Pacifismo ed Ayatollah*
di Vincenzo D’Anna*
Era previsto ed anche prevedibile che il fuoco della guerra tra i terroristi di Hamas ed Israele potesse espandersi in Medio Oriente. Così come lo era la possibilità che, innanzi alla risposta radicale ed eccessiva voluta dal primo ministro israeliano Bibi Netanyahu, i vecchi marpioni del pacifismo strabico, ossia a senso unico, celebrassero il rituale dei difensori della pace nel mondo. A ben guardare buona parte di coloro che hanno invaso strade e piazze del Belpaese, inneggiando alle ragioni del popolo palestinese, sono immigrati e di fede musulmana che si sono mischiati a coloro che da sempre identificano in Israele l’espressione di un avamposto capitalistico in quella regione. Molti di questi “protestatari” sono portatori di un’ideologia anti-sistema e, più precisamente, di quello capitalistico che trova negli Stati Uniti d’America la massima espressione. Insomma: la vecchia teoria che gli USA altri non siano che l’espressione dell’imperialismo economico e militare, guerrafondaio per convenienza, con buona pace dei principi di libertà politica, sociale ed economica di cui quella nazione è stata costantemente antesignana. Se si aggiunge, a tutto questo, un pizzico di antisemitismo camuffato da antisionismo, la fotografia è completa e bastevole ad individuare, su quel versante, la responsabilità di ogni male. Sufficiente per dimenticare la genesi di quel conflitto nato dalla barbarie terrorista che ha insanguinato lo Stato della stella di David con oltre 1.200 vittime, stupri, atrocità e deportazione di trecento ostaggi. Sufficiente per dimenticare che il terrorismo palestinese ha martoriato l’Europa mietendo migliaia di vittime innocenti. Israele da anni è sotto il tiro dei razzi lanciati da Hamas e dagli Hezbollah libanesi sostenuti dagli Ayatollah di Theran. Fingere di non sapere che i terroristi siano stati protetti ed eletti dal popolo palestinese, che a questi ha offerto sostegno, collaborazione e voti, significa essere ipocriti. Tale collusione, tra l’altro, rende poco credibile la separazione delle responsabilità tra i terroristi ed il governo della Palestina, che pur annovera diversi ministri di Hamas. Tuttavia la morte di decine di migliaia di civili offre il fianco allo sdegno ed alla pietas umana e favorisce l’oblio delle cause prime e vere di quel conflitto. Ovviamente non ci fu alcuna mobilitazione per l’aggressione in Ucraina da parte del satrapo che governa il Cremlino, anzi dalla sponda pacifista si levò incessante l’invocazione alla pace comunque essa fosse, ovvero al trionfo dell’aggressore ed alla sconfitta dell’aggredito. Ma chi sono questi pacifisti politicamente parlando? In parte sono persone che si esprimono per semplice moto spontaneo, ancorché di poco o nulla si curino e si informino sulle vicende, che alla fine, intendono vivere tranquille, con i piedi al caldo e le quotidiane comodità. Gente che per stare quieta si renderebbe arrendevole innanzi a qualsiasi minaccia ed a qualsivoglia ingiustizia. Questi vengono integrati da giovani studenti ed universitari che ancora coltivano il marxismo come idea prospettica di una società di eguali e quindi giusta. Anche qui a tradirli è l’ignoranza della Storia e la confusione concettuale che l’uguaglianza sia sinonimo di giustizia, e non il suo esatto contrario. Nella scuola desertificata che ha abbandonato l’insegnamento per realizzare l’accoglienza ormai mancano coloro che quella sostanziale differenza tra uguaglianza forzosa e giustizia la possano insegnare. Un esercito così composto marcia festante e fiero per le strade italiane, viene corteggiato dai cosiddetti partiti politici, avendo i sondaggi rivelato che i pacifisti rappresentano un bel blocco sociale ed elettorale. Uno su tre viene dal movimento cinque stelle. Un’altra porzione dal mondo cattolico (credo quello che guarda a sinistra), e che si illude di poter fronteggiare il male ed i despoti con le invocazioni e le esortazioni del Papa. Il rimanente viene dalla sinistra antagonista che tutto sposa e tutto sostiene in antitesi agli altri. Sempre e comunque contro chiunque. Purtroppo l’esercito che deve affrontare Israele è diversamente composto ed armato non di buoni principii ma di potenti armamenti e si muove nel solco delle guerre di aggressione che il mondo arabo e musulmano ha perpetrato contro lo Stato ebraico nel secolo scorso. Oggi Israele corre il rischio di essere nuovamente aggredito dai teocratici barbuti e tiranni che da anni tengono il popolo iraniano sotto il tallone della legge coranica, che carcerano e giustiziano chiunque mostri un anelito di libertà e di civiltà, di moderna concezione dei diritti umani. Lo faranno con missili e droni ed il sangue ebreo non troverà manifestanti e protestatari, pacifisti imbelli e disarmati ma ideologicamente partigiani. La Storia è il luogo delle necessità che i popoli ritengono irrinunciabili, vere o presunte che esse siano. Non bastano le preghiere né l’ipocrisia politica Occorrono uomini di coraggio e combattenti, ma, per dirla con il Matastasio: “Come l’Araba Fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
*già parlamentare