Apodittico

a-po-dìt-ti-co

SIGNIFICATO Dimostrato; evidente, necessario; perentorio; dogmatico, che non ammette critiche

ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino tardo apodicticus, prestito dal greco apodeiktikós, derivato dal verbo apodéiknymi ‘io dimostro, mostro con argomenti, provo’.

  • «Date queste premesse, la conclusione è apodittica.»

Parola  e soprattutto difficile, si direbbe. E in effetti è così, perché anche se si muove su significati accessibili, è necessario capire che sfumatura ha e come si comporta — ma mettiamo le mani avanti: è una parola difficile per chiunque, tant’è che i suoi significati si smagliano serenamente.
Ad ogni modo, in cima alla salita c’è il premio di una parola del lessico filosofico che riesce a darci un colore speciale per significare una conclusione evidente e necessaria — una risorsa particolarmente potente.

L’etimologia ci lancia già in mezzo alla questione: il greco apodeiktikós deriva dal verbo apodéiknymi, che significa ‘io dimostro, mostro con argomenti, provo’ —  ‘mostro separatamente’. Quella apodittica non è un’evidenza che non richiede dimostrazioni; al contrario, si ammanta di rigore metodologico e si presenta addirittura come una necessità logica. L’apodittico è evidente in quanto dimostrato.

Posso parlare della conclusione apodittica a cui giunge la sentenza dopo una  analisi ; posso parlare di come la valutazione della soluzione migliore non sia stata guidata da sentimento o retorica, ma sia apodittica; posso parlare della certezza apodittica con cui la zia conosce le ultime carte in mano agli avversari a briscola. Sentiamo bene quanto l’apodittico abbia a che spartire col necessario.

Ma insomma, le affermazioni apodittiche hanno più di un che di netto, di tranchant: se parliamo di una necessità logica c’è poco da sfumare e molto da tagliare. Il che fa annusare un atteggiamento mentale retrostante che sa di perentorio, . Anche lontano da dimostrazioni e sillogismi, posso finire per avere un tono apodittico quando faccio la classifica degli ultimi migliori film, puoi usare parole apodittiche sull’accettabilità di un accordo, posso ricevere un rifiuto apodittico.

Questo taglio di ‘apodittico’, se prende un respiro maggiore e una tridimensionalità più tornita, scavalla nel dogmatico, nell’atteggiamento di chi non ammette critiche. Può essere apodittica la strategia stabilita dai vertici dell’impresa, apodittica l’adesione a un’, apodittica l’applicazione della ricetta della trisavola.

Sono diversi, incisivi e alti i frutti di questa necessità logica che ci presenta l’apodittico, in una dimensione che va dalla logica alla psicologia. All’inizio può parere problematico coglierli, ma sono realtà ben presenti, nella nostra vita. Anzi questa necessità logica, questa evidenza dimostrativa sa essere anche molto spiccia. Il verbo apodeiknýnai, ad esempio, origina anche l’apódeixis, che è la dimostrazione, la prova — che probabilmente conosciamo meglio adattata come… .

Floruit

flò-ru-it

SIGNIFICATO A corredo di date, indica quando una persona svolse in maniera più fulgida la sua attività, o quando un certo fenomeno ebbe massima espressione; acme, periodo di splendore

ETIMOLOGIA voce latina, propriamente terza persona singolare del perfetto indicativo di florère, ‘fiorire’, e quindi ‘fiorì’.

  • «Ha avuto il suo floruit almeno tre decenni fa.»

Spesso con le date, che sono riferimenti imprescindibili, ci s’incastra. Nessun  con accaduti puntuali che siano noti, ma se vogliamo collocare qualcosa che si protrae? Ad esempio un’esistenza? Come si fa?

Se dobbiamo collocare una persona nel passato, ci orizzontiamo con i riferimenti di nascita e di morte — che però hanno un sapore , anagrafico. È difficile togliersi di dosso la percezione che non sia quello l’intervallo più ficcante da comunicare, l’impressione che volevamo dire altro. Magari le date di nascita e morte sono anche incerte, specie se risaliamo molto indietro nel tempo. E ovviamente sono riferimenti che funzionano solo per le persone. Se vogliamo collocare roba collettiva, che perdura — usi, mode, , correnti — ci dobbiamo  sull’indicazione di anni o decenni, con sfocature rilevanti: ogni fenomeno ha la sua alba, il suo meriggio e il suo tramonto, e in un da-a, oppure in un lasso secco, non si riesce ad apprezzare una valutazione d’intensità.
«Ci sarà mai una risorsa aggraziata e ricercata che ci può aiutare?» si domanderanno le masse, disperate.

C’è, e scommetto che potete immaginare quale.

Alla lettera il termine latino floruit è voce del verbo florère, ‘fiorire’, ed è un perfetto indicativo, che possiamo tradurre con un passato remoto e quindi un ‘fiorì’. Questo ‘fiorì’ viene raccolto come indicazione cronologica.
È una  semplice e affascinante che non si  a cercare estremi estremi di un’esperienza, ma che mette a fuoco un indicativo periodo di fioritura, come il retro di un pacchetto di semi. Abbandona anagrafe e cronaca per stringere su una stagione fulgida di attività (è tanto brillante che l’arbitrarietà dell’individuazione passa in secondo piano).
Si presta ad almeno un paio di usi interessanti.

Può proprio intervenire come indicazione temporale approssimata (anche abbreviato come fl.). Classicamente, cito qualcuno che si sa quando operò, magari perché è citato in una , magari perché conosciamo un suo scritto, e in assenza di altri riferimenti posso  “floruit II secolo a.C.” o “fl. II secolo a.C.” per dire che nel II secolo avanti Cristo fece ciò che di più rilevante conosciamo; potrei anche dire che ‘fu attivo’ o addirittura ‘visse’, ma il floruit ha l’asciuttezza di una nota cronologica insieme a una grazia meno . Dire che qualcuno è vissuto in un certo periodo, che è stato attivo in un certo periodo, oppure che in quel periodo è fiorito ha un’altra portata di significato. Ma attenzione: è un riferimento molto gradevole anche quando altri riferimenti si avrebbero, e però si vuole prescindere dall’anagrafe, e concentrarsi su una stagione rilevante — ad esempio parlando d’arte, possiamo voler  il periodo di un’attività artistica che non corrisponde a quello della vita, e annotare, accanto al nome dell’artista, ‘fl.’ e un riferimento temporale.

 (ecco il secondo uso) ‘il floruit’ può anche essere direttamente il periodo di massima espressione di qualcuno o di qualcosa. Posso parlare di come i pantaloni a zampa di  ebbero il loro floruit fra anni ‘60 e anni ‘70, posso parlare del floruit del , del floruit di un poeta che ha scritto in un periodo molto circoscritto.

Sono significati trasparenti e immediati, se lo teniamo in mente come ‘fiorì’: e d’altro canto sono significati alti, paludati — ponderazioni di cronologie e di acmi — tipici dei latinismi . Tipicità dal sapore ancora più forte, se teniamo conto della rarità del floruit.