismissione», che è stata riportata da vari organi d’informazione e dal sito della Federazione nazionale stampa italiana (il sindacato dei giornalisti). In essa, i Cdr scrivono fra l’altro: «Nessuno di noi ha mai compreso il senso imprenditoriale dell’acquisto di Gedi, gruppo editoriale che ha avuto un ruolo nella storia di questo Paese, fatto a pezzi uno ad uno». A parte che la locuzione corretta è a uno a uno, cioè uno alla volta, «uno ad uno» che cosa? Era più appropriato scrivere: «Fatto a pezzi testata per testata». Ecco spiegato perché vediamo in pericolo anche i «Cdr superstiti».

Sul Corriere della Sera, nella rubrica Memoria di Milano, Paola D’Amico pubblica una foto inviata dal lettore Giorgio Tincani, accompagnata da queste parole: «Mamma Gemma con mio fratello Piero una domenica di primavera al Castello. Io e mio fratello Enrico, ultra 99enne li ricordiamo con infinito affetto». Una volta si sarebbe scritto «quasi centenario». Comunque, dal giorno dopo il compleanno, si è «ultra» anche a 9 anni.

Titolo dalla Verità: «La grande fuga dai social dei personaggi dello spettacolo». Al che uno capisce che il pubblico sta abbandonando in massa i profili che le star rimpinguano sui social, postandovi foto e pensierini. Peccato che il testo di Cesare Lanza si apra con tutt’altra notizia: «Fuga dai social per i vip. La dipendenza dal web ha travolto anche loro. Dopo le star hollywoodiane, ora anche tanti personaggi dello spettacolo italiano stanno abbandonando i social». Quindi il titolo avrebbe dovuto essere il seguente: «La grande fuga dei personaggi dello spettacolo dai social».

Titolo dal Corriere Adriatico: «Norimberga, ritrovata la fossa comune più grande d’Europa con migliaia di scheletri uccisi dalla peste». Doveva essere un’epidemia davvero pestifera per uccidere anche gli scheletri.

SL

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